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Gente che va…amici che restano…

Cara A.,

ormai le lettere non si scrivono più e questa ti sembrerà più strana che mai.

Ieri finalmente ti ho rivelato il motivo di tanto nervosismo nell’ultimo periodo: non si trattava di problemi famigliari, o di pensieri riguardo il mio lavoro (o forse un po’ si), si trattatava semplicemente di accettare che la fine di questa esperienza è arrivata anche per me. E forse parlarne con te lo ha reso così vero che non ormai non si può più tornare indietro.

L’offerta di lavoro che mi hanno fatto per trasferirmi in America è un’offerta, come ti ho detto, irrinunciabile. Eppure io ho dovuto pensarci a lungo prima di decidere che era il momento di andare avanti.

Quando sono arrivata 4 anni fa ero spaventata, sola e piena di speranze.

Il primo periodo è stato forse uno dei più difficili della mia vita, ma non perché fosse la prima volta sola lontana da casa, ma perché era la prima volta sola lontana da casa e senza totalmente un’amica o un amico che egoisticamente mi dicesse “Vedrai che ce la fai. Ci siamo passati tutti”. Vero che c’erano i miei amici in Italia ma come sai loro speravano che tornassi.

Ci sono stati così tanti motivi per gettare la spugna che mi chiedo spesso perché io non l’abbia fatto.  Dopo tutto una casa ed una famiglia che mi aspettavano c’era, e in qualche modo un lavoro l’avrei trovato anche a casa o in qualsiasi altra parte del mondo.

Ma poi qualcosa è cambiato. Forse al lavoro è stato più semplice, forse ho cominciato a stare bene con me stessa ma soprattutto ho cominciato a conoscere persone.

Come sai all’inizio avevo l’impressione che nessuno di loro andasse bene, ma poi ho capito che qualcosa era cambiato. Volevo di più dalle amicizie.

E stranamente sei arrivata tu e subito dopo gli altri.

Con te finalmente ho cominciato a vedere il rosa delle sfumature dei velocissimi tramonti di Dubai.
Con te ho scoperto che il vodka-cola nel bicchiere di plastica colorato a casa sul divano era più fashion di quello del White.
Con te sono crollata addormentata sul tuo divano dopo aver pianto per ore per una delusione d’amore.
Con te ho perso la macchina nel parcheggio del Dubai Mall e sempre con te ho fatto il giro sulla mini car per ritrovarla.
Con te ho fatto la scema in limousine.
Con te ho superato le difficoltà e con te ho imparato a non volermi accontentare.

Potrei continuare all’infinito perché 4 anni sono pieni di esperienze, esperienze che sono state messe sul piatto della bilancia prima di accettare la proposta irrinunciabile. Non so neanche perché non ti ho detto che mi avevano contattata…o forse si.

Mi avresti detto subito che se rinunciavo mi avresti preso a sberle. Suppongo che in fondo tu mi voglia bene, anche se ora so che lo starai negando.

Ieri, once again, sei stata “la mia persona“. Ti ho detto mille volte che anche se ci saranno mille mila chilometri di distanza, io ci sarò sempre. E so che può sembrare la solita promessa che si fa in queste circostanze, quando la tristezza e la malinconia di qualcosa che non sarà più sono calde, ma voglio veramente che nulla cambi per quanto possibile. So di averlo detto anche altre volte, ma questa volta ho l’impressione di non aver condiviso con te solo 4 anni della mia vita, ma di averti sempre conosciuta.

Te l’ho detto milioni di volte, non so se è Dubai, ma qui tutto è così veloce, soprattutto i sentimenti.

Mi sono ripromessa non so quante volte di fare quello o quell’altra cosa, o di visitare quello posto invece di un altro perché pensavo di avere ancora tempo. Mi sono ripetuta non so quante volte “Va beh, ormai fa caldo, al Ferrari World ci andrò l’anno prossimo” oppure “Neanche quest’anno siamo stati a Fujeirah, magari ci andiamo tra qualche mese”. Eppure il tempo dei rimandi è finito ed in questo mese vorrei fare così tante cose ma purtroppo il tempo a mia disposizione è finito.

Ora ci sarà la fase in cui devo disassemblare la mia vita per come la conosco qui, pezzo per pezzo. So che oggi avrei dovuto contattare le società di International Movers e chiedere qualche preventivo, ma non ce l’ho fatta. L’ultima volta c’era mio padre ad impacchettare per me le cose, ma questa volta devo trovare la forza.

So che sembra che io non sia contenta, ma chiamarli darà il via al primo pezzo del domino ed è come se sarà tutto vero. Mi chiedo come sia stato per tutte quelle di noi che l’hanno dovuto fare con i figli e con una famiglia. Mi chiedo quanto sia stato grosso il loro dubbio “Starò facendo la cosa giusta?”. Io me lo chiedo ogni momento e non ho neanche iniziato.

Voglio ringraziarti ancora e questo non è un addio, ma un arrivederci in qualche altra parte del mondo, perché il bello di noi expat è che alla fine non abbiamo una sola casa ed una sola famiglia, ma il mondo e voi siete le nostre famiglie.”

La vita di un expat è anche questo. Cambiamenti rapidi e Dubai non fa sconti a nessuno. Purtroppo Giugno è un mese dal sapore dolce amaro: non si porta via solo la primavera ma anche tanti amici che hanno condiviso con te questa esperienza.

Non ho scritto e non ho ricevuto questa lettera, ma in essa sono racchiuse tutte le parole e i dubbi delle persone care che in questi giorni stanno lasciando Dubai.

Dovremmo forse smettere di viverci questa esperienza con serenità? Assolutamente No, perché dopotutto la vita di un expat è anche questo.

Buon Viaggio!

 

 

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Tour “de force” da vacanze…

Se una volta era “Epifania che tutte le feste porta via“, a Dubai l’Epifania porta via tutti i parenti ed amici che per il periodo delle feste natalizie hanno trovato il tempo per venirci a trovare (invadere casa).

Sebbene avere la propria famiglia ed i propri amici qui, sia una delle cose che mi piace di più, penso sempre che il detto “L’ospite è come il pesce…dopo tre giorni puzza“, non sia così lontano dalla realtà, soprattutto se ormai sei abituata a certi ritmi e a certe libertà.

Da quando sono a Dubai è stato necessario attrezzarmi con una dettagliata agenda per le “prenotazioni“(modello vecchio alberghetto di campagna) per evitare l’overbooking e/o la sovrapposizione durante i periodi “caldi“, alias feste di Natale e Capodanno e settimana di Pasqua, per vederlo fare la muffa durante la “bassa” stagione (giusto un’amica mi ha detto “Oh ci sono dei voli ad un cavolo per venire da te ad Agosto. Che faccio vengo?”. Ancora rido!). Per i parenti imbarazzanti e per gli amici di amici che neanche conosco, diciamo che l’agenda è spesso al completo, perché siamo sinceri, non tutti quelli che vengono a “trovarvi” vi fa veramente piacere vederli!

La parte che preferisco è la programmazione: cosa vorranno vedere? Dove potremmo andare a cena? Magari possono andare o possiamo andare là oppure c’è qualche désert Camp che possiamo fare. Avere ospiti, alla fine, ti permette di avere la scusa, qualche volta, di provare alcune attività che fino a quel momento erano rimaste semplicemente on hold per mancanza di tempo o dei giusti accompagnatori.

In questa fase ovviamente si sprecheranno le domande su Cosa metto in valigia? Posso usare il costume? Ma devo comprare un burqa? eh niente…non ce la possono fare. Capiscono che non vivi in un posto così tremendo quando quando gli fai la lista della spesa di quello che vuoi, lista che minimo comprenderà un paio di bottiglie di vino e un certo quantitativo di maiale. Vuoi fare le vacanze a Dubai? Ecco il pagamento che spetta ai poveri avventori!

Allo stesso tempo la programmazione ti ricorda che sicuramente ti toccherà almeno una cena per vedere le fontane in Downtown (l’ultima volta mi sono seduta al tavolo e ho mandato i miei accompagnatori a vedersi le fontane in terrazza. Direi che penso di averle viste con tutte le musiche available nel loro pacchetto), con annesso acquario (se vi viene a trovare qualche amico “speciale” – capisci a me – andate a fare l’aperitivo da Ossiano direttamente al bancone – ricordate il film Johnny Stecchino e le banane? Bene, in questo caso non toccate vino ed annessi, se non volete avere un colpo al momento del conto), e giro sul Burj Khalifa (se vi dice bene, comprate i biglietti prima e mandate i visitatori da soli).

Se siete amanti del mare (ed anche no) minimo vi toccherà un giro a JBR o a Kite Beach, quelli meno fortunati ci passeranno la giornata a poltrire al sole (io uso la scusa dell’ufficio. Peccato non poter prendere le ferie!!); per il periodo degli amici, magari amanti del brivido, il giro ad Inflight è d’obbligo (mai che avessi amici che per ringraziarmi vogliono regalarmi un altro lancio con il paracadute!).

Tra la lista di cose da fare però sappiamo tutti che un giro al Souk delle Spezie/Oro/Pashmine/vendoanchetuasoceraseserve non ce lo leva nessuno: ci siamo andati talmente tante volte, che alla fine abbiamo il nostro negozietto di fiducia, dove ormai la contrattazione è puramente formale. Perfino al Karama c’hai l’amichetto che quando ti vede si mette le mani nei capelli perché sa che non andrai via senza la borsa al prezzo che vuoi tu. Per non parlare del Souk Medinat che di souk ha veramente poco, ma giustamente non puoi esimerti da un giretto per fare la classica foto di rito con il Burj Al Arab (consiglio di andare al tramonto per una migliore esposizione).

Per non parlare della Moschea di Abu Dhabi: le ragazze che danno le abaja ti salutano e cominciano a chiedersi se per vivere fai la guida turistica. Se ci siete andati con qualche amico o parente maschio ricordatevi che nelle foto lui sembrerà un photobomb o uno finito nella vostra foto per caso, vista la distanza che bisogna mantenere (ho fatto una foto con mio padre e lui in realtà sembra stia facendo la foto con quelli di fianco a noi). E visto che siamo qua, che non te lo fai un giro sulla Corniche? E perché no, magari anche uno a Yas Island visto che non ci sei mai stata.

Se invece i tuoi ospiti si fermano più della canonica settimana, che non lo fai un weekend a Musandan a vedere i delfini? Ora che ci penso è un po’ che non vado, chissà se al prossimo giro si ricorderanno di me.

Ovviamente sebbene ci siano cose che si ripetono nel tempo, posti visitati innumerevoli volte, foto all’apparenza tutte uguali, ogni volta sappiamo che sarà diverso grazie proprio alle persone che ti stanno invadendo casa. Sebbene ogni volta che arriva un ospite ti ripeti che il prossimo lo manderai in albergo, ogni volta, anche nella settimana più stancante, al momento degli addii ti renderai conto di quanto tua sia felice che la tua vita nel prima possa vivere con te, anche se per un breve periodo, il tuo ora.

Perché ci sono vacanze e vacanze…

Ed anche Dicembre è finalmente arrivato. Una volta mi sarebbe venuta l’ansia del Natale (in realtà l’ansia era per i parenti), della sessione d’esami (quanta ansia, quanta ansia) ma soprattutto mi sarebbe venuta l’ansia del freddo!!! Quel freddo che ti entra nelle ossa, che ti fa tremare dentro e che ti fa desiderare di non abbandonare mail il piumino la mattina (confesso di aver passato mesi a “studiare” nel letto durante la sessione invernale in tenuta antistupro)
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Ed invece no!! Dicembre a Dubai significa che è cominciata decisamente la bella stagione, ovvero quella sorta di periodo chiamato convenzionalmente “inverno”, che però ha il sapore ed i profumi della nostra primavera.

Quindi finalmente abbiamo detto basta al caldo infernale ed alla conseguente impossibilità di vivere più lontano di due metri dall’aria condizionata (ovviamente non parlo di quella dei Mall o degli uffici perennemente tarata a 18°, neanche fossimo tutti pinguini. Capisco che il freddo mantiene giovani ma così moriamo lattanti tra qualche anno).

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Purtroppo questo non ha messo fine agli arbre magique gusto frutti tropicali, a copertura di certe di odori, che possiamo trovare in alcuni ambienti chiusi. Ma anche questa è diventata una caratteristica locale. Non piacevolissima. Ma è comunque qualcosa di tipico.

Abbiamo detto basta alla costante umidità che ti dava la sensazione di nuotare invece di camminare e che sfidava in modalità difficile noi povere ragazze a riuscire a mantenere la piega perfetta (se poi non hai neanche il filtro dell’acqua a casa o non fai il trattamento alla Keratina allora direi che la battaglia era persa in partenza).

Stop alla sensazione di bruciore sulla pelle che se per errore c’era una porzione di pelle esposta al sole, quella procedeva all’autocombustione immediata piuttosto che patire il calore. Qualche volta questo paese ci ha anche regalato in estate l’effetto phon (da leggersi asciugacapelli): ok, fa caldo, ok si suda, ok è umido. Ma la cosa veramente straziante di questo paese è il vento caldo che soffia quando finisce l’umidità!! Non so se sia peggio la tormenta di sabbia, che se ti sei dimenticata la finestra aperta, quando torni a casa ti dai alle costruzioni:

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oppure la sensazione di aria calda tipo forno appena aperto che ti stordisce anche un vagamente appena esci da un palazzo (sotto zero ovviamente).

Ma finalmente tutto questo è finito e possiamo dire di aver celebrato l’inizio della bella stagione con ben quattro giorni off, quantitativo di giorni a casa decisamente sopra la media e fortunatamente, caso più unico che raro questi giorni non dipendevano né dalla posizione né dalla grandezza della luna e quindi erano feste sicure!!
Normalmente quando ci viene annunciata una festività religiosa non sappiamo mai se prenotare una vacanza fuori o rimanere a Dubai dal momento che tutto dipende sempre dalla luna. Ma questa volta ad essere celebrata era una festa laica: il 44° anniversario della fondazione degli Emirati Arabi, a cui recentemente è stata aggiunta la festa dei Martiri per ricordare le vittime della guerra in Yemen.

Oltre alla certezza della pena durata di questo periodo di festa, c’era anche la certezza di un’altra cosa. NIENTE DRY NIGHT! Magari è un pensiero superficiale ma se spendeste 10 minuti di tempo a guardare vecchi post nei vari gruppi su Facebook sapreste che sapere o meno se è dry night è una delle domande più frequenti prima dell’inizio di una festa religiosa.

La dry night è indicata come il periodo che va dal tramonto del giorno prima dell’inizio della festività al tramonto del giorno dopo in cui non vengono serviti alcolici in tutto il territorio (Sharjah è dry tutto l’anno, per loro non fa differenza) e non è trasmessa musica nei locali, cosa da considerarsi rispettosa dal momento che non è che comincia la Sagra del Carciofo o quella della Porchetta di Ariccia. Ma no! Domanda fissa: Domani è dry night? Vi prego ditemi di no!! A cui segue il totoscommessa: si è dry, no non è dry. Fortunatamente questa volta la ricerca di informazioni al riguardo è durata meno del solito: si alla festa laica, no alla dry night!

Come detto prima, finalmente abbiamo avuto modo di decidere che cosa fare di questi giorni a casa (scommetto che quelli che sono rimasti a Dubai avevano tantissimi programmi, ma l’unica cosa che hanno portato a termine è stato il loro costante procrastinare. Bravi, è così che si fa!) e tutti, ma proprio tutti, ci hanno reso partecipi della loro posizione. In alcuni casi ho percepito la cosa come “non aprite quella porta” ovvero meno male che sei partito e mi stai dicendo che là non devo venire.

Se state pensando al concetto di vacanza italiano degli anni ’60 (allegra famigliola con la borsa frigo e dentro il cenone di capodanno) vi sbagliate. Certo, qualcuno che viene in spiaggia attrezzato neanche dovesse andare a fare un escursione in Nepal c’è, ma normalmente le opzioni sono o andare nell’albergo con la spiaggia attrezzata dove gli animi sensibili di alcuni non rischiano di essere “offesi” dal volgo che li circonda, oppure andare nelle spiagge pubbliche che in alcuni casi, come ad esempio Kite Beach, offrono la possibilità di affittare ombrelloni e lettini ad un prezzo decisamente onesto, almeno per gli standard delle città dove normalmente passo le vacanze estive.

E quindi abbiamo avuto le amiche Jumeirah Jane (quelle vere ovviamente) nei loro splendidi costumi scintillanti, avvolte in sfavillanti (ovviamente di marca) kaftani e protette dal sole sotto i grandi cappelli a falda larga, che sono andate a passare le feste in qualche splendido Resort, dotati di tutti i servizi (ho recentemente scoperto che oltre a trovare nei Mall il servizio portaborse – quando il tipo si è avvicinato per prendermi le buste dello shopping ho pensato che le volesse rubare!!! – in questi posti ci sono anche gli addetti alla pulizia ed asciugatura degli occhiali mentre sei in piscina!!)

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Le nostre amate Jumeirah Jane sono altrettanto ovviamente tornate a casa sfoggiando una splendida abbronzatura che Carlo Conti si sogna, mentre tu, sei stata fortunata, non verrai messa nella vasca delle aragoste al prossimo Brunch.

Non c’è competizione….

Anche le Fake Jumeirah Jane sono state in vacanza: per non essere da meno, di certo il campeggio in Oman o in qualche location negli Emirati non è stata la loro scelta. Hanno optato per Resort “di nicchia” presi su Groupon: tra Liwa di Groupon e l’Anantara di Liwa c’è una bella grossa differenza! E’ un po’ come quando sei giovane e tutti hanno la maglietta dell’Onyx e tu hai quella della Fornarina. Bella per carità, di marca pure. Ma non è Onyx.
Altre ancora hanno preferito giocarsi la carta del “Quest’anno abbiamo deciso di rimare a casa e fare un BBQ con tutti i nostri amici. Sai troppa confusione ed i bambini poi tornano nervosi“, con i piccoli figli di Satana che vi guardano con quell’aria così innocente ed il tuo pensiero va agli altri ospiti del Resort che se la sono scampata questa volta. Poi il pensiero va a quelli che poverini li incontreranno in spiaggia/piscina.
Eh niente, non possiamo essere tutti fortunati…

E poi ci sono quelli che sono rimasti a Dubai e di questo genere ce ne sono di due categorie: noi e loro.
Loro sono i turisti. Quelli che si fermeranno solo una settimana. Quelli che ti mettono l’ansia perché mentre tu cerchi di trovare la posizione comoda per dormire sul lettino, li vedi che fanno foto e video delle Frecce Tricolore/Quadricolore (non so mai come chiamarle visto che qui la bandiera ha 4 colori)

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che impazziscono per i palloni aerostatici che hanno invaso letteralmente Dubai per 3 giorni (ho visto su Facebook che giravano anche questa mattina)

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Insomma quelli che devo fare fare ed ancora fare. Sono anche quelli che tutte le sere li trovi a fare festa nei locali all’aperto, che finalmente si ripopolano di gente che non esce da lì in versione cane bagnato ed insabbiato. Meno male che è Dicembre!!

E poi ci siamo noi. Quelli rimasti a Dubai perché l’unica cosa che volevano fare era rimanere a casa e non fare nulla. Quelli che si sono goduti la città e tutte le sue attività: evitando di citare le Frecce ed i Palloni che direi che hanno visto tutti, Dubai ci ha regalato fuochi d’artificio, parate “storiche” ed eventi realizzati appositamente per questi giorni di festa.
Quelli che sono stati con gli amici di sempre al mare, al brunch, in piscina, con la famiglia. Quelli che piuttosto che pensare a come apparire sui social hanno preferito farsi venire le piaghe da decubito facendo la staffetta tra il divano ed il letto.
Quelli che si sono dedicati all’arte ed alla scoperta della città, quelli che hanno visitato Deira ed il Souq dell’oro e delle spezie, e quelli che hanno preferito la Moschea di Abu Dhabi.
Quelli che, seguendo la cara e vecchia tradizione italiana, hanno organizzato pranzi con gli amici in perfetto stile braciolata (qualcuno dice che sia ben differente dal BBQ. Quando capirò la differenza la condividerò con te).

In pratica, tutti quanti, per la prima volta (forse) abbiamo fatto quello che segretamente pensano che facciamo tutti i nostri amici: NULLA!

Tipi da…Ladies Night!

A Dubai, le cosiddette “attività ricreative” non mancano di certo.
Shopping nei più grandi centri commerciali (non per nulla abbiamo il più grande centro commerciale al mondo…perché a noi piccolo non piace), andare allo ski-dome quando si sente la manca del freddo vero oppure provare l’ebbrezza di fare snow nel deserto, prendere una barca per potersi rilassare su Lebanon Island, nel bel mezzo de The World, o lanciarsi con un paracadute sopra The Palm.

Quando si è stanchi di tutte queste attività sportive (lo shopping è considerato sport, fatevene una ragione voi uomini, che vi ci voglio vedere a portare le buste con una mano, mentre con l’altra ravanate alla ricerca della vostra taglia al reparto offerte!) potrete decidere di godervi una spettacolare vista notturna di Dubai prendendo un drink al 123° piano del Burj Khalifa (Cos’è? Ma ovvio. Il grattacielo più alto al mondo!! Amiamo questi semplici primati) oppure potremo rilassarci a tempo di musica ammirando le suggestive fontane.

Potrei continuare per ore a raccontare di tutte le mirabolanti attività che una città come Dubai può offrire, dimenticandone sicuramente qualcuna, ma quella che mi affascina di più è sicuramente la Ladies Night.

Lasciatemi fare una breve introduzione (momento culturale mood ON).

A detta di molti, dal momento che Dubai si trova in un paese musulmano, noi donne siamo trattate come delle inutili e stupide schiave, non ci è permesso parlare e soprattutto siamo costrette a portare il burqa, abbigliamento per lo più usato nelle aree dell’Afghanistan (se non sapete dov’è l’Afghanistan consiglio una cartina o magari il vecchio atlante che prende polvere sullo scaffale. Sì, sì, va bene anche l’atlante che ha ancora la Germania divisa), o se non altro ad andare vestite con lunghi gonnelloni neri e magliette a maniche lunghe. Già….
Altra credenza, considerata come legge è che a Dubai non sia possibile bere alcool (ed ovviamente secondo molti neanche il maiale) e che quindi qui stiamo facendo una specie di rehab forzata, provando l’ebbrezza di essere sobrie. Già…

Questa visione della donna nel mondo arabo è forse più vicina a quella  in Arabia Sudita, dove magari la situazione e la considerazione della donna non è così elevata (amici mi dicono che ha più diritto una capra a sedersi davanti in macchina, rispetto ad una donna. Evidentemente questa norma è stata istituita da un uomo dopo che la sua donna l’ha implorato di chiedere indicazioni perché si erano persi. Almeno ora la capra non lo stresserà)  e le donne per legge devono indossare l’abaya (ma comunque non portano il burqa), a volte anche integrale, o al Qatar, che si trova in una fase di progressiva occidentalizzazione (non menziono il Bahrain  visto che tutti sanno che è considerato come “un ponte distensivo sull’Arabia Saudita“) e quindi stanno ancora in una fase dubbiosa (alcool ce n’è. Confermo).

E come si fa a sfatare questo mito? A spiegare ai vostri amici che vi scrivono dalla piovosa e fredda Italia (cioè, non sto certo rimarcando che qui a metà Novembre fa ancora 30° quando è una giornata fresca…) che non vi hanno mandato in un carcere di massima sicurezza e che no, non patisco la tortura? Semplice. La parola vincente sarà Ladies Night.

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Quasi ogni sera della settimana, in varie zone della città, solo perchè siamo  donne, (quelle che sempre secondo la credenza popolare stanno a casa), o possiamo dimostrare di esserlo, ci concedono l’onore ed il privilegio di bere alcolici (avete letto bene…alcolici! E non roba annacquata ma al 80% roba seria) senza pagare! E spesso il tutto accompagnato da un interessante sconto anche sul cibo.

Scioccati? Ebbene sì, è tutto vero.

Anche in questo caso, destreggiarsi tra le varie serate proposte non è facile, ma a questo si può porre rimedio consultando i vari siti online (Ladies Night Dubai oppure Ladies Night) oppure il giornale TimeOut, che risultano sempre sufficientemente aggiornati, ed usando un bel foglio Excel per creare un database che possa aiutarvi nella scelta (ognuno ha i disturbi che si merita!)
Consiglio spassionato, se state per organizzare una serata con molte amiche, chiamate per confermare sempre quello che offre il locale scelto (o comunque consultate il loro sito) perché potreste trovarvi nella sconveniente situazione di dover dire al Manager che “loro” hanno fatto casino e che “loro” devono trovare una soluzione. (Lo so, siamo delle bestie!).

Le varie serate offrono selezioni di vini (quasi sempre decenti o comunque lo scoprirete solo la mattina dopo che era meglio bere l’aceto), cocktails (puntate al vino, nei cocktail la quantità di alcool è pari a quella che mi dava nonna quando mi faceva il latte con il brandy per farmi passare il mal di gola. O forse nonna me ne dava di più?) ed alcuni, per le più viziose, offrono anche del discreto Prosecco (non lo dite alle venete che l’ho detto).

Ovviamente non tutti i locali offrono unlimited alcool (quelli sono i miei posti preferiti…chissà come mai) ma offrono dai 2 ai 4 tickets (il Tribeca ti dà le carte da gioco, che quasi quasi ti dispiace usarle per bere. Ma poi ci ripensi e dici che un mazzo di carte te lo puoi sempre far portare), anche in funzione se ci si ferma solo a bere una cosa oppure si consuma anche. In alcuni casi l’offerta può prevedere uno sconto sul prezzo oppure la possibilità del 2×1 (come dice una simpatica canzone “Chi si accontenta gode“…).

Per quanto riguarda il cibo ce n’è per tutti i gusti: spagnolo nel locale Casa de Tapas, messicano da O’Cacti, pesce da Crab Tavern o brasiliano dal suo dirimpettaio Spirito, passando per i locali che propongono oriental fusion come Karma KafèAsia Asia o il China Grill. C’è veramente l’imbarazzo della scelta e molti di questi propongono sconti dal 25% al 50% sui main oppure su una lista selezionata di piatti. Meno male che siamo sempre tutte a dieta…

Anche durante le Ladies Night, prevalentemente durante quelle del martedì (giorno più florido e che offre più scelta), e quelle del mercoledì (anche qui è un po’ come la storia del late brunch), la fauna, sia maschile sia femminile, è variegata.

I poveri uomini non hanno la nostra stessa fortuna (credo di aver letto in giro di qualche gentlemen night, ma non sembrano essere così “convenienti” come le loro dirette concorrenti) e quindi partecipano alle ladies night come accompagnatori o come cacciatori alla ricerca di una preda.

Nel primo caso, ovvero quando sono accompagnatori, sta nella bontà e nella magnanimità dell’accompagnatrice passargli sottobanco un bicchiere senza farsi notare dal cameriere/poliziotto (in caso siate seduti al tavolo, fategli ordinare un bicchiere di vino che poi terrà gelosamente pieno per tutta la serata. Tanto non è che la cameriera/e può controllare l’avanzamento del bicchiere!) e cercare di fargli applicare il suddetto sconto anche alla cena del gentil donzello (in caso risulti troppo complicato, fategli ordinare la cosa meno cara. Normalmente non se ne accorgono che oltre ad un brodino si è mangiato anche una capra imporchettata). Il vostro accompagnatore vi renderà omaggio e vi guarderà come se foste una dea greca scesa lì per lui. O comunque potrete sempre riscuotere un favore in futuro, che può sempre servire.

Nel secondo caso, gli uomini cacciatori sono per la maggiore fighetti impomatati o, come si dice dalle mie parti (morti…ok non si può dire ma avete capito), alla spasmodica ricerca di qualcuna da portarsi a casa senza rendersi conto, che durante queste serate, sì hanno elevatissime probabilità di portarsi qualcuna a casa (vedi il Barasti…ah no, scusate. Al Barasti è sempre così ovvero, come dice una mia amica, “Se non rimorchi lì non è perchè sei cessa, ma perché non sei interessata“), ma non saranno certo a decidere, ma saranno le ladies in sala a decidere se ne vale la pena a meno. Come sempre dirà qualcuno. Su questo ho qualche dubbio.

Ma che donne frequentano queso tipo di serate? Partiamo di nuovo con la nostra lista di tipologie:

  • L’alcolizzata: ma secondo voi poteva mancare? Cioè, parliamo di alcool gratis e secondo voi, la nostra T-Rex barcollante su tacchi vertiginosi poteva mancare? Assolutamente no. Anzi, in questo ambient si orna di abiti succinti che al primo capitombolo ci deliziano della visione di tutte le sue grazie.
    Normalmente è solita frequentare le ladies night with unlimited alcohol: giustamente perché accontentarsi di un paio di drinks quando posso bere tutta la notte? Ed anche lei ha ragione, dopotutto.
  • La Vamp: sono quelle che frequentano solo i locali alla moda e che magari facciano mini stuzzichini con le calorie calibrate (che sennò ingrassano) e che bevono il loro drink con il dito alzato (neanche fosse un thé), scrutando costantemente la sala e le altre donne. Sulla loro faccia potrete leggere a caratteri cubitali le seguenti frasi “Ma come si è vestita quella? Ma pensa di essere allo zoo/mercato/centro sociale” perché per loro essere alla moda è una necessità non un mero suppelletto.
  • La “scostumata“: parente dell’alcolizzata e diametralmente opposta alla Vamp, la scostumata è facilmente riconoscibile per i suoi abiti profondamente hot e che lasceranno veramente poco all’immaginazione (sempre perché qui a Dubai siamo costrette a coprirci). Sono le predatrici della situazione: non le troverai mai in locali dove nella ladies night è previsto anche del cibo al tavolo. No, loro preferiranno sicuramente una ladies night come l’Aquara (alias ladies night allo yacht club. Alzi la mano chi sapeva che si chiamava così?? Non mentite, che lo so che non sapevate il nome) o come quella dell’Embassy, dove la percentuale di uomini sarà decisamente elevata. In fondo, sennò, loro che sono uscite a fare se tornano a casa a mani vuote?
  • L’esperta: sono le veterane delle ladies night, quelle che probabilmente le hanno provate tutte o comunque ti sanno dire di ogni ladies night procontro e sappiate che se uscite con loro, ed avete organizzato voi, sicuramente il posto non sarà per lei dei migliori e comincerà a sbobbinarvi una sequela di nomi di posti che, sempre secondo lei, sarebbero stati meglio, per quello o per quell’altro motivo. L’esperte ovviamente sanno che è sempre bene prenotare menzionando un fintissimo compleanno, compleanno che le regalerà una torta, una bottiglia di vino, un ulteriore sconto. Mai farsi cogliere impreparati!! (consiglio la stessa scusa per qualsiasi ristorante un po’ più chic del samosaro a Deira, nulla togliere al samosaro a Deira. Si rimedia sempre qualcosa..).
  • L’astemia: normalmente sono quelle che si chiedono come sono finite ad una ladies night dove l’unica cosa che servono gratis contiene alcool e loro non bevono, dovendosi quindi pagare anche la consumazione. Ricordate che state andando per la compagnia delle vostre amiche, non state finendo sul patibolo dove il popolo urla a gran voce il vostro nome. Sorridete e divertitevi. Altrimenti state a casa.
  • L’organizzatrice: nel gruppo c’è sempre quella che si propone di organizzare la serata, perché tanto lo fa sempre lei, e quindi acconsentiamo per una questione più che altro di pigrizia (che brutte persone che siamo…). Sono riconoscibilissime perché sono quelle che hanno la prenotazione a loro nome, quelle che arrivano per prime (all’inizio c’è sempre una “sfigata” che sta seduta al tavolo continuando a guardare la porta ed il telefono in attesa che arrivino le prime. E’ imbarazzante quel momento di attesa…sapevatelo) ma soprattutto quelle, che alla fine della serata, sebbene allegramente alticce, si occupano di fare i conti (che coraggio ragazza mia!!). Bisognerebbe fare un regalo a queste ragazze, anche perché sono quelle che accompagnano l’alcolizzata della serata ad espletare le sue “funzioni” al bagno aiutandola, come dire, a venirne fuori illesa.
  • La fomentata: quelle donne che non escono mai, che sono un po’ le novelline delle ladies night, ma che come bevono un bicchiere di vino partono e diventano l’anima della festa. Quelle che magari fanno le bibliotecarie (esistono biblioteche a Dubai? Mi devo documentare) ma che al primo sorso di nettare degli dei le troviamo sul bancone a cantare con il barman. Se vi informate, secondo me, sono disponibili anche per l’animazione di compleanni ed addii al celibato. Sicuramente la vostra serata non ve la scorderete mai!
    Ovviamente il suo doppio malvagio è la bacchettonatutti abbiamo l’amica così, quella che prima o poi dobbiamo portarci tutti perché sennò “pare brutto“. Altrettanto ovviamente guarderà la vostra amica fomentata come una salutista guarda un piatto di bucatini all’amatriciana. Io una cura ce l’avrei anche…

Al momento direi che questi sono i classici esempio di “donne alle ladies night“. Quello che mi sono sempre chiesta è come sarebbe una serata del genere in Italia? Cioè, noi che abbiamo il buon vino ed il buon cibo perché non abbiamo ancora esportato una così bella iniziativa.
E invece no, quelli famosi per discriminare le donne e fare la guerra all’alcool ci hanno pensato. Ma non ci vergognamo??

Cavolo, è martedì!! Eh niente, con i migliori propositi per questa serata di ladies night vi auguro di non ritrovarvi con una tigre nel bagno!!

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Tipi da….Brunch!

Sapete qual è lo sport nazionale a Dubai?

Sicuramente starete pensando alle corse di cavalli/cammelli, che sicuramente hanno un loro folto seguito, o al cricket, vista la sua popolarità nei paesi ex colonie del Commonwealth. Ma no, vi sbagliate.

Lo sport nazionale a Dubai è il Friday Brunch!

Bacchino

Almeno una volta durante la vostra esperienza expat dovete provare un brunch. Ormai ce ne sono di tutti i generi, per tutti i gusti e per tutti i portafogli.

Principalmente il brunch si svolge al venerdì tra le 12.30 e le 16, anche se ultimamente è stato introdotto il late brunch, una sorta di “tempi di recupero” se il giovedì sera sei andato a dormire con un cammello per il troppo alcool e la mattina dopo non ce l’hai proprio fatta ad alzarti ad un orario decente o, ad essere tu stesso in condizioni decenti.
La terza opzione è il Saturday brunch, che normalmente considero come i supplementari: non è fico come andarci di venerdì, anche perché poi ti ci voglio vedere il giorno dopo in ufficio, ma ha comunque il suo fascino, visto che normalmente si prediligono BBQ sulla spiaggia.

Ma cos’ha di così affascinante il brunch?
Risposta semplice. Il cibo. E l’alcohol.

Il brunch riesce, con maestria, ad unire ottimo cibo e buon alcohol (anche se hanno fatto una simpatica variante analcolica, da usarsi quando la sera prima si è forse esagerato ma non si poteva disdire l’appuntamento preso all’ultimo momento. Quello è l’unico caso in cui il brunch è consentito farlo analcolico!) rendendo il tutto super fashion.

Trovare un buon brunch, dove la regola aurea della qualità/prezzo trovi la giusta armonia, non è sempre così facile, proprio a causa della vasta scelta, ma basterà usare i giusti siti internet per scovare quello adatto ai propri gusti. Oppure imparerete sbagliando.

La prima, e forse unica, regola che seguo quando vado ad un brunch, che sia a metà prezzo grazie a Groupon (non disdegnate questa opzione, perché ho amiche che vanno ovunque a prezzi stracciati) o a prezzo pieno, è mangiare e bere almeno il doppio di quanto si è pagato!
Anche se questo può voler dire indigestione o come etilico! Sono rischi del mestiere che bisogna correre. Soprattutto se il prezzo è sopra i 500 AED, cosa non tanto strana.

Ad un brunch, oltre a quanto detto sopra, ovvero cibo ed alcohol in quantità industriali, è possibile anche notare quanto sia differente la fauna che prefequenta questi eventi.

Gli uomini si dividono fondamentalmente in due semplici categorie: quelli in polo e bermuda e quelli in pantalone e camicia. Per il resto non c’è distinzione di sorta. Loro sono lì per mangiare, bere e cercare qualcuna da portarsi a casa nel post brunch.

Le donne invece forniscono un’ampia gamma di tipologie:

  • L’alcolizzata: prevalentemente di nazionalità British/american/Australian, ma pure le Italiane cominciano a darsi da fare (siamo sempre nazionalisti in fatto di gare…ed anche questa è una gara, dopotutto) che, dopo aver bevuto come pochi uomini sarebbero in grado di fare, barcollano tra i tavoli del buffet sui loro trampoli come dei T-Rex narcotizzati. Qualche volta, se si è fortunati, è possibile vedere anche un bel volo ad angelo, carpiato dai tacchi. Sfortunatamente, non sempre i fotografi sono pronti a cogliere ed immortalare tali piccole perle, ma nessuno portà mai cancellare dalla mia mente certe immagini (e non so se dire fortunatamente o sfortunatamente).
  • La bulimica: sorella dell’alcolizzata, predilige il cibo all’alcool e quindi potremo trovarla che passa da un banco del buffet all’altro per poi tornare sui suoi passi dichiarando “Non ho mai mangiato niente di così buono!”.
    Cara, hai detto la stessa cosa anche 10 portate fa quando provavi per la terza volta le ostriche e le aragoste alla catalana.
    Il suo ambient preferito è sicuramente la stanza dei dolci e la mitica fontana di cioccolata che fa tornare tutti un po’ bambini, solo che noi evitiamo di inserire una coppetta del gelato nella colata di cioccolata bianca, per poi berla come fosse una tisana detox. Ma a te i brufoli non vengono?
  • La mafiosa: avete presente i mafiosi che stringo mani e che conoscono tutti? Ecco, stessa cosa. Sono quelle talmente introdotte nel giro dei brunch e dei locali, quelle della Night Style Life, che non fanno in tempo a sedersi al tavolo ed ordinare il primo calice di Champagne (per loro solo Bubbly package!!) che comincia la processione per salutare, sorridendo, ringraziando e chiedendo consigli su quella o quell’altra festa. Normalmente hanno un blog (ahahahahah no, non sono io!) o comunque pubblicano continuamente la loro posizione sui vari social (vorranno farci sapere dove NON dobbiamo andare?) taggandosi in quello o quell’altro locale di tendenza.
    Io boh, se fossi al posto loro, farei mettere il numeretto come dal macellaio, o dal fornaio, vedete voi, e chiederei di essere disturbata solo dopo il terzo bicchiere. Ma non posso capirle certe cose. Non sono così introdotta nel giro.
  • La novellina: sono quelle ragazze alle prime esperienze con i brunch. Sono ancora così innocenti e carine. Le riconosci facilmente perché i loro piatti non sono mai stra pieni e sicuramente non usciranno barcollando dal brunch. Ancora non conoscono le gioie e la perdizione che possono dare questi eventi mondani. Ma basterà veramente poco ed anche loro cederanno al piacere del foie gras o delle escargot al burro. Nessuno ne può rimanere immune!!
  • La  mamma: è l’amica con pargoli al seguito che quando le dici “Oh, questo weekend volevamo andare a fare un brunch, sei dei nostri?“, la prima cosa che ti chiede non è certo location, costo, tipo di cucina…magari chi siamo? No, lei ti chiederà come fosse un mantra, quasi una preghiera “C’è la playarea?“.
    Ti sembro una con dei figli? Secondo te quando vado ad un brunch la prima cosa che guardo è la playarea?
    E niente…alla fine pure se non hai figli, se vuoi continuare a frequentare l’amica mamma comincerai anche tu a guardare se c’è un mini carcere per bambini, dove una “dolcissima” filippina si occuperà di loro, cercando di sedare le urla per non disturbare gli altri commensali. Il tutto si conclude in un misero fallimento.
    Ho visto pennarelli volare che voi umani non potete neanche immaginare (forse perché sto ancora cercando capire se erano veri pennarelli o era la mia esperienza di pre morte dovuta al troppo cibo/alcohol…).
  • La vegan/minimal/healthy: ok, io capisco tutto. Ma veramente capisco tutto. Capisco tutte le precendenti categorie ma questa categoria proprio non la capisco. Lasciatemi spiegare.
    Questa gruppo di donne sono le salutiste, quelle che non mangiano nell’ordine: carboidrati (ma la pasta di tofu sì…che coraggio), carne (poveri animali, poveri poveri animali. Sono così carini e noi che continuiamo a mangiare brutalmente della carne siamo degli orrendi mostri. Parliamone quando sei davanti ad un orso della brughiera marsicana che cerca di sbranarti. E’ ancora carino Winnie The Pooh??), insaccati (no ma che problema hai??? ma hai mai assaggiato il ciauscolo sul pane caldo? E ancora vuoi dirmi che non ti piace??? Ecco no, questo Maria non lo accetto!!), verdure non bio (dai forse forse questo ci può stare, ma in un paese dove la frutta sa di patate, e la verdura sa di patate e le patate non sanno di patate, sei proprio sicura le verdure bio, annaffiate non si sa con che acqua, siano così meglio? Scelta tua), e tutto ciò che è zuccheri.
    A parte il primo pensiero che mi viene in mente, ovvero ma che vivi a fare??? chissà che forza di volontà, la seconda cosa è: ma tu, che praticamente mangi aria e germogli, ma che vieni a fare al brunch? A giudicare me, che magari sto a dieta tutta la settimana e che quindi se decido che mi voglio mangiare un morbido panino al burro, mi devo pure sentire in colpa? No, ma ti prego spiegamelo.
    Che mentro mangi mi ripeti che quello mi ucciderà, che quell’altro mi ucciderà, che lo zucchero mi ucciderà. Vuoi vedere chi muore prima? Cavolo sei come quello della Mummia il film che continuava a ripetere Eh la maledezione, eh la maledizione, eh la maledizione. Che fine ha fatto? Eh niente…
    Ripeto: che vieni a fare al brunch? Semplice mostrare il loro fisico tonico e sperare di trovare qualche aitante uomo, magari ancora sul sobrio andante, che gli prometta viaggi, giri in barca e regali.
  • A questo gruppo possiamo aggiungere le celiache. Chi è che non ha almeno un’amica celiaca? Su, non mentite. Diciamo che almeno, loro, hanno un vero e valido motivo per rompere su quello che stanno mangiando, ma invece che dire continuamente “Quello ti ucciderà” al massimo ti dirà “Quello mi ucciderà ed adesso ucciderò te perché lo stai mangiando e mi fai rosicare“. Comprensibile.

Dopo la carrellata di esempi, in cui sicuramente vi riconoscerete (io mi riconosco in tutti, tanto grave? Ovviamente escludendo le salutiste!!), credo di poter dire che il vero spirito, secondo me, del brunch è l’avere la possibilità di passare un piacevolissimo pomeriggio con gli amici, mangiando e bevendo, ma soprattutto ridendo della settimana appena trascorsa. Il brunch è come se fosse una zona franca su tutti quelli che possono essere stati i pensieri che ci hanno reso l’ultimo periodo un po’ grigio.
Perché non c’è niente di più bello che unire cibo, buon vino e dell’ottima compagnia.

Amiche Cactus ed Amiche Expat…due facce della stessa medaglia

Questa mattina su Instagram ho trovato questa foto nel profilo di Stefano Guerrera che mi ha fatto sorridere (e che ovviamente ho immediatamente girato alle amiche).
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Oltre a farmi sorridere, mi ha fatto riflettere che vivendo come Expat non hai un solo “tipo” di amicizia, ma ne hai svariati e tutti forti ed importanti in modo diverso, ma non meno veri e capaci di darti emozioni.

Vivendo da così tanto tempo all’estero è ovvio e naturale creare dei legami molto forti con alcune persone, che, come ho già detto, rappresentano la tua nuova famiglia; una famiglia che, ringraziando il cielo, ti sei scelto (ammettetelo, ci sono dei parenti che spesso vi fanno chiedere PERCHÈ??? Ma veramente io e questo/a abbiamo lo stesso sangue? e sì, purtroppo sì!) e che quindi non sono un’imposizione sociale da “Fa parte del gruppo da sempre“.
Quì il gruppo te lo crei; un po’ come dice Alan nel suo discorso sul tetto, nel film Hangover, sul clan e sui lupi solitari. Magari meno svitato ma il concetto è giusto.

Possiamo dire che le amicizie si dividono principalmente in due macro sistemi: il gruppo di amicizie che fanno parte del tuo prima, e che quindi vivono la tua storia attraverso i tuoi sensazionali racconti, ed il gruppo di amicizie che fanno parte del tuo dopo, e che normalmente ti aiutano a ricordare attraverso i loro sensazionali racconti che hai fatto la sera prima (oppure tu aiuti loro tenendo un’agenda cumulativa di tutti i vostri impegni – tuoi e loro – perché sennò diventa complicato ricordarsi tutti gli appuntamenti presi).

Al primo gruppo appartengo le amiche storiche. Quelle del
Ho ucciso un uomo! Ed ora?
Sei la solita che fa casino!! Va beh, rimediamo pala e birra e veniamo
Quelle che sanno tutto di te perché ci sei cresciuta insieme; le amicizie che ti porti dietro da sempre e su cui fai comunque affidamento, anche se c’è un’immensa fisica distanza tra voi.
Sono anche quelle capaci di presentarsi in aeroporto con una cisterna d’alcool, solo per rimembrare i vecchi giorni gloriosi, quando una sbornia non ti perseguivata per una settimana. O quando eri convinta che “The truth came out when the spirit came in“.

Ah, meravigliosa saggezza popolare, ritrovata in un Irish pub dentro l’aeroporto di Muscat.
E purtroppo sono anche quelle che hanno scoperto i messaggi vocali e si dimenticano del fuso orario e che tu la domenica mattina sei in ufficio e che i tuoi colleghi non vogliono essere aggiornati sul bollettino di guerra (ringrazia sentitamente l’omino che ha inventato le cuffiette).

Sono quelle che io chiamo amicizie cactus: il cactus è una pianta grassa e le piante grasse sono notoriamente famose per richiedere pochissime cure e vanno bene come regalo per quelle che hanno il pollice nero (io ne sono l’eccezione, mi muoio anche quelle). Il cactus vive anche nel deserto e quindi è in grado di sopravvivere anche con pochissima acqua.
L’amicizia cactus è proprio una di quelle amicizie che non ha bisogno di gesti plateali e messaggini quotidiani; è quell’amicizia che si nutre del messaggio alle due di notte con scritto “Oh non sai che mi è successo…“, dopo che non vi sentivate da due mesi (“colpa” di entrambe se la vogliamo chiamare così); è quell’amicizia del “Ciao!! Come stai? No sai ero al supermercato e ti ho chiamato così ti aggiorno degli ultimi 3 mesi“, che poi non è mai veramente un reale aggiornamento ma solo la voglia di sentirsi e dire quelle due cavolate.

Sono sincera, al mondo c’è bisogno di più amicizie cactus.

Quando vivi all’estero, e per me vale anche se vivi nella terra natia a casa con mamma e papà, le amicizie ossessive sono solo dannose. Quelle amicizie che richiedono tempo, messaggi, impegno; quelle amicizie dove hai l’impressione di camminare sul filo del rasoio perché l’altro potrebbe recriminarti che non l’hai, l’ordine:

A) chiamato
B) cercato
C) ha scoperto che sei uscito con tizio X invece di uscire con lui/lei
D) cancellato l’incontro perché sei a letto con la febbre gialla (purtroppo ammalarsi non è permesso)

Non puoi vivere con l’ansia di non aver cercato una persona perché magari ci è venuta in mente mentre eri, che ne so, dall’estetista, ed ovviamente hai preferito rimanere concentrata su altro invece di prendere il telefono.
Ecco, forse queste amicizie non sono esattamente salutari per noi perché non sono amicizie ma è come avere un padremadrefidanzato/a tutto in un’unica persona.

No, non fa per me. O non fa più per me, se vogliamo ammettere le proprie colpe.

E poi c’è il secondo gruppo: le amiche expat. Quelle che ti sei scelta e che continui a scegliere ogni giorno. Sono quelle persone che rendono la tua vita più facile, che non vivono dei tuoi racconti ma li vivono con te. Sono quelle che hai l’impressione di consocere da sempre anche se le conosci da un anno o anche meno. Sono quelle che si presentano a casa con la bottiglia di vino quando la tua giornata è stata “orenda” e che ti fanno compagnia se decidi che una non basta. Ma no, non sono quelle che ti dicono “So che sei triste, aspetta ti faccio un bonifico“. E niente, non è che possono essere perfette.

Sono secondo me una versione 2.0 delle amiche cactus: presenti (magari ti vivono nel palazzo di fronte) ma mai invadenti.
Le senti tutti i giorni anche per dirti che in casa c’è sabbia da farci un castello, ma sono anche quelle che al “Fai come fossi a casa tua” ancora ti chiedono il permesso di andare in bagno.
Perché sembrerà una banalità ma spesso si dice questa frase per educazione e purtroppo succede anche che ci sia gente che prende troppo alla lettera questo invito ed a casa tua fa veramente come se fosse a casa sua e tu, sempre per quella cosa dell’educazione, purtroppo sorridi e speri che vadano via il più presto possibile.

Le 2.0 sono quelle che ti chiamano e ti dicono “Oh ti devo dire una cosa ma io non ti ho detto nulla!” e tu a forza di sparaflashrti (avete presente Men in Black? ecco l’attrezzo che fa dimenticare) quello che ti hanno detto in realtà neanche ti ricordi veramente chi te l’ha detto o cosa ti hanno detto. Il più delle volte è diventato meglio specificare che una cosa te la devi ricordare e non che la devi dimenticare. Punti di vista.

Le 2.0 sono quelle delle chiacchiere fino alle 3 del mattino e che fanno con te la cena “liquida” del single, anche se loro single non lo sono. Quelle che ti danno consigli e chiedono consigli perché dopotutto siete sulla stessa barca. Quelle che ti cazziano se ti stai lasciando andare o quando stai mettendo da parte l’orgoglio per un uomo che non ti merita. Ma sono anche quelle che se c’è da mandare il messaggio nel cuore della notte, te lo fanno mandare e poi ti nascondono il telefono.

Ma soprattutto le 2.0 sanno cosa ti manca veramente di casa. E non sto parlando di alcool perché qui è forse l’unica cosa che non manca. Loro sanno che ti manca il cibo e allora via, ogni volta che una va via comincia la lista della spesa: dalle carammelle ai biscotti Mulino Bianco (perché no, quà la Mulino Bianco non c’è e non c’è soluzione. Ma la Nutella si ed è praticamente sempre in offerta!!), dal battuto di lardo ai prosciutti interi. Sono quelle che rischiano “la vita” in aeroporto al controllo bagagli per portare il pacco a destinazione.

Questa sì che è amicizia!!

Se messi a confronto le amiche cactus e le 2.0 sono due facce della stessa medaglie: le prime sono quello che sei. Le seconde sono quello che sarai.