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Estate in offerta

Eh niente. Alla fine anche quest’anno il Ramadan è arrivato e con esso la consapevolezza che Summer is really coming.

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Perché diciamoci la verità non sono tanto le temperature esterne sopra i 40°, che in alcune circostanze sento anche come quasi gradevoli, ma che personalmente ho cercato di ignorare nascondendomi dietro la scusa che il 30° dicembre ero a pranzo a JBR e nonostante gli oltre 30° ho dovuto chiedere una copertina, o l’abuso dell’AC che ormai regna sovrano nei luoghi chiusi; non sono stati i continui annunci di amici e conoscenti che è arrivato il momento di abbandonare questo paese o le richieste di aiuto per gli animali che ogni anno vengono abbandonati.

Allo stesso tempo però avevamo avuto le prime avvisaglie dell’arrivo definitivo dell’estate quando purtroppo ho cominciato a riscontrare delle serie difficoltà nel farmi la doccia, essendo disponibili solo le temperature “Stai all’inferno” ed “Anticamera dell’inferno

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e quando sono cominciati ad arrivare i primi messaggi di conoscenti (non amici perché ormai lo sanno e non ci provano neanche) che hanno trovato un volo super economico per venirti a trovare nel periodo che va da giugno ad agosto (e tu mentalmente gli hai risposto “E non ti sei mica domandato perché?).

Ma il chiaro segnale è stato un altro, e non sto parlando di quelli che puzzano talmente tanto da farti chiedere se sono già morti dal caldo: sto parlando delle offerte!!!!

Per quelli che sfortunatamente non fanno nella vita le mogli o non lavorano nel settore dell’istruzione, che ai primi caldi spariscono dalla circolazione per ritornare belle abbronzate e rilassate, mostradoti la loro collezione di foto (come se quelle postate a scadenza oraria che ci siamo beccati negli ultimi 3 mesi non fossero state abbastanza), ormai rimanere a Dubai non è più così tremendo ma possono anzi godere di alcune offerte super succose.

Abbiamo iniziato 10 giorni fa con il #cucumber day che ci ha permesso di sorseggiare un delizioso gin&tonic a base di Hendricks alla modica cifra di un cetriolo. Ebbene si, avete letto bene: un cetriolo un cocktail per ogni locale convenzionato(non sono una grande fan ma era gratis.. che me frega). Direi che il fatto che ci fosse gente che ha cominciato il tour alle 3 del pomeriggio dimostra la buona riuscita di questo evento che ha fatto da apripista a tutte le successive offerte che circolano sul web. Offerta molto molto interessante è quella proposta dallo Shangri-La che fino a metà settembre offre il 50% di sconto su TUTTI i drinks.

E se siete qui da qualche tempo come me, ricorderete le offerte di African+Eastern and MMI che ci ricordavano, buttandoci anche un po’ nel panico, che sarebbero rimasti chiusi per tutto il mese. Eh niente, ho appena ricevuto un messaggio da A+E che per i prossimi 3 giorni ci sarà TAX Free su molti dei loro prodotti.

E pensare che il Ramadan dovrebbe essere un mese di riflessione e raccoglimento….

Sempre in zona cibo, oltre ad avere una lista di ristoranti aperti anche a pranzo che è sicuramente più nutrita di quella degli anni precedenti (e molti di questi hanno richiesto una speciale licenza per poter servire anche alcool), per quanto riguarda gli Iftar anche quest’anno non c’è che l’imbarazzo della scelta ma quello che sicuramente ha catturato maggiormente la mia attenzione è quello allestito all’interno del Dubai Opera. Dal momento che non è possibile durante questo mese di preghiera musica ed entertainer, la nostra amata Opera (amata perché anche se non sei propriamente un Q.I. elevato, ti basterà un selfie con abito da sera durante un Musical per sfatare ogni minimo dubbio) ha “riciclato” i 2,000 mq in una sala dove poter degustare un iftar a 5* dal 14 al 25 Giugno.

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E per quelli che non vogliono rinunciare ad un buon brunch o ad una ladies night con le amiche non c’è da preoccuparsi: sebbene i primi anni qui trovare qualcosa da fare durante il Ramadan fosse quasi impossibile, negli ultimi anni la situazione è completamente cambiata ed anche i nostri eventi preferiti si sono adeguati proseguendo senza sosta anche durante questo mese che alcuni utilizzavano come detox (belli i tempi de “Oh facciamo l’ultimo brunch a sfascio e poi sto a dieta per un mese“).

Se invece siete quelli che, non come me, hanno deciso che il caldo non sarà un ostacolo alla loro perfetta forma fisica, Dubai Sports World in zona World Trade Centre è quello che fa per voi: 25,000 mq per poter fare sport come tennis, calcio e badminton in un’area completamente climatizzata. Se poi vi piace soffrire e continuare a fare sport all’aria aperta non sono quella giusta per darvi consigli visto che detesto anche l’idea del bikram.

Se invece volete combinare un po’ di relax con l’aria aperta non c’è che l’imbarazzo della scelta: durante tutto il periodo estivo gli alberghi proporranno continuamente offerte per attirare i pochi rimasti e coccolarli. In pratica se durante l’anno avete sofferto del confronto di inferiorità perché vi avevano detto che venendo qua vi sareste potuti permettere molto di più, finalmente anche voi potrete permettervi di andare all’Anantara sulla Palma senza dovervi privare di mangiare per un mese. E se puntate al relax estremo che per me significa sparire da Dubai, Ajman, Ras Al Khaimah e Fujairah offrono ottime offerte fino alla fine dell’estate. In pratica mariti, se non sapete che regalare all vostre esigenti mogli, giocatevi la carta della fuga romantica: almeno siete sicuri che non potrà cambiare il regalo come ha fatto con gli ultimi 30 anni di regali.

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E se avete deciso di avere figli e non vi potete permettere di andare a casa per 3 mesi o più probabilmente perché odiate tutti i vostri parenti a casa e quindi la cosa migliore è rimanere a morire di caldo, non disperate. Oltre ad esserci una nutrita selezione di film estivi da non perdere (papà e mamme, capisco che la vostra voglia di vedere Cars 3 sia pari a 0, ma non vi ho mica detto io di fare figli), i nuovi parchi a tema hanno tantissime offerte ed in particolare quelli del nuovo complesso di Dubai Parks and Resort (per chi non lo sapesse, si trova uscendo da Dubai in direzione Abu Dhabi, poco prima di The Last Exit) che però non è operativo al 100%. Se invece avete voglia di farvi un giro ad Abu Dhabi il Ferrari World ha entrance free per noi residenti.

Cos’altro aggiungere a questa lista di consigli per evitare di incontrarci nei prossimi 3 mesi? Beh, sebbene io vi stia scrivendo dalla mia piscina con la maid messicana che mi sta preparando un ottimo e fresco Margaritas, sono molto felice che per una volta tutti possano pubblicare foto strepitose di vacanze strepitose come dichiarato da tutti i telegiornali italiani sebbene non facciano i carpentieri a 6,000 euro al mese.

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Voglia di cozze portami via…

Avete presente quella bellissima funzione che ha Facebook che vi ricorda, con la delicatezza di un treno a tutta velocità in faccia, dove eravate lo stesso giorno negli anni precedenti?

Qualche giorno fa, Facebook ha fatto del suo peggio: tre anni fa ero al mare, con i miei amici, a mangiare cozze!

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Ed è subito voglia che neanche una donna incinta all’ottavo mese sta come me quando si tratta di cozze. Dico solo che se sono in Italia minimo 3 volte a settimana ci sta bene una bella impepata di cozze…ma anche uno spaghettino allo scoglio non guasta mai.

E purtroppo a Dubai questo prezioso alimento non è così facile da trovare ed anche quando si trova la qualità non è così alta. Insomma, non ci senti il mare dentro come se vai ad Ostia dalla signora Maria. Ma quando si tratta di cibo, mai darsi per vinti!

E quale modo migliore per non pensare alle cozze, se non un’intensa sessione di shopping al IBN Battuta Mall (che per chi non lo sapesse è un esploratore famoso da queste parti quasi come Cristoforo Colombo), sempre pieno di gente che si fa selfie? Arrivata praticamente nella zona del cinema, dove c’è una seconda food court, ho continuato a camminare e l’ho visto…lì nel suo angolino anche un po’ anonimo…Urban Seafood!

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Mi sono avvicinata per dare un’occhiata al menù ed eccole lì: basket da 800 gr di cozze! Mi sono sentita come se avessi vinto alla lotteria. Mi sono seduta e senza neanche realmente vedere il menù ho ordinato: ovviamente cozze con una salsa di burro e limone che secondo me era una bomba (come anche le calorie che contiene, ma sorvoliamo su quello…).

Mentre aspettavo che il mio adorato cibo arrivasse, mi sono guardata in giro: oltre al fatto che la cucina è “a vista“, cosa che mi da sempre un senso di pulizia soprattutto se si tratta di pesce (non auguro a nessuno l’intossicazione da crostacei o molluschi…), la clientela è per la maggiore araba e i camerieri sono molto disponibili ed attenti, con una manager che è venuta più volte al tavolo per chiedere se fosse tutto ok (ho il dubbio che sia venuta per cercare di capire dove sono riuscita ad infilarmi 2 basket di cozze…donna…alla fine sono solo gusci). Anche gli altri piatti che ho visto passare sembravano veramente ottimi, come l’hamour al cartoccio che da lontano sembrava buonissimo (il povero cliente che l’aveva ordinato secondo me si è sentito vagamente osservato).

Per quanto riguarda le mie cozze non voglio dire nulla se non che per gola mi sarei fatta anche un terzo basket, ma poi altro che un’ora di palestra. E soprattutto mi sarei bevuta la salsina se fossi stata nell’intimità delle pareti di casa mia…sofferenza immensa.

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Unica pecca che ho riscontrato è che un bicchiere di vino sarebbe stato “la morte sua“, ma non si può avere tutto.

E qual è il punto che segna la partita per rendere questo posto il cozza place? Fanno delivery!
Quindi se ti viene quella voglia di pesce, ma non hai voglia di uscire loro assecondano questo tuo desiderio e vengono da te.

Ecco…il parlare di tutte queste cozze mi ha fatto venire voglia…

Quanto ci piace mangiare…

Non c’è nulla da fare: a noi Italiani ci piace mangiare!

Sebbene la Ferilli nazionale, in una nota pubblicità di divani (non è che non voglio dire il nome della marca per non fare pubblicità, è che proprio non me lo ricordo), diceva “Ah, quanto ci piace chiacchierare“, in realtà sono sempre più convinta che a noi Italiani, in primis e pure in secundis e facciamo anche per il dolce, piaccia mangiare e tutto quello che ci gira intorno.

Vogliamo negare forse che le nostre valigie al ritorno dalle vacanze/trasferte in Italia contengano più kg di cibo che di vestiario? O che i nostri ospiti siano tassativamente costretti a portare in dono viveri e cibi di difficile reperibilità? Ogni volta che sono in uscita dall’aeroporto ho l’ansia che mi fermino e mi confischino la coscia di prosciutto sapientemente nascosta nel maglione di lana!!

La cosa che più mi sconvolge forse, è quanto miei amici “non italiani” non abbiano questa smania di avere la dispensa piena di cibi non reperibili in loco. Uno di loro mi ha chiesto se per caso noi italiani usiamo tutto questo cibo come merce di scambio, modello baratto. Lui rideva ma non sa quanto spesso sia vero. I post di richieste di cibo o di dove trovarlo si sono susseguiti per mesi, forse anni, nei vari gruppi di Facebook ed in caso di risposta negativa ho visto gente cadere nello sconforto e consumare per consolarsi l’ultimo pacco nella dispensa di Pan di Stelle della Mulino Bianco!! (che vi confermo NON C’É la Mulino Bianco a Dubai).

Ma c’è una novità! Una notizia talmente importante da fare il giro delle bocche di tutti gli Italiani presenti sul territorio.

Fiato alle trombe i prodotti della Coop sono a Dubai!!!

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E via tutti a fare rifornimento neanche dovesse arrivare la Terza Guerra Mondiale. Ma purtroppo noi italiani non possiamo farci nulla, quando si tratta di cibo siamo sempre in prima fila ed a questo genere di “eventi mondani” non possiamo rinunciare. E così le pagine di Facebook di amici si sono animate di foto dove spiaccavano in bella mostra i recenti acquisti fatti alla Union Coop in Al Wasl Road (la location è stata chiesta talmente tante volte che il mio navigatore si rifiuta di postarvela). Neanche patissimo la fame!

Se da una parte ho visto/letto di come questa cosa sia considerabile al pari della firma di un trattato internazionale per la tutela dei diritti umani (che poi secondo me, alcune persone in Italia non hanno mai comprato prodotti a marchio Coop, ma qua non puoi esimerti per non rischiare di essere out), altri hanno fatto l’altra cosa che a noi italiani piace tanto: lamentarsi! “Costa troppo, i prodotti Coop hanno una scarsa qualità, eh ma non hanno la Mulino Bianco (e due!), tanto avranno quei prodotti solo per qualche settimana poi andranno fuori produzione come sempre a Dubai, etc etc”.

Non saremo mai felici…o non saremo mai felici finché non potremo comprare i Pan di Stelle!download4.jpg

Ma tralasciando il fatto che ora se voglio posso bere un freschissimo succo di frutta alla pera, che considero un’importante conquisto visto il mio amore spassionato per questa bevanda, Dubai offre un’ampia scelta di ristoranti e pizzerie italiane (o presunte tali) che soddisfano l’attimo di vogliadicibodellanonna che ti prende dopo un po’ che sei qui: non possiamo negare di essere partiti dicendo “Ah, io non cenerò mai in un ristorante italiano. Solo cucina etnica o locale” ed aver miseramente ceduto al primo invito a mangiare una pizza.

Sfortunatamente ho anche conosciuto gente che non hanno mai messo la “lingua” fuori da un ristorante italiano e che continua incessantemente a mangiare solo quella: fatevelo dire, non sapete che vi perdete! Non proverete mai l’ebbrezza di mangiare indiano o pakistano (e le sue “devastanti” conseguenze per il successivo odore corporeo), non tenterete la sorte della piccantezza del messicano o dell’eritreo, o la raffinatezza della cucina francese (mi volete dire che la zuppa di cipolle servita in una pagnotta di pane appena fatta non vi fa gola?!?! non ho parole) o la gioia infinita davanti ad una ceviche dal peruviano. Certo, quando vado nei ristoranti che fanno cucina americana mi faccio un po’ schifo da sola ma come ha detto una mia amica in visita “Se non ti fai almeno una vera cheesecake nella vita che hai vissuto a fare“.

Se poi sono ospiti in visita, non vi dico lo stress che si può provare nel dover sempre cercare un posto che sia all’altezza delle loro papille gustative Made in Italy. Peccato che non si accontentino mai di un buon libanese o di un sushi!

Allo stesso modo trovo “fastidioso” quello che ha visto tutto, provato tutto, assaggiato tutto e che non si concede mai un peccato di gola cedendo alla pizzeria super consigliata del momento: non ti dico che ti devi mangiare una carbonara (continuo a sentire la mancanza di font luccicante) a Deira ma una pizza ogni tanto non ha mai ucciso nessuno!

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Ecco, magari non una cosa del genere…

Ma che amiate vivere pericolosamente (e non esagero, la prima volta da Ravi mi ha quasi uccisa), e quindi vi diate alla sperimentazione, o che siate più per il quieto vivere non c’è nulla da fare: a Dubai tutti ingrassiamo all’inizio (qualcuno continua anche dopo)! Sarà l’aria di mare che mette appetito, sarà l’acqua priva di sodio (ebbene si, ho sentito anche questa, un po’ come mio nonno tirò fuori la scusa che era ingrassato per colpa della polvere per fare il brodo che usava mia nonna), sarà che c’è talmente tanta scelta e varietà di cibo che quando arriva la prova costume (in pratica 7 mesi l’anno…una tragedia) o punti ad una dieta drastica e poco salutare, oppure decidi che il Mac&Cheese è la via della tua felicità.

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Dubai: nessun limite di orario alla tua fame!

Se il brunch è lo sport nazionale per eccellenza in questo paese, il secondo sport più praticato, sempre nell’ambito alimentare, è il delivery, ovvero la gioia (meno per la bilancia) di poter ordinare a qualsiasi ora del giorno e della notte del cibo!!

Se in Italia il menù di un ristorante è prevalentemente carta che ti intasa la buca della posta, qui diventa la tua guida, il tuo faro nella notte quando ti svegli che hai fame. Quindi ogni volta che torni a casa butti un occhio (studi scentifici dicono che lo facciamo in modo inconsapevole) al bancone della reception nella hall del tuo palazzo per vedere se c’è qualche nuovo ristorante, che ha lasciato il nuovo menù, pronto per essere aggiunto alla più che nutrita collezione. Ma c’è sempre posto per uno nuovo!
Che poi alla fine ordiniamo sempre da solito, ma non si sa mai che decida di cambiare.

Il delivery, per noi single e non solo, è un po’ come una coperta di Linus: anche se torni tardi dal lavoro o dalla palestra e il frigorifero fa l’eco quando lo apri (di norma nel mio c’è una bottiglia di gin/vodka/vino, del formaggio e il caffè) sai che qualcuno risponderà al tuo grido affamato e soddisferà la tua voglia di tacos messicano. Il delivery è come la mamma che ti preparava la cena quando vivevi con lei. E’ come la nonna che ti fa i gnocchi quando torni per le vacanze. Insomma santo delivery subito!!

C’è anche qualcuna che l’ha usato per convincere il marito a comprarle il Bimby! E lo considero un valore aggiunto per quei poveri mariti con le mogli che si fanno venire le voglie in piena notte: niente figli con la voglia di frappé in fronte.

Ora, come tutto in questa città luccicante e all’apparenza perfetta, anche il delivery non poteva essere una macchina che funziona senza intoppi ed anche in questo caso le scene tragicomiche si sprecano. Partiamo dal fatto che l’ordine del delivery può essere fatto in due modi:

1- Online: a Dubai ci sono parecchi siti internet che ti permettono di accedere ad un numero quasi infinito di ristoranti ed applicare una ricerca per zona, per tipo di cucina, per costo. Insomma è un sistema per ricerca migliore di quello che hanno i RIS per trovare i criminali. Una volta scelto il ristorante si sceglie dal menù e si procede al pagamento che può essere con carta, cash on delivery o anche con carta al momento delivery (la macchinetta funziona 1 volta su 10, ma sorvoliamo).
Probabilità di errore pari a 0, a meno che tu non decida di fare l’ordine da ubriaca perché hai deciso che vuoi le patatine del Mc, allora con queste circostanze diciamo che la percentuale di errore potrebbe aumentare.

2- Chiamando: giustamente tutti quei menù che si accumulano nel cassetto/mobile/quaderno ad anelli (ricordiamoci che le persone ordinate hanno un problema e non vanno giudicate. Sono comunque delle brave persone) ogni tanto vanno usati per giustificare la loro presenza in casa e quindi ogni tanto decidiamo di chiamare per fare l’ordine. Partendo dal presupposto che gli uomini hanno tutti la stessa voce e le donne idem e che all’inizio mi veniva l’ansia di aver chiamato il numero sbagliato, ogni volta che faccio un ordine al telefono so che le probabilità che arrivi qualcosa di diverso da quello che ho ordinato sono elevatissime, anche se puntualmente ti ripetono l’ordine e soprattutto se hai deciso che vuoi una variazione sul piatto originale. Ma amo vivere pericolosamente.
La procedura segue questo ordine: dici che vuoi fare un ordine, ti chiedono nome e numero e dove vivi (in questo arco di tempo probabilmente ti rendi conto che avresti fatto meglio a cucinare qualcosa ma decidi di non demordere) e finalmente passi alla fase ordine.
Tempo di attesa: 45 minuti

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No, ma scusa ho ordinato un’insalata e sei nel palazzo accanto e ci vogliono 45 minuti?
Yes, Ma’am.

E va beh. Con questa storia degli ipotetici 45 minuti (che poi se è veramente il ristorante sotto casa sono al massimo 15) hanno ampiamente interrotto due miei ospiti a casa (if you know what I mean).

Ad ogni modo, con un po’ di fortuna, la cena è servita.

Ma così sembra troppo facile. Normalmente i ristoranti memorizzano il vostro numero e il vostro indirizzo, così non devono farsi ridare le indicazioni. Ma cosa succede se per caso osiamo cambiare casa???
Per mia sfortuna ho cambiato casa ed ho chiamato per fare un delivery. Ho impiegato 10 minuti a far capire al tipo delle ordinazioni che No, non voglio che il mio ordine venga mandato all’indirizzo che avete. O se chiami perché sei a casa di amici per cena ed ordini con il tuo numero preparati che dovrai passare altri buoni 10 minuti a far capire che non hai cambiato casa definitivamente ma sei solo a cena fuori. Solito problema: elasticità poca.

Come la poca elasticità colpisce quando il ristorante scelto applica la policy dell’ordine minimo. Facciamo un esempio: il ristorante in questione ti fa presente che devi ordinare per un minimo di 50 AED (si presuppone che se non spendi questa cifra comunque pagherai 50 AED…si presuppone…); tu fai un ordine di 49 AED e loro che ti dicono?
No, Ma’am. Minimum spending is 50 (letto piptidirhams.
Cioé ora tu mi incasini l’ordine e devo aggiungere qualcosa per 1 dirhams??

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In pratica si. Quindi per la salute del vostro fegato e per evitare che esploda, ordinate come da istruzioni.

E se a Dubai ci sono due torri che per qualche motivo hanno avuto lo stesso nome? Direi che ci sono ampie possibilità che quelli della Tiger Tower (ex Pinnacle) in Marina si vedano recapitare il vostro pranzo a sorpresa. Quelli meno felici direi che sarete voi che siete in Al Barsha.

Per non parlare di quando facciamo l’ordine della spesa. Tu fai l’ordine e poi insomma qualcosa ti arriva. Se tu chiedi una “ricotta” e loro ti portano del nonmeglioidentificato formaggio russo dov’è il problema!! O se specifichi che vuoi dei creckers gluten free e loro ti portano gli altri dov’è il problema!! Insomma, la spesa almeno l’hai fatta.
Un po’ meno bene ti dice se tu ordini del comune latte e loro per sbaglio ti portano del laban

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e tu lo scopri la mattina, quando ancora ad occhi chiusi, lo mischi al caffè. Probabilmente la sensazione che si prova prima di morire è molto simile ma almeno ho imparato a controllare che cosa mi portano!

Ma che ci possiamo fare, anche se ogni volta succede qualcosa, alla fine siamo dipendenti dal delivery e non riusciamo a farne a meno. E dopo tutto, ci piace vivere pericolosamente!

Tour “de force” da vacanze…

Se una volta era “Epifania che tutte le feste porta via“, a Dubai l’Epifania porta via tutti i parenti ed amici che per il periodo delle feste natalizie hanno trovato il tempo per venirci a trovare (invadere casa).

Sebbene avere la propria famiglia ed i propri amici qui, sia una delle cose che mi piace di più, penso sempre che il detto “L’ospite è come il pesce…dopo tre giorni puzza“, non sia così lontano dalla realtà, soprattutto se ormai sei abituata a certi ritmi e a certe libertà.

Da quando sono a Dubai è stato necessario attrezzarmi con una dettagliata agenda per le “prenotazioni“(modello vecchio alberghetto di campagna) per evitare l’overbooking e/o la sovrapposizione durante i periodi “caldi“, alias feste di Natale e Capodanno e settimana di Pasqua, per vederlo fare la muffa durante la “bassa” stagione (giusto un’amica mi ha detto “Oh ci sono dei voli ad un cavolo per venire da te ad Agosto. Che faccio vengo?”. Ancora rido!). Per i parenti imbarazzanti e per gli amici di amici che neanche conosco, diciamo che l’agenda è spesso al completo, perché siamo sinceri, non tutti quelli che vengono a “trovarvi” vi fa veramente piacere vederli!

La parte che preferisco è la programmazione: cosa vorranno vedere? Dove potremmo andare a cena? Magari possono andare o possiamo andare là oppure c’è qualche désert Camp che possiamo fare. Avere ospiti, alla fine, ti permette di avere la scusa, qualche volta, di provare alcune attività che fino a quel momento erano rimaste semplicemente on hold per mancanza di tempo o dei giusti accompagnatori.

In questa fase ovviamente si sprecheranno le domande su Cosa metto in valigia? Posso usare il costume? Ma devo comprare un burqa? eh niente…non ce la possono fare. Capiscono che non vivi in un posto così tremendo quando quando gli fai la lista della spesa di quello che vuoi, lista che minimo comprenderà un paio di bottiglie di vino e un certo quantitativo di maiale. Vuoi fare le vacanze a Dubai? Ecco il pagamento che spetta ai poveri avventori!

Allo stesso tempo la programmazione ti ricorda che sicuramente ti toccherà almeno una cena per vedere le fontane in Downtown (l’ultima volta mi sono seduta al tavolo e ho mandato i miei accompagnatori a vedersi le fontane in terrazza. Direi che penso di averle viste con tutte le musiche available nel loro pacchetto), con annesso acquario (se vi viene a trovare qualche amico “speciale” – capisci a me – andate a fare l’aperitivo da Ossiano direttamente al bancone – ricordate il film Johnny Stecchino e le banane? Bene, in questo caso non toccate vino ed annessi, se non volete avere un colpo al momento del conto), e giro sul Burj Khalifa (se vi dice bene, comprate i biglietti prima e mandate i visitatori da soli).

Se siete amanti del mare (ed anche no) minimo vi toccherà un giro a JBR o a Kite Beach, quelli meno fortunati ci passeranno la giornata a poltrire al sole (io uso la scusa dell’ufficio. Peccato non poter prendere le ferie!!); per il periodo degli amici, magari amanti del brivido, il giro ad Inflight è d’obbligo (mai che avessi amici che per ringraziarmi vogliono regalarmi un altro lancio con il paracadute!).

Tra la lista di cose da fare però sappiamo tutti che un giro al Souk delle Spezie/Oro/Pashmine/vendoanchetuasoceraseserve non ce lo leva nessuno: ci siamo andati talmente tante volte, che alla fine abbiamo il nostro negozietto di fiducia, dove ormai la contrattazione è puramente formale. Perfino al Karama c’hai l’amichetto che quando ti vede si mette le mani nei capelli perché sa che non andrai via senza la borsa al prezzo che vuoi tu. Per non parlare del Souk Medinat che di souk ha veramente poco, ma giustamente non puoi esimerti da un giretto per fare la classica foto di rito con il Burj Al Arab (consiglio di andare al tramonto per una migliore esposizione).

Per non parlare della Moschea di Abu Dhabi: le ragazze che danno le abaja ti salutano e cominciano a chiedersi se per vivere fai la guida turistica. Se ci siete andati con qualche amico o parente maschio ricordatevi che nelle foto lui sembrerà un photobomb o uno finito nella vostra foto per caso, vista la distanza che bisogna mantenere (ho fatto una foto con mio padre e lui in realtà sembra stia facendo la foto con quelli di fianco a noi). E visto che siamo qua, che non te lo fai un giro sulla Corniche? E perché no, magari anche uno a Yas Island visto che non ci sei mai stata.

Se invece i tuoi ospiti si fermano più della canonica settimana, che non lo fai un weekend a Musandan a vedere i delfini? Ora che ci penso è un po’ che non vado, chissà se al prossimo giro si ricorderanno di me.

Ovviamente sebbene ci siano cose che si ripetono nel tempo, posti visitati innumerevoli volte, foto all’apparenza tutte uguali, ogni volta sappiamo che sarà diverso grazie proprio alle persone che ti stanno invadendo casa. Sebbene ogni volta che arriva un ospite ti ripeti che il prossimo lo manderai in albergo, ogni volta, anche nella settimana più stancante, al momento degli addii ti renderai conto di quanto tua sia felice che la tua vita nel prima possa vivere con te, anche se per un breve periodo, il tuo ora.

Su e giù per Dubai…

Dubai..patria degli ascensori: piccoli, grandi, sfarzosi, i più veloci al mondo. Chiedi e ti sarà dato!

 

Anche se vivi al primo piano di un palazzo non c’è scampo che tu possa fare le scale. Magari non lo so, ma mi viene da pensare che le scale siano passate di moda, a meno che non siano quelle mobili dei Mall: quelle allora si! Ho il contapassi che ogni tanto si domanda che ci sta a fare visto che mi muovo solo verso l’alto ed il basso.

Cresciuta a pane e film/telefilm ed avendo sempre vissuto in case massimo al terzo piano, trovarsi qui con tutti questi ascensori ha scatenato la mia fantasia (e risvegliato anche un latente romanticismo che pensavo di aver completamente rimosso) e riportato alla mente gli indimenticabili baci di Meredith e Derek in Grey’s Anatomy, che tanto ci hanno fatto sospirare

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o il momento “dei saluti” ne La Dura Verità

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passando per il film Drive con un Ryan Gosling molto bad boy (che tanto lui vale la pena di essere visto in qualsiasi sua modalità)

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per giungere al recente e super discusso 50 Shades of Grey, dove il bel tenebroso che fa soldi forte e la bella fiammiferaia si scambiano il primo bacio (addirittura senza contratto!!!)

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Insomma, alte aspettative da questi ascensori e sull’ammmmore che sembra albergare in essi.

E niente….poi vieni a Dubai…dove negli ascensori alberga tutto tranne l’amore.

La prima cosa che mi viene in mente pensando agli ascensori sono gli odori: in alcune occasioni ho pensato che i Re Magi avessero fatto un giretto tanto era forte l’odore di incenso che c’era. Ma sono stata sciocca a lamentarmi di un così forte sebbene gradevole odore! Sfortunatamente, fin di prima mattina, è possibile “assaporare” una vasta gamma di odori/sapori: cipolla, curcuma, coriandolo, aglio e cumino caratterizzano, non sempre in modo piacevole, il viaggio verso l’alto (una mattina, appena entrata in ascensore, ho sentito un fortissimo odore di cipolla ed ho avuto paura che il mio contenitore del pranzo, che si trovava, in linea d’aria, al di sotto del mio naso, si fosse aperto. Potete ovviamente immaginare che troppo velocemente mi sono data la colpa. Il colpevole fortunatamente è sceso qualche piano prima del mio).

Anche l’ora di pranzo può essere letale per il proprio naso, anche se mi azzarderei a dire che sia più pericoloso transitare per i delivery men, che non effettivamente per noi: ammetto di aver pensato “Ora me lo mangio” quando all’ora di pranzo, dopo una misera insalata di cetrioli e niente, ho incontrato, per sua sfortuna, il delivery man di KFC. Ok, forse non è salutare ma avete presente quando siete a dieta ed anche il dedoroante agli agrumi o alla vaniglia per l’ambiente vi fa venire le voglie?
Ecco, stessa cosa, solo che questa volta il malcapitato portava croccanti pezzetti di pollo appena sfornati. Fortuna che è sceso prima di riuscire ad avvicinarmi troppo e rubargli il prezioso pacco.images (4).jpg

In quelli dei palazzi abitativi di norma ci trovi a tutte le ore qualcuno che sta consegnando la spessa in qualcuno degli appartamenti. La “gioia” maggiore è quando ti trovi schiacciata modello sardina con bambini urlanti, uomo della pizza che te la fa ondeggiare sotto al naso e uomo della spesa con il carrello. Se poi sale qualcuno che viene dalla palestra è fatta: esperienza di premorte servita su un piatto d’argento.

Altra cosa che mi fa sempre sorridere è il rapporto conflittuale che hanno alcune nazionalità con l’ascensore ed il suo funzionamento: quando sali dovreste premere il pulsante del piano dove avete intenzione di scendere, non attendere e sperare che qualcuno ci si fermi! Certo con palazzi bassi il problema non è così grave, il calcolo delle probabilità è dalla vostra parte, ma ho paura che in un grattacielo possiate diventare vecchi nell’attesa di fermarvi al piano giusto. Se trovate un vecchio signore smarrito, sappiate che sta ancora cercando il suo piano: per favore, aiutato!

Un’ulteriore caratteristica degli ascensori sono le conversazioni di cui diventi, a volte, involontario “ascoltatore” e spettatore. Una delle cose che mi lascia sempre perplessa al riguardo è la convinzione di noi italiani che nessuno ci capisca: sbagliato! Ci sono più italiani di quanti voi crediate e saranno nel tuo stesso ascensore quando deciderai di parlare dei tuoi problemi di “digestione” (if you know what I mean…). A volte mi chiedo come sia riuscita a non fare facce al limite dello sconvolto. O forse non ci sono riuscita: quindi se in ascensore stavate parlando in italiano e una tipa è scoppiata a ridere, beh quella sono io.

Come sono io quella che continua a guardare nel vuoto quando “aiutanti uomini” passano alla fase degli apprezzamenti e fanno commenti definendoci, in alcuni casi, come “intrattenitrici” dell’Est Europa solo perché non assomigliamo alla Cucinotta. Cari signori uomini, donna italiana non vuol dire necessariamente donna mora, tettona e formosa, ma vuol dire anche magra, con poco seno, non necessariamente con una carnagione scura; se così fosse dovrei supporre che la povera mamma abbia avuto una relazione con l’idraulico serbo.

Però ammetto che, a volte, mi sono ampiamente fatta i fatti di quelli che erano con me in ascensore: normalmente gli uomini evitano di raccontare cose strane quando sei con loro ed il più delle volte, se entri a metà corsa, cambiano immediatamente argomento. Ragazzi, anche noi parliamo di voi (però poi penso al video di The Jackal e magari loro stavano parlando del buonissimo dolce che hanno mangiato a colazione. Tutto possibile!). Le migliori sono le ragazze che non si fanno problemi che tu possa ascoltare la loro conversazione. Direi che con loro è come un grande spogliatoio. Mi piace questa complicità intraculturale che solo noi donne riusciamo a creare (io ho perfino le amiche del bagno del piano dell’ufficio. Ora il nome non lo so, ma una di loro mi ha detto che aspetta un bambino. Congratulazioni amica del bagno!)

E poi abbiamo le tecniche da rimorchio da ascensore: avete presente i fogli che attaccano in ascensore per le varie comunicazioni? Di norma contengono generali avvisi riguardo la pulizia dei vetri, il non funzionamento di uno degli ascensori o magari il mancato pagamento delle Fee da parte dei landlord e quindi non dovrebbero essere usati per attaccare bottone perché la conversazione può durare al massimo 5 secondi. Dai 10 secondi.
Se poi sei fortunata e lui è carino, simpatico e pure profumato stai pur certa che non scenderà al tuo piano e tu non lo rivedrai mai più. Che dramma le sbandate da ascensore, sono un po’ come quelle che mi venivano ai semafori (qua evito di guardarmi in giro per paura che qualcuno apra la portiera e decida che ha bisogno di liberarsi!).

Sebbene l’ascensore possa risultare un luogo angusto per chi soffre di claustrofobia, penso sempre che, come i libri di storia, siamo degli immensi contenitori di storie. Sebbene ci si possa lamentare degli odori o delle chiacchiere mi danno sempre l’impressione di essere in uno spaccato della vita delle persone che sono con noi lì. A Dubai.

 

Perché ci sono vacanze e vacanze…

Ed anche Dicembre è finalmente arrivato. Una volta mi sarebbe venuta l’ansia del Natale (in realtà l’ansia era per i parenti), della sessione d’esami (quanta ansia, quanta ansia) ma soprattutto mi sarebbe venuta l’ansia del freddo!!! Quel freddo che ti entra nelle ossa, che ti fa tremare dentro e che ti fa desiderare di non abbandonare mail il piumino la mattina (confesso di aver passato mesi a “studiare” nel letto durante la sessione invernale in tenuta antistupro)
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Ed invece no!! Dicembre a Dubai significa che è cominciata decisamente la bella stagione, ovvero quella sorta di periodo chiamato convenzionalmente “inverno”, che però ha il sapore ed i profumi della nostra primavera.

Quindi finalmente abbiamo detto basta al caldo infernale ed alla conseguente impossibilità di vivere più lontano di due metri dall’aria condizionata (ovviamente non parlo di quella dei Mall o degli uffici perennemente tarata a 18°, neanche fossimo tutti pinguini. Capisco che il freddo mantiene giovani ma così moriamo lattanti tra qualche anno).

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Purtroppo questo non ha messo fine agli arbre magique gusto frutti tropicali, a copertura di certe di odori, che possiamo trovare in alcuni ambienti chiusi. Ma anche questa è diventata una caratteristica locale. Non piacevolissima. Ma è comunque qualcosa di tipico.

Abbiamo detto basta alla costante umidità che ti dava la sensazione di nuotare invece di camminare e che sfidava in modalità difficile noi povere ragazze a riuscire a mantenere la piega perfetta (se poi non hai neanche il filtro dell’acqua a casa o non fai il trattamento alla Keratina allora direi che la battaglia era persa in partenza).

Stop alla sensazione di bruciore sulla pelle che se per errore c’era una porzione di pelle esposta al sole, quella procedeva all’autocombustione immediata piuttosto che patire il calore. Qualche volta questo paese ci ha anche regalato in estate l’effetto phon (da leggersi asciugacapelli): ok, fa caldo, ok si suda, ok è umido. Ma la cosa veramente straziante di questo paese è il vento caldo che soffia quando finisce l’umidità!! Non so se sia peggio la tormenta di sabbia, che se ti sei dimenticata la finestra aperta, quando torni a casa ti dai alle costruzioni:

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oppure la sensazione di aria calda tipo forno appena aperto che ti stordisce anche un vagamente appena esci da un palazzo (sotto zero ovviamente).

Ma finalmente tutto questo è finito e possiamo dire di aver celebrato l’inizio della bella stagione con ben quattro giorni off, quantitativo di giorni a casa decisamente sopra la media e fortunatamente, caso più unico che raro questi giorni non dipendevano né dalla posizione né dalla grandezza della luna e quindi erano feste sicure!!
Normalmente quando ci viene annunciata una festività religiosa non sappiamo mai se prenotare una vacanza fuori o rimanere a Dubai dal momento che tutto dipende sempre dalla luna. Ma questa volta ad essere celebrata era una festa laica: il 44° anniversario della fondazione degli Emirati Arabi, a cui recentemente è stata aggiunta la festa dei Martiri per ricordare le vittime della guerra in Yemen.

Oltre alla certezza della pena durata di questo periodo di festa, c’era anche la certezza di un’altra cosa. NIENTE DRY NIGHT! Magari è un pensiero superficiale ma se spendeste 10 minuti di tempo a guardare vecchi post nei vari gruppi su Facebook sapreste che sapere o meno se è dry night è una delle domande più frequenti prima dell’inizio di una festa religiosa.

La dry night è indicata come il periodo che va dal tramonto del giorno prima dell’inizio della festività al tramonto del giorno dopo in cui non vengono serviti alcolici in tutto il territorio (Sharjah è dry tutto l’anno, per loro non fa differenza) e non è trasmessa musica nei locali, cosa da considerarsi rispettosa dal momento che non è che comincia la Sagra del Carciofo o quella della Porchetta di Ariccia. Ma no! Domanda fissa: Domani è dry night? Vi prego ditemi di no!! A cui segue il totoscommessa: si è dry, no non è dry. Fortunatamente questa volta la ricerca di informazioni al riguardo è durata meno del solito: si alla festa laica, no alla dry night!

Come detto prima, finalmente abbiamo avuto modo di decidere che cosa fare di questi giorni a casa (scommetto che quelli che sono rimasti a Dubai avevano tantissimi programmi, ma l’unica cosa che hanno portato a termine è stato il loro costante procrastinare. Bravi, è così che si fa!) e tutti, ma proprio tutti, ci hanno reso partecipi della loro posizione. In alcuni casi ho percepito la cosa come “non aprite quella porta” ovvero meno male che sei partito e mi stai dicendo che là non devo venire.

Se state pensando al concetto di vacanza italiano degli anni ’60 (allegra famigliola con la borsa frigo e dentro il cenone di capodanno) vi sbagliate. Certo, qualcuno che viene in spiaggia attrezzato neanche dovesse andare a fare un escursione in Nepal c’è, ma normalmente le opzioni sono o andare nell’albergo con la spiaggia attrezzata dove gli animi sensibili di alcuni non rischiano di essere “offesi” dal volgo che li circonda, oppure andare nelle spiagge pubbliche che in alcuni casi, come ad esempio Kite Beach, offrono la possibilità di affittare ombrelloni e lettini ad un prezzo decisamente onesto, almeno per gli standard delle città dove normalmente passo le vacanze estive.

E quindi abbiamo avuto le amiche Jumeirah Jane (quelle vere ovviamente) nei loro splendidi costumi scintillanti, avvolte in sfavillanti (ovviamente di marca) kaftani e protette dal sole sotto i grandi cappelli a falda larga, che sono andate a passare le feste in qualche splendido Resort, dotati di tutti i servizi (ho recentemente scoperto che oltre a trovare nei Mall il servizio portaborse – quando il tipo si è avvicinato per prendermi le buste dello shopping ho pensato che le volesse rubare!!! – in questi posti ci sono anche gli addetti alla pulizia ed asciugatura degli occhiali mentre sei in piscina!!)

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Le nostre amate Jumeirah Jane sono altrettanto ovviamente tornate a casa sfoggiando una splendida abbronzatura che Carlo Conti si sogna, mentre tu, sei stata fortunata, non verrai messa nella vasca delle aragoste al prossimo Brunch.

Non c’è competizione….

Anche le Fake Jumeirah Jane sono state in vacanza: per non essere da meno, di certo il campeggio in Oman o in qualche location negli Emirati non è stata la loro scelta. Hanno optato per Resort “di nicchia” presi su Groupon: tra Liwa di Groupon e l’Anantara di Liwa c’è una bella grossa differenza! E’ un po’ come quando sei giovane e tutti hanno la maglietta dell’Onyx e tu hai quella della Fornarina. Bella per carità, di marca pure. Ma non è Onyx.
Altre ancora hanno preferito giocarsi la carta del “Quest’anno abbiamo deciso di rimare a casa e fare un BBQ con tutti i nostri amici. Sai troppa confusione ed i bambini poi tornano nervosi“, con i piccoli figli di Satana che vi guardano con quell’aria così innocente ed il tuo pensiero va agli altri ospiti del Resort che se la sono scampata questa volta. Poi il pensiero va a quelli che poverini li incontreranno in spiaggia/piscina.
Eh niente, non possiamo essere tutti fortunati…

E poi ci sono quelli che sono rimasti a Dubai e di questo genere ce ne sono di due categorie: noi e loro.
Loro sono i turisti. Quelli che si fermeranno solo una settimana. Quelli che ti mettono l’ansia perché mentre tu cerchi di trovare la posizione comoda per dormire sul lettino, li vedi che fanno foto e video delle Frecce Tricolore/Quadricolore (non so mai come chiamarle visto che qui la bandiera ha 4 colori)

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che impazziscono per i palloni aerostatici che hanno invaso letteralmente Dubai per 3 giorni (ho visto su Facebook che giravano anche questa mattina)

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Insomma quelli che devo fare fare ed ancora fare. Sono anche quelli che tutte le sere li trovi a fare festa nei locali all’aperto, che finalmente si ripopolano di gente che non esce da lì in versione cane bagnato ed insabbiato. Meno male che è Dicembre!!

E poi ci siamo noi. Quelli rimasti a Dubai perché l’unica cosa che volevano fare era rimanere a casa e non fare nulla. Quelli che si sono goduti la città e tutte le sue attività: evitando di citare le Frecce ed i Palloni che direi che hanno visto tutti, Dubai ci ha regalato fuochi d’artificio, parate “storiche” ed eventi realizzati appositamente per questi giorni di festa.
Quelli che sono stati con gli amici di sempre al mare, al brunch, in piscina, con la famiglia. Quelli che piuttosto che pensare a come apparire sui social hanno preferito farsi venire le piaghe da decubito facendo la staffetta tra il divano ed il letto.
Quelli che si sono dedicati all’arte ed alla scoperta della città, quelli che hanno visitato Deira ed il Souq dell’oro e delle spezie, e quelli che hanno preferito la Moschea di Abu Dhabi.
Quelli che, seguendo la cara e vecchia tradizione italiana, hanno organizzato pranzi con gli amici in perfetto stile braciolata (qualcuno dice che sia ben differente dal BBQ. Quando capirò la differenza la condividerò con te).

In pratica, tutti quanti, per la prima volta (forse) abbiamo fatto quello che segretamente pensano che facciamo tutti i nostri amici: NULLA!

Tipi da…Ladies Night!

A Dubai, le cosiddette “attività ricreative” non mancano di certo.
Shopping nei più grandi centri commerciali (non per nulla abbiamo il più grande centro commerciale al mondo…perché a noi piccolo non piace), andare allo ski-dome quando si sente la manca del freddo vero oppure provare l’ebbrezza di fare snow nel deserto, prendere una barca per potersi rilassare su Lebanon Island, nel bel mezzo de The World, o lanciarsi con un paracadute sopra The Palm.

Quando si è stanchi di tutte queste attività sportive (lo shopping è considerato sport, fatevene una ragione voi uomini, che vi ci voglio vedere a portare le buste con una mano, mentre con l’altra ravanate alla ricerca della vostra taglia al reparto offerte!) potrete decidere di godervi una spettacolare vista notturna di Dubai prendendo un drink al 123° piano del Burj Khalifa (Cos’è? Ma ovvio. Il grattacielo più alto al mondo!! Amiamo questi semplici primati) oppure potremo rilassarci a tempo di musica ammirando le suggestive fontane.

Potrei continuare per ore a raccontare di tutte le mirabolanti attività che una città come Dubai può offrire, dimenticandone sicuramente qualcuna, ma quella che mi affascina di più è sicuramente la Ladies Night.

Lasciatemi fare una breve introduzione (momento culturale mood ON).

A detta di molti, dal momento che Dubai si trova in un paese musulmano, noi donne siamo trattate come delle inutili e stupide schiave, non ci è permesso parlare e soprattutto siamo costrette a portare il burqa, abbigliamento per lo più usato nelle aree dell’Afghanistan (se non sapete dov’è l’Afghanistan consiglio una cartina o magari il vecchio atlante che prende polvere sullo scaffale. Sì, sì, va bene anche l’atlante che ha ancora la Germania divisa), o se non altro ad andare vestite con lunghi gonnelloni neri e magliette a maniche lunghe. Già….
Altra credenza, considerata come legge è che a Dubai non sia possibile bere alcool (ed ovviamente secondo molti neanche il maiale) e che quindi qui stiamo facendo una specie di rehab forzata, provando l’ebbrezza di essere sobrie. Già…

Questa visione della donna nel mondo arabo è forse più vicina a quella  in Arabia Sudita, dove magari la situazione e la considerazione della donna non è così elevata (amici mi dicono che ha più diritto una capra a sedersi davanti in macchina, rispetto ad una donna. Evidentemente questa norma è stata istituita da un uomo dopo che la sua donna l’ha implorato di chiedere indicazioni perché si erano persi. Almeno ora la capra non lo stresserà)  e le donne per legge devono indossare l’abaya (ma comunque non portano il burqa), a volte anche integrale, o al Qatar, che si trova in una fase di progressiva occidentalizzazione (non menziono il Bahrain  visto che tutti sanno che è considerato come “un ponte distensivo sull’Arabia Saudita“) e quindi stanno ancora in una fase dubbiosa (alcool ce n’è. Confermo).

E come si fa a sfatare questo mito? A spiegare ai vostri amici che vi scrivono dalla piovosa e fredda Italia (cioè, non sto certo rimarcando che qui a metà Novembre fa ancora 30° quando è una giornata fresca…) che non vi hanno mandato in un carcere di massima sicurezza e che no, non patisco la tortura? Semplice. La parola vincente sarà Ladies Night.

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Quasi ogni sera della settimana, in varie zone della città, solo perchè siamo  donne, (quelle che sempre secondo la credenza popolare stanno a casa), o possiamo dimostrare di esserlo, ci concedono l’onore ed il privilegio di bere alcolici (avete letto bene…alcolici! E non roba annacquata ma al 80% roba seria) senza pagare! E spesso il tutto accompagnato da un interessante sconto anche sul cibo.

Scioccati? Ebbene sì, è tutto vero.

Anche in questo caso, destreggiarsi tra le varie serate proposte non è facile, ma a questo si può porre rimedio consultando i vari siti online (Ladies Night Dubai oppure Ladies Night) oppure il giornale TimeOut, che risultano sempre sufficientemente aggiornati, ed usando un bel foglio Excel per creare un database che possa aiutarvi nella scelta (ognuno ha i disturbi che si merita!)
Consiglio spassionato, se state per organizzare una serata con molte amiche, chiamate per confermare sempre quello che offre il locale scelto (o comunque consultate il loro sito) perché potreste trovarvi nella sconveniente situazione di dover dire al Manager che “loro” hanno fatto casino e che “loro” devono trovare una soluzione. (Lo so, siamo delle bestie!).

Le varie serate offrono selezioni di vini (quasi sempre decenti o comunque lo scoprirete solo la mattina dopo che era meglio bere l’aceto), cocktails (puntate al vino, nei cocktail la quantità di alcool è pari a quella che mi dava nonna quando mi faceva il latte con il brandy per farmi passare il mal di gola. O forse nonna me ne dava di più?) ed alcuni, per le più viziose, offrono anche del discreto Prosecco (non lo dite alle venete che l’ho detto).

Ovviamente non tutti i locali offrono unlimited alcool (quelli sono i miei posti preferiti…chissà come mai) ma offrono dai 2 ai 4 tickets (il Tribeca ti dà le carte da gioco, che quasi quasi ti dispiace usarle per bere. Ma poi ci ripensi e dici che un mazzo di carte te lo puoi sempre far portare), anche in funzione se ci si ferma solo a bere una cosa oppure si consuma anche. In alcuni casi l’offerta può prevedere uno sconto sul prezzo oppure la possibilità del 2×1 (come dice una simpatica canzone “Chi si accontenta gode“…).

Per quanto riguarda il cibo ce n’è per tutti i gusti: spagnolo nel locale Casa de Tapas, messicano da O’Cacti, pesce da Crab Tavern o brasiliano dal suo dirimpettaio Spirito, passando per i locali che propongono oriental fusion come Karma KafèAsia Asia o il China Grill. C’è veramente l’imbarazzo della scelta e molti di questi propongono sconti dal 25% al 50% sui main oppure su una lista selezionata di piatti. Meno male che siamo sempre tutte a dieta…

Anche durante le Ladies Night, prevalentemente durante quelle del martedì (giorno più florido e che offre più scelta), e quelle del mercoledì (anche qui è un po’ come la storia del late brunch), la fauna, sia maschile sia femminile, è variegata.

I poveri uomini non hanno la nostra stessa fortuna (credo di aver letto in giro di qualche gentlemen night, ma non sembrano essere così “convenienti” come le loro dirette concorrenti) e quindi partecipano alle ladies night come accompagnatori o come cacciatori alla ricerca di una preda.

Nel primo caso, ovvero quando sono accompagnatori, sta nella bontà e nella magnanimità dell’accompagnatrice passargli sottobanco un bicchiere senza farsi notare dal cameriere/poliziotto (in caso siate seduti al tavolo, fategli ordinare un bicchiere di vino che poi terrà gelosamente pieno per tutta la serata. Tanto non è che la cameriera/e può controllare l’avanzamento del bicchiere!) e cercare di fargli applicare il suddetto sconto anche alla cena del gentil donzello (in caso risulti troppo complicato, fategli ordinare la cosa meno cara. Normalmente non se ne accorgono che oltre ad un brodino si è mangiato anche una capra imporchettata). Il vostro accompagnatore vi renderà omaggio e vi guarderà come se foste una dea greca scesa lì per lui. O comunque potrete sempre riscuotere un favore in futuro, che può sempre servire.

Nel secondo caso, gli uomini cacciatori sono per la maggiore fighetti impomatati o, come si dice dalle mie parti (morti…ok non si può dire ma avete capito), alla spasmodica ricerca di qualcuna da portarsi a casa senza rendersi conto, che durante queste serate, sì hanno elevatissime probabilità di portarsi qualcuna a casa (vedi il Barasti…ah no, scusate. Al Barasti è sempre così ovvero, come dice una mia amica, “Se non rimorchi lì non è perchè sei cessa, ma perché non sei interessata“), ma non saranno certo a decidere, ma saranno le ladies in sala a decidere se ne vale la pena a meno. Come sempre dirà qualcuno. Su questo ho qualche dubbio.

Ma che donne frequentano queso tipo di serate? Partiamo di nuovo con la nostra lista di tipologie:

  • L’alcolizzata: ma secondo voi poteva mancare? Cioè, parliamo di alcool gratis e secondo voi, la nostra T-Rex barcollante su tacchi vertiginosi poteva mancare? Assolutamente no. Anzi, in questo ambient si orna di abiti succinti che al primo capitombolo ci deliziano della visione di tutte le sue grazie.
    Normalmente è solita frequentare le ladies night with unlimited alcohol: giustamente perché accontentarsi di un paio di drinks quando posso bere tutta la notte? Ed anche lei ha ragione, dopotutto.
  • La Vamp: sono quelle che frequentano solo i locali alla moda e che magari facciano mini stuzzichini con le calorie calibrate (che sennò ingrassano) e che bevono il loro drink con il dito alzato (neanche fosse un thé), scrutando costantemente la sala e le altre donne. Sulla loro faccia potrete leggere a caratteri cubitali le seguenti frasi “Ma come si è vestita quella? Ma pensa di essere allo zoo/mercato/centro sociale” perché per loro essere alla moda è una necessità non un mero suppelletto.
  • La “scostumata“: parente dell’alcolizzata e diametralmente opposta alla Vamp, la scostumata è facilmente riconoscibile per i suoi abiti profondamente hot e che lasceranno veramente poco all’immaginazione (sempre perché qui a Dubai siamo costrette a coprirci). Sono le predatrici della situazione: non le troverai mai in locali dove nella ladies night è previsto anche del cibo al tavolo. No, loro preferiranno sicuramente una ladies night come l’Aquara (alias ladies night allo yacht club. Alzi la mano chi sapeva che si chiamava così?? Non mentite, che lo so che non sapevate il nome) o come quella dell’Embassy, dove la percentuale di uomini sarà decisamente elevata. In fondo, sennò, loro che sono uscite a fare se tornano a casa a mani vuote?
  • L’esperta: sono le veterane delle ladies night, quelle che probabilmente le hanno provate tutte o comunque ti sanno dire di ogni ladies night procontro e sappiate che se uscite con loro, ed avete organizzato voi, sicuramente il posto non sarà per lei dei migliori e comincerà a sbobbinarvi una sequela di nomi di posti che, sempre secondo lei, sarebbero stati meglio, per quello o per quell’altro motivo. L’esperte ovviamente sanno che è sempre bene prenotare menzionando un fintissimo compleanno, compleanno che le regalerà una torta, una bottiglia di vino, un ulteriore sconto. Mai farsi cogliere impreparati!! (consiglio la stessa scusa per qualsiasi ristorante un po’ più chic del samosaro a Deira, nulla togliere al samosaro a Deira. Si rimedia sempre qualcosa..).
  • L’astemia: normalmente sono quelle che si chiedono come sono finite ad una ladies night dove l’unica cosa che servono gratis contiene alcool e loro non bevono, dovendosi quindi pagare anche la consumazione. Ricordate che state andando per la compagnia delle vostre amiche, non state finendo sul patibolo dove il popolo urla a gran voce il vostro nome. Sorridete e divertitevi. Altrimenti state a casa.
  • L’organizzatrice: nel gruppo c’è sempre quella che si propone di organizzare la serata, perché tanto lo fa sempre lei, e quindi acconsentiamo per una questione più che altro di pigrizia (che brutte persone che siamo…). Sono riconoscibilissime perché sono quelle che hanno la prenotazione a loro nome, quelle che arrivano per prime (all’inizio c’è sempre una “sfigata” che sta seduta al tavolo continuando a guardare la porta ed il telefono in attesa che arrivino le prime. E’ imbarazzante quel momento di attesa…sapevatelo) ma soprattutto quelle, che alla fine della serata, sebbene allegramente alticce, si occupano di fare i conti (che coraggio ragazza mia!!). Bisognerebbe fare un regalo a queste ragazze, anche perché sono quelle che accompagnano l’alcolizzata della serata ad espletare le sue “funzioni” al bagno aiutandola, come dire, a venirne fuori illesa.
  • La fomentata: quelle donne che non escono mai, che sono un po’ le novelline delle ladies night, ma che come bevono un bicchiere di vino partono e diventano l’anima della festa. Quelle che magari fanno le bibliotecarie (esistono biblioteche a Dubai? Mi devo documentare) ma che al primo sorso di nettare degli dei le troviamo sul bancone a cantare con il barman. Se vi informate, secondo me, sono disponibili anche per l’animazione di compleanni ed addii al celibato. Sicuramente la vostra serata non ve la scorderete mai!
    Ovviamente il suo doppio malvagio è la bacchettonatutti abbiamo l’amica così, quella che prima o poi dobbiamo portarci tutti perché sennò “pare brutto“. Altrettanto ovviamente guarderà la vostra amica fomentata come una salutista guarda un piatto di bucatini all’amatriciana. Io una cura ce l’avrei anche…

Al momento direi che questi sono i classici esempio di “donne alle ladies night“. Quello che mi sono sempre chiesta è come sarebbe una serata del genere in Italia? Cioè, noi che abbiamo il buon vino ed il buon cibo perché non abbiamo ancora esportato una così bella iniziativa.
E invece no, quelli famosi per discriminare le donne e fare la guerra all’alcool ci hanno pensato. Ma non ci vergognamo??

Cavolo, è martedì!! Eh niente, con i migliori propositi per questa serata di ladies night vi auguro di non ritrovarvi con una tigre nel bagno!!

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Tipi da….Brunch!

Sapete qual è lo sport nazionale a Dubai?

Sicuramente starete pensando alle corse di cavalli/cammelli, che sicuramente hanno un loro folto seguito, o al cricket, vista la sua popolarità nei paesi ex colonie del Commonwealth. Ma no, vi sbagliate.

Lo sport nazionale a Dubai è il Friday Brunch!

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Almeno una volta durante la vostra esperienza expat dovete provare un brunch. Ormai ce ne sono di tutti i generi, per tutti i gusti e per tutti i portafogli.

Principalmente il brunch si svolge al venerdì tra le 12.30 e le 16, anche se ultimamente è stato introdotto il late brunch, una sorta di “tempi di recupero” se il giovedì sera sei andato a dormire con un cammello per il troppo alcool e la mattina dopo non ce l’hai proprio fatta ad alzarti ad un orario decente o, ad essere tu stesso in condizioni decenti.
La terza opzione è il Saturday brunch, che normalmente considero come i supplementari: non è fico come andarci di venerdì, anche perché poi ti ci voglio vedere il giorno dopo in ufficio, ma ha comunque il suo fascino, visto che normalmente si prediligono BBQ sulla spiaggia.

Ma cos’ha di così affascinante il brunch?
Risposta semplice. Il cibo. E l’alcohol.

Il brunch riesce, con maestria, ad unire ottimo cibo e buon alcohol (anche se hanno fatto una simpatica variante analcolica, da usarsi quando la sera prima si è forse esagerato ma non si poteva disdire l’appuntamento preso all’ultimo momento. Quello è l’unico caso in cui il brunch è consentito farlo analcolico!) rendendo il tutto super fashion.

Trovare un buon brunch, dove la regola aurea della qualità/prezzo trovi la giusta armonia, non è sempre così facile, proprio a causa della vasta scelta, ma basterà usare i giusti siti internet per scovare quello adatto ai propri gusti. Oppure imparerete sbagliando.

La prima, e forse unica, regola che seguo quando vado ad un brunch, che sia a metà prezzo grazie a Groupon (non disdegnate questa opzione, perché ho amiche che vanno ovunque a prezzi stracciati) o a prezzo pieno, è mangiare e bere almeno il doppio di quanto si è pagato!
Anche se questo può voler dire indigestione o come etilico! Sono rischi del mestiere che bisogna correre. Soprattutto se il prezzo è sopra i 500 AED, cosa non tanto strana.

Ad un brunch, oltre a quanto detto sopra, ovvero cibo ed alcohol in quantità industriali, è possibile anche notare quanto sia differente la fauna che prefequenta questi eventi.

Gli uomini si dividono fondamentalmente in due semplici categorie: quelli in polo e bermuda e quelli in pantalone e camicia. Per il resto non c’è distinzione di sorta. Loro sono lì per mangiare, bere e cercare qualcuna da portarsi a casa nel post brunch.

Le donne invece forniscono un’ampia gamma di tipologie:

  • L’alcolizzata: prevalentemente di nazionalità British/american/Australian, ma pure le Italiane cominciano a darsi da fare (siamo sempre nazionalisti in fatto di gare…ed anche questa è una gara, dopotutto) che, dopo aver bevuto come pochi uomini sarebbero in grado di fare, barcollano tra i tavoli del buffet sui loro trampoli come dei T-Rex narcotizzati. Qualche volta, se si è fortunati, è possibile vedere anche un bel volo ad angelo, carpiato dai tacchi. Sfortunatamente, non sempre i fotografi sono pronti a cogliere ed immortalare tali piccole perle, ma nessuno portà mai cancellare dalla mia mente certe immagini (e non so se dire fortunatamente o sfortunatamente).
  • La bulimica: sorella dell’alcolizzata, predilige il cibo all’alcool e quindi potremo trovarla che passa da un banco del buffet all’altro per poi tornare sui suoi passi dichiarando “Non ho mai mangiato niente di così buono!”.
    Cara, hai detto la stessa cosa anche 10 portate fa quando provavi per la terza volta le ostriche e le aragoste alla catalana.
    Il suo ambient preferito è sicuramente la stanza dei dolci e la mitica fontana di cioccolata che fa tornare tutti un po’ bambini, solo che noi evitiamo di inserire una coppetta del gelato nella colata di cioccolata bianca, per poi berla come fosse una tisana detox. Ma a te i brufoli non vengono?
  • La mafiosa: avete presente i mafiosi che stringo mani e che conoscono tutti? Ecco, stessa cosa. Sono quelle talmente introdotte nel giro dei brunch e dei locali, quelle della Night Style Life, che non fanno in tempo a sedersi al tavolo ed ordinare il primo calice di Champagne (per loro solo Bubbly package!!) che comincia la processione per salutare, sorridendo, ringraziando e chiedendo consigli su quella o quell’altra festa. Normalmente hanno un blog (ahahahahah no, non sono io!) o comunque pubblicano continuamente la loro posizione sui vari social (vorranno farci sapere dove NON dobbiamo andare?) taggandosi in quello o quell’altro locale di tendenza.
    Io boh, se fossi al posto loro, farei mettere il numeretto come dal macellaio, o dal fornaio, vedete voi, e chiederei di essere disturbata solo dopo il terzo bicchiere. Ma non posso capirle certe cose. Non sono così introdotta nel giro.
  • La novellina: sono quelle ragazze alle prime esperienze con i brunch. Sono ancora così innocenti e carine. Le riconosci facilmente perché i loro piatti non sono mai stra pieni e sicuramente non usciranno barcollando dal brunch. Ancora non conoscono le gioie e la perdizione che possono dare questi eventi mondani. Ma basterà veramente poco ed anche loro cederanno al piacere del foie gras o delle escargot al burro. Nessuno ne può rimanere immune!!
  • La  mamma: è l’amica con pargoli al seguito che quando le dici “Oh, questo weekend volevamo andare a fare un brunch, sei dei nostri?“, la prima cosa che ti chiede non è certo location, costo, tipo di cucina…magari chi siamo? No, lei ti chiederà come fosse un mantra, quasi una preghiera “C’è la playarea?“.
    Ti sembro una con dei figli? Secondo te quando vado ad un brunch la prima cosa che guardo è la playarea?
    E niente…alla fine pure se non hai figli, se vuoi continuare a frequentare l’amica mamma comincerai anche tu a guardare se c’è un mini carcere per bambini, dove una “dolcissima” filippina si occuperà di loro, cercando di sedare le urla per non disturbare gli altri commensali. Il tutto si conclude in un misero fallimento.
    Ho visto pennarelli volare che voi umani non potete neanche immaginare (forse perché sto ancora cercando capire se erano veri pennarelli o era la mia esperienza di pre morte dovuta al troppo cibo/alcohol…).
  • La vegan/minimal/healthy: ok, io capisco tutto. Ma veramente capisco tutto. Capisco tutte le precendenti categorie ma questa categoria proprio non la capisco. Lasciatemi spiegare.
    Questa gruppo di donne sono le salutiste, quelle che non mangiano nell’ordine: carboidrati (ma la pasta di tofu sì…che coraggio), carne (poveri animali, poveri poveri animali. Sono così carini e noi che continuiamo a mangiare brutalmente della carne siamo degli orrendi mostri. Parliamone quando sei davanti ad un orso della brughiera marsicana che cerca di sbranarti. E’ ancora carino Winnie The Pooh??), insaccati (no ma che problema hai??? ma hai mai assaggiato il ciauscolo sul pane caldo? E ancora vuoi dirmi che non ti piace??? Ecco no, questo Maria non lo accetto!!), verdure non bio (dai forse forse questo ci può stare, ma in un paese dove la frutta sa di patate, e la verdura sa di patate e le patate non sanno di patate, sei proprio sicura le verdure bio, annaffiate non si sa con che acqua, siano così meglio? Scelta tua), e tutto ciò che è zuccheri.
    A parte il primo pensiero che mi viene in mente, ovvero ma che vivi a fare??? chissà che forza di volontà, la seconda cosa è: ma tu, che praticamente mangi aria e germogli, ma che vieni a fare al brunch? A giudicare me, che magari sto a dieta tutta la settimana e che quindi se decido che mi voglio mangiare un morbido panino al burro, mi devo pure sentire in colpa? No, ma ti prego spiegamelo.
    Che mentro mangi mi ripeti che quello mi ucciderà, che quell’altro mi ucciderà, che lo zucchero mi ucciderà. Vuoi vedere chi muore prima? Cavolo sei come quello della Mummia il film che continuava a ripetere Eh la maledezione, eh la maledizione, eh la maledizione. Che fine ha fatto? Eh niente…
    Ripeto: che vieni a fare al brunch? Semplice mostrare il loro fisico tonico e sperare di trovare qualche aitante uomo, magari ancora sul sobrio andante, che gli prometta viaggi, giri in barca e regali.
  • A questo gruppo possiamo aggiungere le celiache. Chi è che non ha almeno un’amica celiaca? Su, non mentite. Diciamo che almeno, loro, hanno un vero e valido motivo per rompere su quello che stanno mangiando, ma invece che dire continuamente “Quello ti ucciderà” al massimo ti dirà “Quello mi ucciderà ed adesso ucciderò te perché lo stai mangiando e mi fai rosicare“. Comprensibile.

Dopo la carrellata di esempi, in cui sicuramente vi riconoscerete (io mi riconosco in tutti, tanto grave? Ovviamente escludendo le salutiste!!), credo di poter dire che il vero spirito, secondo me, del brunch è l’avere la possibilità di passare un piacevolissimo pomeriggio con gli amici, mangiando e bevendo, ma soprattutto ridendo della settimana appena trascorsa. Il brunch è come se fosse una zona franca su tutti quelli che possono essere stati i pensieri che ci hanno reso l’ultimo periodo un po’ grigio.
Perché non c’è niente di più bello che unire cibo, buon vino e dell’ottima compagnia.