Archivio mensile:agosto 2017

Il Paese del Bengodi

Ed anche per quest’anno l’estate sta quasi volgendo al termine (ahahahahaha seeee vi piacerebbe. September is coming!) e possiamo definitivamente dire che è stata caratterizzata, oltre che dal solito caldo, dai continui e costanti messaggi sui vari gruppi di gente che vuole venire a vivere a Dubai e che immancabilmente si sono visti inondati di messaggi che consigliavano/sconsigliavano di venire.

Addirittura, durante le mie ferie mi sono ritrovata in una situazione surreale: un’amica mi ha chiesto di chiamare il figlio di una conoscete per convincerlo a non partire per Dubai per le vacanze di Capodanno perché l’agenzia gli aveva chiesto 10,000 € a persona e sarebbe stata la madre del suddetto figlio a dover pagare.

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Sono dell’idea che due scappellotti da bambini (si perché mammine care contro la violenza, ogni tanto due sculacciate non fanno male. Le abbiamo prese tutti e nessuno ha chiamato il telefono azzurro) sarebbero stati un’ottima soluzione. Ma purtroppo è tardi visto che al mio “Guarda che quella è alta stagione e forse ti conviene andare in un altro momento se proprio ci tieni” mi ha risposto che “A Dubai ci vado a Capodanno sennò non ha senso”.

mmmmm certo.

Questa risposta è assolutamente in linea però con le continue richieste di aiuto per venire a lavorare qui di persone anche appena maggiorenni che si dichiarano amanti da sempre di questo posto. Se inizialmente questi post rappresentavano forse una specie di rarità, ad oggi si contano almeno un paio di richieste al giorno con conseguente trafila di risposte che sono palesemente sempre le stesse: se non sai fare nulla, non parli inglese, non hai una professione specifica, non venire qua che poi ci tocca pure aiutarti a tornare a casa (perché non scordiamoci che qualche anno fa, un certo ristoratore, in assoluta buona fede, ha proposto una colletta per un connazionale in difficoltà che poi ha preteso i soldi che erano stati raccolti, anche se non ne aveva avuto più bisogno).

Quello che emerge dalle varie risposte è che ormai siamo tutti ricchi e che per meno di 30,000 AED (smettetela di fare le conversioni in euro se volete venire) non ci alziamo neanche dal letto, dimenticando spesso di come abbiamo tutti iniziato con 5,000 AED al mese e un buco di monolocale a Sharjah. Ma questo non vuole assolutamente dire che sia giusto accettare stipendi da fame solo per venire qui e dire di lavorare a Dubai (visto che ormai è questa la tendenza), quando ci sarebbero assolutamente altri posti che potrebbero aiutarci a crescere professionalmente in modo molto più costruttivo (se dite “Che ci stai a fare là allora se non ti piace?” sappi che un pugno meccanico uscirà dallo schermo per picchiarti).

Ma allora qual è il giusto stipendio? In realtà dipende molto dalle qualifiche universitarie e lavorative, determinate quindi dagli anni di esperienza nel settore in cui si cerca lavoro (perché sebbene sappiate fare tutto purtroppo dovete avere una qualifica specifica in qualcosa), tenendo presente che il mercato sta subendo una leggera contrazione con una riduzione dei salari negli ultimi 5 anni, dovuta anche alla forte concorrenza dei lavoratori dei paesi dell’est del mondo e di tutti quelli che sono venuti qui “accontentandosi” di salari da fame solo per fare l’esperienza di vita a Dubai.

Ma quindi qual è lo stipendio che permetterebbe di vivere in modo dignitoso? Beh, secondo alcuni con 22,000 AED al mese e prendendo una casa e tutto ci stai strettino e non metti nulla da parte anche se sei solo e senza figli da mantenere.

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Valutando la mia esperienza qui, dopo 5 anni, posso dire che per una persona sola (quindi senza figli da mantenere e non convivendo con nessuno), con uno stile di vita “normale”, con uno stipendio di 15,000 AED al mese vivrà tranquillamente, riuscendo a pagare uno studio da solo (perché ricordate sempre lo sharing o la convivenza tra persone non sposate è illegale) anche in zone considerate “in” (se si decide di vivere in periferia tante volte il risparmio sulla casa dovrà essere investito nel pagamento dell’affitto di una macchina), bollette ed uscite varie.

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Screen preso da uno dei commenti sotto uno dei vari post.

Purtroppo, quelli che hanno cercato di spiegare che non sempre è necessario guadagnare cifre astronomiche, sono stati criticati perchè “si vantavano di vivere con poco“. Mah, allo stesso tempo mi viene da chiedermi se quelli che sparano queste super cifre in realtà non abbiano bisogno di dover dimostrare che sono arrivati.

Ricordate anche che per venire qui sarà necessario avere un budget di partenza che vi permetterà di stare in albergo finché non avrete la possibilità di affitare una casa (non tutti i datori di lavoro copriranno tale spesa, sappiatelo) e poi per coprirne l’affitto, che potrebbe tranquillamente essere in un solo assegno per tutto l’anno.

Allo stesso tempo, sempre più spesso, quando si cerca di suggerire che forse questo non è il posto giusto dove fare il carpentiere, le persone non residenti qui hanno visto in questo un senso di frustrazione da parte nostra e quasi di timore che possano in qualche modo portarci via il lavoro. Credo più, e lo voglio sperare, che tanti consigli siano dovuti alle esperienze avute in questo paese dove non tutti ce l’hanno fatta a rimanere e dove spesso abbiamo letto richieste di aiuto per coprire gli overstay dei nostri connazionali arrivati qui senza un minimo di cognizione di logica.

Aggiungerei anche che qualche volta, sono gli stessi connazionali italiani ad approfittarsi di quelli in cerca di lavoro, proponendo stipendi ridicoli e poi facendo i leoni da tastiera portatori di luce e democrazia. Ricordatevi sempre che Dubai è come un paesello e che la gente parla e sparla perché non c’ha nulla da fare.

Dubai è un bel posto dove vivere e nessuno lo nega (tranne durante l’estate e no, voi non sopportate bene il caldo perché in estate ci sono dei giorni in cui l’unica cosa intelligente da fare è stare a casa), ma lo è solo quando hai un lavoro che ti permette di avere una vita dignitosa perché è vero che i soldi non fanno la felicità, ma sono un problema di meno a cui pensare.

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