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Dimmi dove fai la spesa e ti dirò chi sei

Quando vivevo in Italia, una delle regole auree della Pasqua ed in particolar modo della Pasquetta era la certezza che tanto sarebbe piovuto e che sicuramente, a metà della braciolata con gli amici, ti saresti ritrovata a cercare un riparo di fortuna.

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Fortunatamente ora vivo a Dubai e sembrerebbe anche che l’inverno (perché sì, quest’anno c’è stato l’inverno) sia finito e quindi perché non organizzare un bella mangiata in compagnia?
Ovviamente, visto che la Pasqua cade sempre di Domenica, non ci sono possibilità di poterla festeggiare nel giorno giusto (a meno che non avete un capo fico come il mio che ci dà sia Pasqua che Pasquetta…) e quindi ci si adatta a farla di venerdì (per avere un safe day per riprendersi dalla “mangiata”) o di sabato (e poi sei costretto a farti di brioschi pesante per poter essere pronto e reattivo il giorno dopo).

Altrettando ovviamente la cosa che non è cambiata, e sono abbastanza sicura non cambierà mai, è la tempistica con cui si decide di fare qualcosa, che sarà al massimo una settimana prima. Qualcuno creerà una delle dannate chat di WhatsApp con la fatidica domanda: Che facciamo a Pasqua/Pasquetta?

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Quest’anno devo ammettere che è stato più semplice del previsto decidere dove andare e al menù ci ha pensato “l’amica che sa cucinare” che tutti abbiamo. Io, che al massimo so farmi due uova al tegamino, mi sono proposta di guidare per andare a fare la spesa.

E qua il dramma si è consumato!!!!

Perché dovete comprendere che a Dubai, per la vera donna che cucina, se vuole fare una spesa attenta all’ambiente, economica e con i prodotti migliori, non le basta entrare in un solo supermercato per svolgere tale funzione. NO. Bisogna pianificare il tutto che Risiko levati che ti faccio ombra.

Sempre più spesso nei vari gruppi Facebook si susseguono le richieste di consigli su dove comprare il pesce o la carne migliore, se è più buona la frutta locale o quella importata, organic sì o organic no, per non parlare del questione “acqua” e dei prodotti per pulire la casa (ricordo di qualcuna che aveva detto che si portava i detersivi dall’Italia…signora mia, usa quei kg per un bel pezzo di prosciutto, altro che sapone di Marsiglia!!). E non vi dico da quando è arrivata la Mulino Bianco nei supermercati, neanche fosse Natale!

Ed anche in questo caso Dubai offre possibilità per tutte le tasche, se non siete la mia amica che segue una routine schedulata per fare la spesa sulla base anche delle offerte attivate dalle varie catene.

Uno dei più famosi è sicuramente il C4.PNG disponibile in modo più o meno capillare su tutto il paese. Personalmente mi capita di utilizzare quello del Mall of the Emirates in caso di necessità di spesa abbondante dal momento che, ogni volta che sto per entrare nello store, partono nella mia mente i Carmina Burana e mi si avvicina uno spaurito Dante che mi ricorda “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate“. In pratica è una specie di buco nero dove entri che fuori è giorno ed esci che è piena notte.
Essendo una catena internazionale la qualità dei prodotti è abbastanza elevata ed i prezzi onesti, soprattutto quando si usano i prodotti del marchio.
Consigliato per: carne e pesce.

Allo stesso modo è molto diffuso anche il geant.PNG che si può considerare il diretto competitor del Carrefour in termini di qualità e tipologia dei prodotti, ma con una sezione dedicata all’organic ed alle altre cucine del mondo molto più fornita. Il bello del Géant sapete qual è? La possibilità di ordinare online quello di cui avete bisogno senza dover uscire di casa ed affrontare il mondo. L’importante è sempre quello di vivere nella zona giusta e quindi coperta dal servizio delivery (in pratica se hai deciso di risparmiare e vivere nel deserto, ti attacchi e prendi la macchina).
Consigliato per: pesce ed elettrodomestici.

Sfortunatamente queste due catene non vendono l’alimento più bramato a Dubai: il porco. In questo caso dovremmo affidarci a ChoithramsWaitroseSpinneys con i loro prezzi “a misura di tutti”: ogni volta che entro da loro ho l’impressione di essere da Bulgari, in particolar modo con gli ultimi due. Sicuramente ottima qualità (e visto quello che pago un petto di pollo minimo deve essere un pollo massaggiato in stile wagyu ed in più gli fanno sentire la musica classica così non si stressa) ma non eccelsa da giustificare il prezzo. Per quanto riguarda la zona che ci interessa di più, ovvero il sexy shop del GCC, purtroppo il personale del banco del fresco non ha le capacità per svolgere tale mansione: con quello che pago il crudo se mi fai una fetta da un etto te lo tiro dietro, a maggior ragione se mi ci lasci la cotenna.
Stesso problema che si presenta anche nella catena Al MayaPark and Shop, che dispongono anche loro di maiale, ed anche di ottima qualità. Consiglio personale: lasciate perdere quello che vendono al West Zone perché fino ad oggi ha sempre avuto un colorito tendente al verdognolo.

Se però volete fare un’esperienza un po’ trasgressiva per degli expat vi consiglio i supermercati lulu.PNG: frequentati prevalentemente da indiani e filippini, questa catena ha dei prezzi super competivi e continue offerte. Secondo fonti certe pare abbiano la carta igienica al prezzo più basso sul mercato…sapevatelo!!
Ottimi prodotti anche al banco del fresco, se consumati in breve tempo (specialmente il pesce ed il pollo) ma con un montone ed un agnello di una qualità che neanche alla Sagra dell’arrosticino (va beh…non esageriamo).

Se poi siete delle persone super healthy, attente all’ambiente e sempre alla ricerca della frutta e verdura più fresca l’unica soluzione saranno gli Organic shops dove potrete trovare alimenti importati di ottima qualità al semplice costo di un rene. Ma che ci vogliamo fare, è organic. Per la mia esperienza ho scoperto recentemente che l’Organic Food&Drinks in The Greens pare abbia la miglior sezione di porco di tutta Dubai. Queste sono notizie che è importante sapere!

E adesso una domanda di cultura generale: sapevate che Union Coop (per capirci i pionieri nel portare lo stracchino in town grazie alla sezione di cibo italiano) ed Emirates Cooperative Society (per gli amici Co-op) sono due entità totalmente diverse??? In entrambi i casi parliamo di supermercati prevalentemente frequentati da locals, tant’è che se decidete di venerdì di andare a fare la spesa nell’ora della preghiera vi inviteranno a pagare ed uscire dal supermercato.
Ovviamente non c’è una volta che me lo ricordi.

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Ma diciamoci la verità, offerte o non offerte, per quelli come me che odiano il genere umano nel weekend (fateci caso, la gente nel weekend che frequenta i supermercati sembra perdere completamente il proprio Q.I.), per quelli che si dimenticano di fare la spesa, per quelli che vanno a fare la spesa e pur avendo la lista della spesa si dimenticano di comprare le cose, per le mogli che non si fidano dei mariti (o non hanno tempo di stare al telefono a spiegare ogni 10 minuti cosa devono comprare) o per quelli che semplicemente non c’hanno voglia, la più grande invenzione, dopo il delivery (diciamo tutti insieme grazie ai grocery sotto i nostri palazzi o comunque vicino casa che ti portano a casa la spesa anche se hai ordinato una busta di patatine), che ha salvato molti di noi anche dalle peggiori situazioni (ricordo di un tipo che confessò di aver chiamato il delivery per farsi portare una scatola di profilattici…a mali estremi, estremi rimedi) sono gli shops online che si stanno diffondendo sempre più spesso sul territorio.
Questi negozi permettono di acquistare online dalla frutta e verdura alla buste di Pan di Stelle (ebbene sì amici….si trovano anche online) e vi consegnano tutto comodamente a casa.

Ma tutto questo panegirico sulla spesa e su dove farla quando basta prendersi una bella maid a casa, ovviamente offerta dal servizio pubblico statale, che si occupi di tutto. Ah non l’hanno detto alla tv che ora abbiamo inclusa nel pacchetto lavorativo la maid?

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Customer Service…come farsi complicare la vita

Qualche giorno fa, durante la colazione, stavo leggendo un articolo su Expat Woman su “14 Things you feel after leave Dubai” che mi ha fatta sorridere perché purtroppo già ora, quando mi allontano da Dubai, mi rivedo senza vergogna nelle situazioni descritte ed in particolar modo io avrei anche aggiunto gli addetti ad imbustare la spesa. Volete forse negare di aver mentalmente imprecato nell’aprire le buste della spesa?
Secondo me gli fanno un corso su come aprirle in tempo, evitando che tu sia ancora là con la prima, mentre la cassierà ha già passato tuta la spesa. Che imbarazzo!!!

Ma sebbene Dubai abbia il pregio di cercare di renderti la vita il più semplice (vogliamo negare che noi amiamo il valet parking e quelle poche volte che capiti a Trastevere con la macchina vorresti morire per l’assenza di questo fantasmagorico servizio) e sicura possibile (in qualsiasi paese in cui io mi trovi al di fuori della zona del GCC guardo tutti con circospezione

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allo stesso tempo è capace di farti saltare in aria tutti i nervi allo stesso tempo. In che modo? Ma ovviamente, con il customer service.

Ogni volta che realizzo che devo contattare il servizio clienti mi viene un colpo al cuore perché so che le tue probabilità di uscirne con le informazioni giuste, senza aver perso almeno un paio di anni della tua vita sono veramente molto molto basse.

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Proprio questa mattina ho dovuto contattare il customer service della Emirates: subito dopo aver effettuato il check-in online il mio capo mi ha chiamata dicendomi che dovevo spostare il volo di una settimana. Attimo di odio a parte, ho cercato il mio bel numeretto e mi sono messa in attesa pensando di risolvere la cosa in breve tempo, visto che avevo avuto la stessa necessità qualche settimana prima dall’Italia. Eh niente…Dubai è un mondo difficile.
Inizialmente l’impiegata 1 ha solertmente dichiarato che fosse impossibile farlo (mi sono immaginata la sua faccia schifata nel dire “No, Ma’am. It’s not allowed” perché non so se ci avete fatto caso, ma quando chiedete qualcosa che non si può fare o non hanno, nel dirlo fanno sempre una faccia un po’ schifata, come se gli avessi raccontato della volta che hai vomitato), al mio farle notare che in realtà era una cosa che avevo già fatto mi ha messa in attesa (procedura standard quando non sanno qualcosa e decidono di chiedere aiuto da casa o all’impiegata 2 che ne sa meno della prima).

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Dopo un’attesa di almeno 3 minuti, Impiegata 1 torna da me con un “Yes, Ma’am. You’re right” e si arma per modificare la prenotazione con almeno 3/4 pause per chiedere conferma sulla procedura.
Sappiate che quando chiede il consulto le probabilità di errore o blocco del sistema sono immense.

Fortunatamente il problema è stato risolto abbastanza serenamente, anche se sono stata messa in attesa nuovamente quando ho chiesto se nella stessa chiamata potevo anche spostare il volo. Eh niente, lo so che me le vado a cercare io.

Ma gli attimi peggiori si vivono indubbiamente quando devi contattare quelli di Du o di Etisalat: sono abbastanza sicura che a pari merito con quelli della banca (su cui torneremo più tardi) siano il peggior customer service mai esistito. Ogni volta che per qualche motivo sento il bisogno di contattarli o, peggio che mai, recarmi nei loro negozi so per certo che non avrò risolto il problema. Mi fanno venire in mente quello che il mio professore di Educazione Tecnica ci diceva alle medie “Siete talmente broccoli che se vi chiamo Dove vai? voi mi rispondete Mangio cipolle” (Prof. se per caso sta leggendo, le chiedo formalmente scusa!!) perché tu vai là con le migliori intenzioni nel cercare di risolvere il problema e loro te lo complicano per magia.

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Se poi gestisci un corporate account apriti cielo: ogni volta fanno l’esame calligrafico della tua firma per essere sicuro che tu sia autorizzato a pagare (cioè…vi rendete conto!! Io voglio darvi dei soldi!!!) e sicuro mancherà l’autorizzazione su qualche nuovo modulo che hanno introdotto da due ore.
Comunque preparatevi psicologicamente a passare almeno un’ora nello shop, ora che si triplica nel weekend. Secondo me vendono carammelle sotto banco, sennò non si spiega tutta la gente che c’è sempre.

E veniamo alla banca che in questo paese è stata pensata da Satana in persona: se tu hai bisogno di qualcosa sappi che in qualsiasi caso, anche se sembrerà essere una passeggiata, a te mancherà sicuramente un documento e sarai costretto a tornare. E non esiste una banca migliore delle altre, ma potete pensare che forse esiste quella che fa un po’ meno pena delle altre.
Recentemente ho assistito alle peripezie di una mia amica nel richiedere una carta di credito: partendo dal presupposto che in questo paese il plafond della carta di credito è in media 3 volte lo stipendio che si percepisce (poi ci si chiede perché in tanti si ritrovano a scappare perché non in grado di coprire il debito), è possibile richiederla presentando un salary certificate e compilando pile di documenti senza neanche veramente leggerli (male, molto molto male!!). L’addetto della banca vi dirà “No problem” e voi uscirete molto sereni dalla filiale convinti che le storie che avete sentito sono solo un’esagerazione.
Poveri illusi. Da questo momento in poi partirano le chiamate dei sales della vostra banca che cercheranno di farvi firmare il contratto di apertura di una carta con loro ed a nulla varranno le vostre proteste in cui farete presente che avete già fatto richiesta (peggio mi sento se non avete fatto la richiesta della carta al momento dell’apertura del conto, perché come minimo una chiamata a settimana non ve la leva nessuno) e che probabilmente aprire più richieste contemporaneamente non sarebbe di sicura utilità.
La mia amica ha finalmente ricevuto la sua carta ma ha vagamente paura ad usarla perché le hanno raccontato che se poi la usi troppo ti chiamano dalle altre banche per acquistare il tuo debito e tu rientri nel loop delle chiamate.

Per non parlare di quando chiami per prendere un appuntamento, che sia dal medico o al consolato: tempi di attesa eterni. O almeno così dicono. Ogni volta si ripete lo stesso siparieto: chiedi informazioni su come richiedere un servizio ed alla domanda sulle tempistiche rimangono normalmente sul vago per poi dirti che ci vogliono almeno 10 giorni. Quando hai l’appuntamento? Il giorno dopo.

Che poi considero customer service non solo il servizio clienti tout court, ma anche l’attitudine verso il cliente, cosa che qui fondamentalmente manca. Gli viene dato uno schema da seguire e loro lo fanno senza rendersi conto che, per semplificarsi la vita, gli basterebbe uscire anche di poco dal seminato. Ma capisco anche il “Che ci guadagno a fare qualcosa di diverso?“.

E noi invece come che customer sia diventati vivendo in questo bellissimo parco giochi dove tutti cercano di renderci la vita semplice? Dove ogni tanto assisto a scene di donne che inveiscono contro le povere cameriere perché hanno il ristorante fully booked o perché magari è stato commesso un piccolo errore?

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Tutta la verità, nient’altro che la verità

Ormai se non vieni a Dubai, anche solo in vacanza, non sei nessuno. E questa cosa spesso e volentieri mi spiazza, ma forse dipende dal fattore che per me questa è “casa” o comunque la città dove sto lavorando. E verso cui, ciclicamente, mi sento insofferente.

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Odio ed amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
Non lo so, ma sento che accade e mi tormento”.

Così diceva il buon Catullo, che pace all’anima sua è finito sui cioccolatini della Perugina. Che finaccia che hai fatto amico mio.
Ma se mi chiedono “Com’è Dubai? Ti Piace?” dopo tutto questo tempo credo che siamo gli unici versi che possono definire il mio rapporto con questa città.

Questo weekend mi sono trovata con degli amici a Beirut e con noi c’erano ovviamente persone che non conoscevo. Mi sono sentita una specie di fenomeno da circo ogni volta che qualcuno mi diceva Ah ma tu sei la famosa amica che vive a Dubai! E come ti trovi? Ti piace? Ti vesti di nero? Ma porti il velo?

Superata l’iniziale fase delle domande tipiche che mi sento rivolgere abbastanza spesso da quando sono qui, mi sono resa conto che putroppo viene sempre più spesso data un’idea estremamente falsata di quella che è la reale vita in questo paese, a partire dai nostri salari.

Ormai è impossibile negarlo. Ovunque, nei gruppi di “italiani a Dubai”, impazza la “Dubaimania” e tutti professano questo amore incondizionato, spassionato e spesso decennale per questa città. In pratica amavano Dubai quando Dubai era formata dalla Sheikh Zayed e dal palazzo della Toyota

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Escludendo i classici errori legati al rapporto della donna con la cultura locale, come la questione del velo e le varie libertà in generale, la principale fonte di errore è l’idea che in questo paese il lavoro caschi dal cielo e che anche se non hai nessuna specifica qualifica, comunque ti pagheranno a peso d’oro (potrebbe essere la spiegazione dell’innaturale e costante aumento di peso in questo paese).

Sempre più spesso leggo nei vari gruppi su Facebook richieste di aiuto nel trovare lavori non specializzati e non qualificati da parte di persone con una scarsissima, se non nulla conoscenza della lingua inglese, abbagliati dalla convinzione che saranno pagati molto ma molto di più che in qualsiasi altro paese del resto del mondo.

La cosa ancora peggiore che mi è capitata di leggere è la rabbia e maleducazione che si scatena nei confronti di chi cerca di mostrare e spiegare quale sia la realtà lavorativa. Addirittura in un caso, il diretto interessato ha smesso di essere aggressivo e di ripete “Se non ti trovi bene perché stai ancora là“, che ormai è l’unica reale risposta che ci viene data, solo quando uno dei partecipanti ha deciso di scrivergli quello che voleva sentirsi dire, ovvero che gli stipendi sono altissimi, che noi dopotutto non lavoriamo così tanto e tutte le società, solo perché siamo italiani, ci pagano meglio degli altri.

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L’Istituto Luce ci ha fornito quest’immagine di repertorio del 16 Agosto 2016. E vorrei onestamente analizzare dove sono le primarie pecche di questa conversazione, se non calcoliamo che l’intera conversazione è aberrante.

  1. Mi sono appena laureato: già si parte male. La stragrande maggioranza dei lavoratori ha Dubai ha comunque un bagaglio culturale e lavorativo di qualche anno. Sono veramente pochi quelli che iniziano la propria esperienza lavorativa in questo paese riuscendo ad avere allo stesso tempo un salario che possa essere considerato dignitoso (ed anche su questo argomento ce ne sarebbero di discussioni al riguardo).
    In tantissimi infatti vengono a Dubai per molto meno di 5,000 AED che è vero che corrispondono a 1,250 Euro ma per gli standard ed i costi di questa città diciamo che non stiamo messi molto bene.
  2. Sarei disponibile a venire a fare qualche consulenza: consulenza di cosa perdonami? Consulenza su come compilare i moduli della richiesta tesi? Consulenza su come fare il risvoltino ai pantaloni? Questa affermazione mi mette seriamente in difficoltà. Evidentemente la mia mente non è così elastica.
  3. No qualche sfigatino che non possa garantire almeno 5/6000 euro più benefits:
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    Ti vorrei sempre ricordare che sei un neo laureato e se tanto mi da tanto vuol dire che, per il ragionamento, un individuo con almeno 10 anni di esperienza deve avere uno stipendio 10/15 volte superiore.
  4. Avventura di un annetto: tenendo presente il costo che le società sostengono per fare i visti, sono abbastanza certa che nessuna società assumerebbe un individuo, oltretutto neo laureato e quindi con un knowhow lavorativo di un bambino, per un annetto giusto per allungare il cv e perfezionare la lingua (quindi tu oltretutto l’inglese non lo sai neanche bene!! perché, sebbene l’arabo sia la lingua ufficiale nel paese, senza inglese, lavorativamente parlando, non si va da nessuna parte).
  5. I benefits: le cose sono cambiate moltissimo negli ultimi anni. Se nel passato le società erano disposte a coprire tutti i costi, compresa casa, assicurazione per le famiglie, scuole e macchina, pur di convincere i propri dipendenti a spostarsi a Dubai, oggi è quasi come se fossero i lavoratori a pagare le società per assumerli, vista l’attuale elevata disponibilità di persone che accetterebbero un lavoro qui anche per molto meno di quello che è la media salariale (il grande male di ogni economia).
    Ormai solo i grandi gruppi, tra cui i grandi gruppi “nazionali”, offrono pacchetti salariali al di sopra della media, ma la stragrande maggioranza delle società offre salari omnicomprensivi.

Ovviamente questi 5 punti non sono legge e molte volte si può anche possedere il famoso fattore C e si riesce a trovare una società disposta a pagare casa, macchina, scuole, figli, moglie, etc etc senza battere ciglio ma questi sono casi, molto spesso legati all’esperienza ed alle qualifiche che si posseggono in quel determinato settore e lavoro.

Quello che invece considero obbligatorio (ma perché lo dice la legge) è l’assicurazione sanitaria per il dipendente (quindi se ve la mettono tra i benefit già stanno cercando di vendervi del fumo). In un paese in cui la sanità pubblica non esiste, visto che anche negli ospedali governativi si paga (meno ma si paga), l’assicurazione sanitaria è una delle cose più importanti (fondamentale anche se siete solo qui in vacanza o alla ricerca del lavoro) perché in caso di necessità potreste veder sfumati i vostri risparmi ed oltre nel giro di pochi minuti. Sulla qualità e copertura dell’assicurazione, purtroppo, non c’è regolamentazione e quindi la vostra società potrà fornirvene liberamente una che copra a malapena il raffreddore.

Per quanto riguarda il salario medio, non mi considero esperta di ogni settore e quindi, quando amici mi chiedono quale sia per la loro professione, consiglio sempre di controllare siti internet di società di recruitment che operano su questo paese, che annualmente stillano una classifica indicano quale sia il range di salario per le varie categorie.
Mai fidarsi dei siti italiani visto che ultimamente ho l’impressione che descrivano un paese totalmente diverso. Giusto qualche giorno fa ho letto che chi lavora come lavapiatti qui prende anche 3000 euro. Suppongo di aver fatto delle scelte lavorative sbagliate nel mio passato.

Purtroppo i lavori manuali più semplici, come gli operai, facchini, lavapiatti etc, sono svolti prevalentemente da indiani, pakistani e filippini che vengono pagati con salari decisamente bassi (e quando parlo di salari bassi mi riferisco ad un massimo di 500 euro) condividendo camere con altre persone
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(un po’ estremo ma c’è anche questo)

Quindi, per favore, quando alla TV vi dicono che il lavoratore medio prende 6000 euro al mese e che ha la casa e macchina pagata dalla società, che neanche richiede la sua presenza in ufficio perché comunque a Dubai c’è sempre il sole ed è giusto stare molto tempo fuori (dicono rinforzi le ossa), ed anzi ci danno degli incentivi economici, vi prego non credeteci perché quando poi pubblicate il vostro annuncio su Facebook risultate un po’ fessacchiotti.

Che lavoro faccio per sbancare il lunario a Dubai che critico, amo et odi, e che ho imparato a conoscere negli anni? La PA (Personal Assistant), ovvero quando hai una madre che odi perché cerca di occuparsi della tua vita ma paghi un’altra persona per farlo.

 

Expat di serie A ed Expat di al mare…

Il Ministro Poletti, neo nominato Ministro del Lavoro, ha recentemente dichiarato che non sono sempre i migliori ad andare via dall’Italia e che alcuni di quelli che hanno lasciato il Bel Paese dopotutto hanno solo fatto bene all’Italia perché è meglio non averli tra i piedi.

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Sicuramente sono state delle forti affermazioni da parte di un Ministro che rappresenta un settore fortemente problematico dell’Italia. Settore che nel 90% dei casi ci ha spinto ha lasciare la barca che affondava perché le nostre capacità, e non parlo di genialità ma di banali capacità acquisite in anni di studio (gli italiani studiano per un totale di 18 anni…avete presente???), non hanno la possibilità di essere espresse perché non c’è lavoro (un altro Ministro c’aveva definito choosy qualche anno fa…in pratica la colpa è sempre nostra).

Ma ci siamo mai chiesti come veniamo visti noi italiani a Dubai?

Nell’immaginario collettivo, qualcuno che lascia il proprio paese per andare a lavorare all’estero normalmente lo fa per andare in Inghilterra, in Francia, in Germania e qualcuno anche nelle fredde terre di Danimarca e Svezia. Anche America ed Australia sono considerate destinazioni degne di nota e seriamente prese in considerazione in caso di ricerca di lavoro.

In fondo, ci vuole coraggio per andare a vivere da solo, con tutte le difficoltà del caso: la lingua, il dividere una casa, lo spostare famiglia e far capire ai propri figli che in parte lo si fa per loro (grazie parents per aver fatto questa scelta tanti – non così tanti ovviamente – anni fa), la burocrazia e tutto quello che ne consegue, comprese il pagare le tasse (ho scoperto che in alcuni paesi del nord Europea, senza la loro “carta d’identità”, che ti danno solo a determinate condizioni lavorative, non sei NESSUNO!!).

Insomma, anche se molti criticano la scelta di lasciare casa, dopotutto, e sappiate che lo negheranno fino alla morte, ci ammirano per il coraggio e per la determinazione delle nostre idee.

Ma la verità è che tutta questa ammirazione e tutto questo coraggio svanisce nell’esatto momento in cui diciamo di esserci trasferiti a vivere a Dubai per lavoro. Superato lo scoglio di quelli che finalmente hanno capito che non vivi in Arabia Saudita e che quindi non stai vivendo in un paese in cui sono violentata psicologicamente ogni giorno della mia vita, ci troviamo a doverci confrontare con quelli che non hanno ancora capito che le belle storielle che descrivono questo paese con l’Eldorado, come di gente sempre felice e sempre abbronzata, di gente che per il solo fatto di stare qua guadagna chissà quali cifre, sono purtroppo appunto storielle.

Ovviamente nessuno nega che se siamo ancora qui dopo tutti questi anni qualcosa di positivo ci sia

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ma purtroppo Dubai non è più il paese del terzo mondo strapagato di 10 anni fa. E quindi è mio dovere aprirvi gli occhi su quello che è realmente Dubai soprattutto per chi ci vive (almeno mi evito di ripetere le stesse cose ogni volta che malauguratamente metto Dubai e lavoro nella stessa frase).

Esattamente come tutti gli altri, noi andiamo a lavorare 5 giorni su 7 e molti di noi 6 giorni su 7 ed esattamente come tutti gli altri, facciamo le nostre 8 ore al giorno, che in molti casi diventano decisamente di più (la leggenda narra che tu sappia l’orario di entrata in ufficio e non quello di uscita).

Esattamente come tutti gli altri, noi ci dobbiamo confrontare con le differenze linguistiche determinate proprio dal suo essere così multiculturale perché vi assicuro che all’inizio capire l’indiano che vi parla in inglese e nel frattempo ti distrae muovendo la testa non è così semplice, come non lo è capire un vero madrelingua in Inghilterra.

Esattamente come tutti gli altri, siamo lontani dalle nostre famiglie e dai nostri cari e ci sarà pure Emirates che piace tanto a tutti, ma sempre lontane sono. E il biglietto non lo trovate di certo con mamma Ryanair che tanto bene ci aveva abituato ai suoi voli a 10.00 euro tasse comprese.

Quindi noi non andiamo al mare tutti i giorni come ci immaginate, solo perché a Dubai c’è il mare e fa sempre caldo perché comunque ogni tanto in ufficio dovremmo andarci, almeno per farci pagare lo stipendio. Secondo voi uno che vive a Southampton o a Bournemouth va al mare tutti i giorni solo perché c’ha il mare? E di conseguenza non guardateci scandalizzati quando in pieno agosto siamo bianche perché probabilmente non vediamo il sole da mesi a causa del caldo.

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Inoltre, a differenza di quello che è credenza comune non ci pagano in lingotti d’oro anche se non siamo capaci di aprire una macchinetta del caffè solo perché siamo italiani e siamo capaci di arrangiarci a fare tutto. La parte della gavetta principalmente la si fa in tanti altri paesi del mondo e si riesce anche a sbancare il lunario. Qui se sei uno stagista le probabilità che tu possa percepire più di 5000 AED sono veramente poche.
E no, vi prego non venitemi a dire che sono comunque 1,500 euro e che nessuno stagista in Italia prenderebbe questa cifra perché onestamente in Italia con 500 euro al mese trovo una camera nella zona universitaria tasse comprese…qui con la stessa cifra forse ci prendi un letto in condivisione con altre 4 persone.

Ci sarebbero così tanti miti da sfatare, tra cui economia e regime politico, che probabilmente potremmo tranquillamente arrivare a Natale dell’anno prossimo a disquisirne. Quello che purtroppo ogni volta emerge dalle mie conversazioni sulla mia presenza qui a Dubai è che ci siano expat considerati di serie A ed expat considerati di serie B e che purtroppo siamo totalmente assuefatti dalle storie che ci raccontano i telegiornali ed i documentari senza riuscire più a vedere oltre la bella facciata.

Volete venire a Dubai perché questo è il vostro sogno da tutta la vita, venite qua ma non in vacanza che in vacanza è sempre tutto bello e perfetto, perfino le relazioni. Venite qui e vivetevi la città come la viviamo noi, con i nostri problemi, e provate ad andare oltre il grande parco giochi. Solo così potrete capire che noi siamo Expat esattamente come gli altri.

 

Quando la tua prova costume dura più di una sessione d’esami…

Come tutte le estati che si rispettino a Dubai, la tua bacheca Facebook si riempie di foto di amici e parenti felici e sorridenti in vacanza, per la maggiore allegramente sdraiati in qualche meravigliosa spiaggia sorseggiando un gustoso cocktail, mentre tu probabilmente sarai seduto dietro una scrivania sotto il getto dell’aria condizionata tarata a menopurealpolosentonomenofreddo sognando le vacanze appena finite o in trepidante attesa di quelle che devono ancora arrivare (non siamo tutte mamme che si fanno 2 mesi di vacanza…e questi sono gli unici momenti della mia vita in cui rimpiango di aver scelto di fare la zia super fica).

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In tutto questo c’è sempre il caldo che ormai fa da contorno, anche un po’ invadente, alla tua vita ma ormai ne sei consapevole (che poi, io qui lo dico e qui lo nego, quest anno non è che fa proprio così caldo) e che ti spinge a trovarti degli hobby che possano intrattenere la tua vita: le ladies night ci sono ma fa troppo caldo per bere e poi sudare come un procione la notte, mangiare ti fa lo stesso effetto

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hai binge watchato tutte le stagioni di Gilmore’s Girl in attesa del revival (quando in pratica hanno finito le idee ed i produttori usano vecchie glorie) prendendo magicamente 10 kg solo per averle viste mangiare e hai praticamente finito Dottor House su Netflix, ma soprattutto conosci i tuoi limiti in fatto di lavori manuali (da bambina ero sempre quella che la colla la sniffava o se la metteva sulle mani….e direi che così si spiegano tante cose).

Insomma, mi era rimasta una sola cosa da fare: darmi allo sport!!

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Anche perché nel resto del mondo, la famosa “prova costume” dura 2 massimo 3 mesi ma qua vivi come in un’eterna sessione d’esami! Tutti a dirti come sia bello vivere in un posto caldo e la possibilità di andare sempre al mare, ma come fanno a non pensare alle conseguenze: 9 mesi di addominale tirato e 9 mesi di cerette!

Quindi da brava “studentessa” ho provato ad andare con un’amica in palestra, ovvero quella stanza piena di attrezzi che praticamente tutti i palazzi hanno e che fino a questo momento avevo frequentato forse 4 volte in un anno, per fare un po’ di treadmill: dopo i primi 10 minuti mi sono sentita come un criceto dentro la ruota. Una tristezza infinita!!
Quindi ho scaricato un paio di App per fare esercizi mirati a tonificare quello, sollevare quell’altro, ma al terzo addominale direi che ho disinstallato e sono scesa a bermi un fruttalo per reintegrare i liquidi persi.

Quindi un po’ demoralizzata, ho organizzato una spa con le amiche, nella speranza che un bel massaggio facesse il miracolo, e una di loro ci rivela il segreto della sua forma fisica: Guavapass.

Il primo pensiero è stato: Si mangia? ma poi vedendo il tipo (non devo dare spiegazioni, tutte abbiamo l’amica sportiva e fisicata, e se non ce l’avete….beh, probabilmente siete voi!) ho supposto che non fosse così. In pratica, scaricando questa applicazione e pagando un abbonamento mensile, che tutto sommato non mi sembra così esagerato se paragonato ad un mese di Virgin in Italia, si ha la possibilità di accedere a diversi studi e palestre in giro per Dubai e di prenotare 3 lezioni gratuite al mese.

Con la mia amica, non quella palestrata, ci siamo guardate ed abbiamo deciso che tanto finora di soldi ne avevamo buttati tanti nelle varie palestre per abbonamenti mai usati, che alla fine un altro tentativo non ci avrebbe certo mandate fallite.

aaaaaaaaaaaa come mi sbagliavo!!!

Ma partiamo dai CONTRO:

  • L’amica palestrata ci ha convinte ad andare ad una sessione di…non so come chiamarlo…”girone della morte“? Per la prima lezione abbiamo optato per 30 minuti di cardio (quando il tuo cuore batte talmente veloce che manda direttamente un segnale acustico al 999 e ti aspetta l’ambulanza direttamente all’uscita) in una buia Warehouse. Dopo i primi 5 minuti ho abbandonato sconfitta la lezione e c’ho messo una settimana a riprendermi.
    In pratica se volete cominciare non fate da 0 a 1000 come ho fatto io.
  • La prenotazione: in molti casi è fondamentale prenotare con largo anticipo le tue sessioni, soprattutto quelle più richieste, perché se questa mattina ti alzi e decidi che vuoi fare Bounce Fit in pratica ti attacchi visto che mi sono ritrovata a prenotare una settimana per l’altra per trovare un posto.
  • Legata alla prenotazione c’è un altro dramma esistenziale: la cancellazione!! Se decidi che No, oggi niente sport, oggi mi sfondo di pizza lo devi decidere almeno 12 ore prima sennò l’App ti applica una penale pecuniaria. In pratica Lasciate ogni speranza o Voi che entrate perché una volta che sono passate le 12 ore è fatta, non si torna più indietro.
  • Se come me ti sei sempre dedicata a sport sedentari, come il giro della pagina del libro o il lancio del coriandolo in posizione supina, oltre al mensile ti ritroverai a pagare per il tappetino di pilates, le fasce per la box, i calzini per tenerti caldi i piedi quando fai inversion (perchè yoga normale ormai non fa più tendenza), il lucchetto e l’asciugamano per tamponare il sudore. In pratica con i soldi spesi per queste cose ci pagavo la lipo e risparmiavo tempo e fatica.
  • La mia famiglia quando ho raccontato loro di questa nuova esperienza hanno chiamato direttamente l’esorcista. Qualche amica in Italia ha chiesto foto per provare quello che stavo dicendo…insomma…grazie della fiducia!
  • Il resto del mondo: il giorno che comincerai a fare sport incontrerai tutti quelli che conosci, compresa la vicina bona che dopo un’ora di esercizi sarà perfetta come appena sveglia mentre tu sembrerai il Gobbo di Notre Dame dopo che ha preso un acquazzone.
    La vita può essere molto cattiva!

Ovviamente ci sono anche dei PRO:

  • La possibilità di scegliere varie discipline ti spinge a cambiare continuamente attività e quindi non c’è il problema della noia….o così mi dico per convincermi ad andare almeno tre volte a settimana.
  • Sebbene le sessioni di cardio mi faccia domandare se nella mia vita precedente io abbia fatto del male a qualcuno, ora quando il venerdì vado a un brunch e mi attacco al banco dei formaggi mi sento decisamente meno in colpa e per premiarmi dell’esercizio appena finito mi concedo un bicchiere di vino guilty free che ha decisamente un altro sapore.
  • Non l’avrei mai detto, ma la palestra è decisamente un luogo di acchiappo da non sottovalutare. Vero è che tu non sembri un Angelo di VS ma se vi trovate decenti dopo una sessione di 90 minuti di bikram yoga (yoga dentro una stanza riscaldata con una percentuale di umidità del 80%…mio padre mi ha chiesto perché pago quando mi basterebbe mettermi sul balcone gratis. Caro papà, hai ragione anche te…) potrebbe anche essere quello giusto!
  • L’ho già detto che poi puoi mangiare senza sentirti in colpa?

In buona sostanza a questo nuovo servizio sportivo darei un meritato 7, prima di tutto perché se ha convinto me ad abbandonare il divano per 3 volte a settimana può veramente fare miracoli, e poi perché dopo tutto a Dubai, se non hai fatto almeno una lezione di Pole Dance non sei nessuno, quindi questa è l’occasione buona per iniziare.
Al momento sono alla mia terza settimana (questa affermazione fa tanto alcolisti anonimi)…richiedetemelo tra un mese che ne penso….

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Where is my hairdresser?

Have you ever had a bit of a downturn in your life, maybe a time when you were looking for a change? Or maybe a period when you were not sure exactly what you wanted, and things went from bad to worse when a personal relationship that had started so well crashed headlong into a brick wall?
If the loving cares of your female friends, who never shy away from telling you “get up from bed before you develop bedsores, and please do shower – you really, really need it”, are not enough, if the 20 AED wine bottle which you just finished off (and maybe you should have gone for something a little less cheap… as your heartburn is painfully reminding you) did not quite work as expected, there is only one thing left to cheer a woman up: a trip to the hairdresser.

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Going to the hairdresser is like a rite of passage, a kind of magic we are waiting for to put an end to a time in our lives where there are far more “down” days than “up” days. Going to the hairdresser should be the healing balm for our spirit, an enchanted place where they read our minds and give us that extra touch to start our day with renewed vigor. Not unlike the fairy godmother of one of the many cartoons they made me watch (and I am still wondering where mine is… I can only assume that she has my same sense of direction, and therefore got hopelessly lost).

Alas, we live in Dubai, and this miracle does not always come true (or, should I say, almost never). Maybe it’s the language, maybe it’s old traumatic events, maybe even we ourselves don’t really know what to expect from our hair, maybe it’s the steep prices, maybe it’s one of a hundred other reasons, but going to the hairdresser here is, at least for me, a game of Russian roulette with a loaded gun. But as I always say: I like to live dangerously.

When I first came to Dubai I had firmly decided that, after many tragic experiences in other countries, nobody would be allowed to touch my hair except for my Italian hairdresser (and to be honest he did his share of damage, but everyone deserves a second chance, even someone who told you “relax, I will only snip away the damaged ends of your hair” and I came out sporting a short bob like a parody of a celebrity). So, during my initial days here I could not wait to go back home to give a proper form to my hair – which was starting to look like a bunch of bananas instead of a long, flowing mane. I guess that when they were handing out manageable hair I missed the notification.

Over time I started going home less and less, so I just had to take a leap of faith. And yes – changing hairdresser is indeed a leap of faith: we entrust a portion of our very essence to a perfect stranger. There is no denying that, to us women, a good hairstyle makes us feel stronger instantly.

On my first try I decided to spare no expense, and after some research I found the man I was looking for: the social networks sang praise for his skills and professionalism, so I booked an appointment. The outcome:

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I am still crying over it. The bill alone very nearly made drop dead (I keep forgetting that outside of Italy the hairdresser’s bill is proportional to the hair length – life can be so unfair), and the hair which looked gorgeous at first soon became so dry that I had to cut it short by several centimeters to make them shine once again. I had to do this myself, of course – another trip to the hairdresser would have required several hours at the shrink to get over the shock.

After some more time I decided try the renowned keratin treatment, regarded by many as nothing short of miraculous. So I summoned my courage and bought a voucher on the Internet for a salon which the social networks once again recommended highly. The outcome: remember the cartoons, when a passing cow licks the face of one of the characters, and the hair sticks up, all oily? Same same. My hair was so straight and oily that I truly wondered if it would ever recover. But I must admit, after the initial flatness my hair grew in volume and tone, and was indeed good looking. So, over time, I tried the treatment several times (and yes, it is based on formaldehyde, but this just gives me an advantage for when the time comes to bury me).

So let’s turn the page and tell the story of when I decided to dye my hair or have highlights: effectively a beginner’s course to hairdressing. Have you ever seen that unlikely shade of blonde that is popular with grannies, the one which basically turns to even more improbable shade of pink? That is exactly what I felt when I looked at myself in the mirror and saw my grandmother, only 50 years younger (or maybe that was me 50 years older… it all depends on how you look at things). I managed to stay calm and asked for an explanation of the mess (because the next step for a woman in my situation would have been to burn the shop to the ground in order to hide all evidence of the tragedy), only to have the inevitable Filipina reply: “it’s what you have asked”. Because you see, over here when you ask for highlights, or a dye that is just one or two shades lighter than your original hair color (and you are never too sure of what that really means – but with your hairdresser back home it somehow seemed to work), the assistants, always ready to pass the bucket, make you choose the color on a palette: so first thing, they completely decolor your hair to a total white, and then apply the new hue. Imagine how happy I was when the color inevitably started fading away.

If you are partial to red hair, heaven forbid: there is a very real chance that you will come out sporting hair the color of a carrot. And even with hazelnut your chances are no better: a friend of mine who went ahead with this found that her regrowth was a totally different color. The only solution was a do-it-yourself dye that mercifully covered every inch.

But there is always a good day: perfect color, style exactly in line with your expectations, and you stand in surprise wondering why it all went well… but rest assured that the fatal mistake is always around the corner. Drying.

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There are only two choices: your hair comes out so straight that it makes Cousin Itt look curly haired, or you look like a Barbie with locks and so much volume at the roots that when you first try hairdo the police have to be called in to understand how your hair can stand like that.

But as I already said a trip to the hairdresser is a leap of faith, sometimes you get lucky. And while we are always trying to get ourselves cleaned up, hoping to turn a new page, the assistants at the salon are always showering their attentions on us: cold or hot drinks, foot or neck massage, maybe a facial scrub while waiting for the hair to turn the right color. Little things which, in the “down” days”, can certainly help. And you if don’t feel like going out, there is always the option of home service, maybe in the company of the right friends, which can turn a day that started out so terrible into something a little better.

Translation courtesy of Dubaitaly.

Gente che va…amici che restano…

Cara A.,

ormai le lettere non si scrivono più e questa ti sembrerà più strana che mai.

Ieri finalmente ti ho rivelato il motivo di tanto nervosismo nell’ultimo periodo: non si trattava di problemi famigliari, o di pensieri riguardo il mio lavoro (o forse un po’ si), si trattatava semplicemente di accettare che la fine di questa esperienza è arrivata anche per me. E forse parlarne con te lo ha reso così vero che non ormai non si può più tornare indietro.

L’offerta di lavoro che mi hanno fatto per trasferirmi in America è un’offerta, come ti ho detto, irrinunciabile. Eppure io ho dovuto pensarci a lungo prima di decidere che era il momento di andare avanti.

Quando sono arrivata 4 anni fa ero spaventata, sola e piena di speranze.

Il primo periodo è stato forse uno dei più difficili della mia vita, ma non perché fosse la prima volta sola lontana da casa, ma perché era la prima volta sola lontana da casa e senza totalmente un’amica o un amico che egoisticamente mi dicesse “Vedrai che ce la fai. Ci siamo passati tutti”. Vero che c’erano i miei amici in Italia ma come sai loro speravano che tornassi.

Ci sono stati così tanti motivi per gettare la spugna che mi chiedo spesso perché io non l’abbia fatto.  Dopo tutto una casa ed una famiglia che mi aspettavano c’era, e in qualche modo un lavoro l’avrei trovato anche a casa o in qualsiasi altra parte del mondo.

Ma poi qualcosa è cambiato. Forse al lavoro è stato più semplice, forse ho cominciato a stare bene con me stessa ma soprattutto ho cominciato a conoscere persone.

Come sai all’inizio avevo l’impressione che nessuno di loro andasse bene, ma poi ho capito che qualcosa era cambiato. Volevo di più dalle amicizie.

E stranamente sei arrivata tu e subito dopo gli altri.

Con te finalmente ho cominciato a vedere il rosa delle sfumature dei velocissimi tramonti di Dubai.
Con te ho scoperto che il vodka-cola nel bicchiere di plastica colorato a casa sul divano era più fashion di quello del White.
Con te sono crollata addormentata sul tuo divano dopo aver pianto per ore per una delusione d’amore.
Con te ho perso la macchina nel parcheggio del Dubai Mall e sempre con te ho fatto il giro sulla mini car per ritrovarla.
Con te ho fatto la scema in limousine.
Con te ho superato le difficoltà e con te ho imparato a non volermi accontentare.

Potrei continuare all’infinito perché 4 anni sono pieni di esperienze, esperienze che sono state messe sul piatto della bilancia prima di accettare la proposta irrinunciabile. Non so neanche perché non ti ho detto che mi avevano contattata…o forse si.

Mi avresti detto subito che se rinunciavo mi avresti preso a sberle. Suppongo che in fondo tu mi voglia bene, anche se ora so che lo starai negando.

Ieri, once again, sei stata “la mia persona“. Ti ho detto mille volte che anche se ci saranno mille mila chilometri di distanza, io ci sarò sempre. E so che può sembrare la solita promessa che si fa in queste circostanze, quando la tristezza e la malinconia di qualcosa che non sarà più sono calde, ma voglio veramente che nulla cambi per quanto possibile. So di averlo detto anche altre volte, ma questa volta ho l’impressione di non aver condiviso con te solo 4 anni della mia vita, ma di averti sempre conosciuta.

Te l’ho detto milioni di volte, non so se è Dubai, ma qui tutto è così veloce, soprattutto i sentimenti.

Mi sono ripromessa non so quante volte di fare quello o quell’altra cosa, o di visitare quello posto invece di un altro perché pensavo di avere ancora tempo. Mi sono ripetuta non so quante volte “Va beh, ormai fa caldo, al Ferrari World ci andrò l’anno prossimo” oppure “Neanche quest’anno siamo stati a Fujeirah, magari ci andiamo tra qualche mese”. Eppure il tempo dei rimandi è finito ed in questo mese vorrei fare così tante cose ma purtroppo il tempo a mia disposizione è finito.

Ora ci sarà la fase in cui devo disassemblare la mia vita per come la conosco qui, pezzo per pezzo. So che oggi avrei dovuto contattare le società di International Movers e chiedere qualche preventivo, ma non ce l’ho fatta. L’ultima volta c’era mio padre ad impacchettare per me le cose, ma questa volta devo trovare la forza.

So che sembra che io non sia contenta, ma chiamarli darà il via al primo pezzo del domino ed è come se sarà tutto vero. Mi chiedo come sia stato per tutte quelle di noi che l’hanno dovuto fare con i figli e con una famiglia. Mi chiedo quanto sia stato grosso il loro dubbio “Starò facendo la cosa giusta?”. Io me lo chiedo ogni momento e non ho neanche iniziato.

Voglio ringraziarti ancora e questo non è un addio, ma un arrivederci in qualche altra parte del mondo, perché il bello di noi expat è che alla fine non abbiamo una sola casa ed una sola famiglia, ma il mondo e voi siete le nostre famiglie.”

La vita di un expat è anche questo. Cambiamenti rapidi e Dubai non fa sconti a nessuno. Purtroppo Giugno è un mese dal sapore dolce amaro: non si porta via solo la primavera ma anche tanti amici che hanno condiviso con te questa esperienza.

Non ho scritto e non ho ricevuto questa lettera, ma in essa sono racchiuse tutte le parole e i dubbi delle persone care che in questi giorni stanno lasciando Dubai.

Dovremmo forse smettere di viverci questa esperienza con serenità? Assolutamente No, perché dopotutto la vita di un expat è anche questo.

Buon Viaggio!

 

 

Primavera, Estate, Inferno…quando ormai non ci sono più le mezze stagioni!

E finalmente è arrivata la “bella stagione” anche a Dubai!

Hell is coming.

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Per quelli che non lo sapessero in questa ridente e soleggiata cittadina abbiamo solo 3 stagioni: primavera, estate ed inferno.

Il periodo della primavera è sicuramente uno dei miei preferiti: temperatura gradevole, a volte magari un po’ freschetto, finalmente la possibilità di viversi la città e di stare all’aria aperta senza avere le allucinazioni dopo 10 minuti di esposizione al sole. Sfortunatamente ho l’impressione che i mesi di primavera si stiano irrimediabilmente riducendo.

L’estate è quel periodo dell’anno in cui è vero che fa caldo, è vero che cominci a sudare, è vero che è umido, ma è anche vero che puoi ancora andare al mare e viverti la città abbastanza serenamente ma soprattutto sai che sei solo all’inizio.

E poi c’è lui, quel periodo dell’anno in cui fare 50 metri diventa un’impresa titanica, dove se ti fermi più di 2 minuti al sole cominci a capire cosa debbano provare i vampiri quando sanno che stanno bruciando vivi, quando spegni il boiler ma comunque le opzioni sul tuo rubinetto sono caldo e bollente (lavarsi i denti diventa una vera prova di forza: aprire l’acqua ed inumidire rapidamente lo spazzolino. Chiudere l’acqua immediatamente. Spazzolare i denti. Aprire l’acqua e sciacquare…..e niente l’acqua è già calda), quando l’unica tua vera amica è l’aria condizionata (tant’è che se ti viene proposto di uscire è bene riflettere a lungo sui pro e contro e normalmente i contro vincono) ma non così tanto amica se decidi per una passeggiata al Mall dove le temperature sono impostate sull’opzione “freddo polare”. Quando il tempo di asciugatura dei vestiti lavati sul balcone deve essere cronometrato neanche fosse una bomba ad orologeria che sta per esplodere se non si vuole passare da asciuttopezzo di legno secco (stesso problema per i capelli, non faccio in tempo ad uscire dall’acqua che sono asciutti modello Tarzan e non più recuperabili!).

Insomma un vero e proprio INFERNO.

Non per nulla chi se lo può permettere lascia il torrido caldo, accompagnato al momento anche dal Ramadan, per almeno un paio di mesi e questo in particolar modo le care madri di famiglia (quelle che solo loro sono stanche e hanno troppi impegni dietro ai bambini…), che, con la scusa che i bambini hanno finito la scuola, spariscono dalla circolazione passando i mesi peggiori all’estero, dove farà caldo ma non così tanto (la mia adorata Sicilia ne è la prova evidente…anche in estate un golfino ci sta sempre bene la sera).

E noi poveri derelitti, qui a soffrire il caldo, con voi che ci sbattete in faccia le vostre foto di verdi montagne e di abbuffate alle sagre di paese, che alternative abbiamo?

A parte che finalmente la città si svuota quasi completamente e che risulta molto più vivibile, con una drastica riduzione anche dei turisti che la affollano durante “l’inverno”, ed anche i tempi di percorrenza per gli spostamenti sono decisamente inferiori, ma finalmente care amiche possiamo stare a dieta senza rinunce!!!

Ora vi spiego: con l’arrivo del caldo arriva anche il Ramadan e quindi, per rispetto alla tradizione, vengono interrotti tutti i brunch e quasi completamente le ladies night (su non vi preoccupate, ho detto quasi completamente!!) e quindi riuscire a mantenere un regime alimentare meno scombussolato risulta sicuramente più facile. E poi, ma veramente a voi viene voglia di mangiare con questo caldo? Vi assicuro che un mese di detox sarà la vostra salvezza per la prova costume, che qui va da Ottobre ad Aprile (e voi che vi lamentate di quella Italiana che dura, se vi dice bene 2 mesi!). Come direbbe qualcuno tanto fat burn and have fun!!

Pare inoltre che durante il Ramadan facciano anche un discreto sconto sull’ammontare totale delle multe, quindi se siete come me, che sorrido ormai alle telecamere dello speedradar, direi che lo sconto è quello che ci vuole.

Certo che se hai la macchina scura, il suo utilizzo diventa assolutamente impossibile anche perché prima che tu riesca ad avere una temperatura interna a livelli umani sarai già arrivato a destinazione o morto prima; se ti dice male e il luogo da raggiungere è parecchio distante puoi sempre usarla per scongelare o per cuocere del cibo

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Se state per approdare a Dubai invece avrete la fortuna di trovare prezzi assolutamente più convenienti per le case: secondo il normale trend la maggior parte della gente va via definitivamente alla fine di giugno o inizi luglio, lasciando sfitte molte case che verrebbero riaffittate solo a partire da agosto/settembre. Quindi se siete alla ricerca di un nuovo appartamento questo è il momento giusto!!

Oltretutto, in questo periodo, il numero di amici e parenti pronti ad invaderti casa rasenta quasi lo 0% se escludiamo qualche amico scemo o qualche conoscente che ti dice allegro e gioioso:

Oh, ho trovato una super offerta per venirti a trovere!!
Ah si, quando?
Ad Agosto.
Strano che non ti paghino per venire!

Storie di ordinaria conversazione.

Ma la cosa che preferisco in assoluto,(qualche durante il periodo estivo sono gli sconti nei vari Resort extra lusso che in normali contesti non potrei minimamente permettermi. Full Inclusive Package a prezzi assolutamente accessibili.

Certo qualcuno si lamenterà come al solito che fuori fa caldo e soprattutto come fai a goderti la vacanza se il rischio è di bruciare. Sicuramente tutto vero, ma vuoi mettere morire in una infinity pool sorseggiando un delizioso Mojito? Direi che il gioco vale il rischio!

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Cinemino?

In Italia uno dei miei programmi preferiti per il weekend era l’organizzare una serata al cinema con le amiche, che poi si tramutava inesorabilmente in “mangiamo anche per la fila davanti”, o il povero fidanzato del momento.

Ho sempre pensato che ci fossero dei film che dovevano essere visti al cinema e non su un banale schermo del computer o schermo a casa (scusa papà so quanto tu tenga al tuo Dolby Surround). E quindi almeno un paio di volte a settimana mi chiudevo dentro un multisala e mi facevo travolgere e coinvolgere dalla storia che poteva essere d’amore (mai stata una grande amante perché mi mette a disagio piangere come una fontana davanti ad altre persone), d’azione, anime, thriller.

Il genere non era importante, perfino i cartoni animati al cinema avevano il loro fascino. L’importante era ultima fila, copertina e pop corn.

Ho portato questa mia passione ovunque io abbia vissuto, anche perché vedere i film in lingua originale è sempre utile per migliorarsi.

E poi niente…sono arrivata a Dubai.

Arrivata da pochissimo qualche anno fa, ho passato tantissimo tempo in albergo a causa della lungaggine delle pratiche per il visto, tanto da essere stata quasi dispiaciuta dell’aver lasciato il residence. Una delle prime sere in camera, non conoscendo ancora nessuno, ho deciso di concedermi una serata relax in vecchio stile: coperta, bicchiere di vino e filmino. Un toccasana quando ho bisogno di staccare la spina.

Ricordo ancora che facendo zapping tra i vari canali della tv, trovai disponibile uno dei miei film preferiti, uno di quelli di cui ho comprato anche il BluRay versione estesa (giusto perché la versione normale era corta): Avatar.

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Un fantasy movie su un mondo post apocalittico dove la versione gigante e palestrata dei Puffi (sono blu…) scaccia l’umano arrivista che vuole prendere la sua terra e sfruttarla per estrarre una pietra che che fa flutturale le montagne: in pratica una rivisitazione moderna de L’ultimo dei Mohicani.

Ad ogni modo, sebbene la trama sia quella che è, colonna sonora (l’ascoltavo in motorino pensando di cavalcare un gigantesco Toruk) e grafica sono qualcosa di spettacolare e coinvolgente. Adoro talmente tanto questo film da conoscerlo a memoria, e proprio questo mi ha fatto scoprire la più grande “menzogna” che offre la TV in questi paesi: le scene romantiche sono drammaticamente cancellate!!!

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Ovvio che in un paese musulmano non mi aspettavo certo che mi lasciassero la scena del “burro” de L’Ultimo Tango a Parigi, ma neanche che facessero magicamente sparire la scena d’amore tra i due protagonisti dove praticamente uniscono le code.

In questa occasione ho pensato che fosse semplicemente un errore, ma con il tempo ho capito che in realtà tutti i film erano censurati e non solo a casa ma anche al cinema: vedere The Wolf of Wall Street è stato come pagare per vedere un trailer (secondo me dovevano proprio evitare di distribuirlo nelle sale, come è successo per Fifty Shades of Grey, anche perché altro che trailer). Perfino il film de The Goonies è stato censurato nei suoi due baci adolescenziali.

Un vero e proprio dramma se consideri la visione di un buon film un piacere. Soprattutto perché a Dubai il cinema non è solo un cinema, ma è un’esperienza trascendentale:

  • la classe economy ha i sedili reclinabili (che se sei vagamente stanca e il film fatica a decollare sappiamo tutti come può finire…) ma dai più considerati scomodi; usare questa sala può comportare la presenza di gente che parla, parla e parla durante la visione del video: consiglio, se siete per il silenzio assoluto, evitate!
  • Imax: vi propongo una citazione di una mia amica per spiegarvi “Mega super super schermo, per chi ha un collo super allenato. Se per sbaglio non riesci a prendere posto nelle ultime file, ti ritrovi a vedere solo metà film perché l’altra metà te la ritrovi alla periferia degli occhi e non la vedi”. Ammetto che una volta ho rivisto il film su un banale schermo ed ho scoperto delle scene che non avevo visto. Comunque a meno che tu non sia un rospo o un ramarro, prenotate per tempo e portate un cuscino tipo quelli che si usano in aeroplano.

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  • la classe Gold, per chi è V.I.P. inside: sedile pieghevole con tanto di copertina, cuscino e buttler (si avete letto bene: c’è una persona dedicata a rendere la tua esperienza cinema “diversa”) dove puoi comodamente ordinare del cibo da una più che nutrita lista. Ma perché scegliere Gold? Ovvio…se sei contro l’attività fisica loro eviteranno che tu ne faccia portando del pop corn al tuo posto ma saranno loro a posizionarlo nel tavolo tra le due sedie.
  • E poi c’è lui. Il T-Rex del cinema. Il top dei top. Il cinema che ti rende fico solo perché hai toccato il suo pavimento. Theater by Rhodes: costo medio per una serata lì forse più che un biglietto al teatro di Milano, ma prima di morire (o lasciare Dubai…same same) va provato. Sala con sedili paragonabili a quelli della Business Class Emirates con un menù creato appositamente dallo Chef Rhodes, tra cui l’indimenticabile pop corn al tartufo (neanche mia madre quando torno a casa dopo 6 mesi ha così tante attenzioni), per farti decidere che vuoi tutto quello che c’è sul menù (all’uscita hanno allestito un banchetto per la vendita degli organi).

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Insomma, anche il cinema a Dubai è perfettamente in linea con il suo stile (ma non ne avevamo dubbi). E quindi che fare se l’idea di vedere un mezzo film, oltretutto sottotitolato in arabo (nessun problema con la lingua…ma ammettetelo, è una distrazione!) ti fa venire il magone?

Semplice: basta scegliere un film spara spara, uccidi uccidi dove le probabilità di una storia d’amore siano il più basse possibile (cosa rara perché ci infilano la parte “soft” anche nella pubblicità del tonno). Infatti, se le smancerie vengono bollate e quindi tagliate, la violenza e gli action movies ambientati in teatri di guerra godono di una certa immunità: nel film American Sniper provate ad indovinare che porzione di film è magicamente sparita.

Voglia di cozze portami via…

Avete presente quella bellissima funzione che ha Facebook che vi ricorda, con la delicatezza di un treno a tutta velocità in faccia, dove eravate lo stesso giorno negli anni precedenti?

Qualche giorno fa, Facebook ha fatto del suo peggio: tre anni fa ero al mare, con i miei amici, a mangiare cozze!

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Ed è subito voglia che neanche una donna incinta all’ottavo mese sta come me quando si tratta di cozze. Dico solo che se sono in Italia minimo 3 volte a settimana ci sta bene una bella impepata di cozze…ma anche uno spaghettino allo scoglio non guasta mai.

E purtroppo a Dubai questo prezioso alimento non è così facile da trovare ed anche quando si trova la qualità non è così alta. Insomma, non ci senti il mare dentro come se vai ad Ostia dalla signora Maria. Ma quando si tratta di cibo, mai darsi per vinti!

E quale modo migliore per non pensare alle cozze, se non un’intensa sessione di shopping al IBN Battuta Mall (che per chi non lo sapesse è un esploratore famoso da queste parti quasi come Cristoforo Colombo), sempre pieno di gente che si fa selfie? Arrivata praticamente nella zona del cinema, dove c’è una seconda food court, ho continuato a camminare e l’ho visto…lì nel suo angolino anche un po’ anonimo…Urban Seafood!

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Mi sono avvicinata per dare un’occhiata al menù ed eccole lì: basket da 800 gr di cozze! Mi sono sentita come se avessi vinto alla lotteria. Mi sono seduta e senza neanche realmente vedere il menù ho ordinato: ovviamente cozze con una salsa di burro e limone che secondo me era una bomba (come anche le calorie che contiene, ma sorvoliamo su quello…).

Mentre aspettavo che il mio adorato cibo arrivasse, mi sono guardata in giro: oltre al fatto che la cucina è “a vista“, cosa che mi da sempre un senso di pulizia soprattutto se si tratta di pesce (non auguro a nessuno l’intossicazione da crostacei o molluschi…), la clientela è per la maggiore araba e i camerieri sono molto disponibili ed attenti, con una manager che è venuta più volte al tavolo per chiedere se fosse tutto ok (ho il dubbio che sia venuta per cercare di capire dove sono riuscita ad infilarmi 2 basket di cozze…donna…alla fine sono solo gusci). Anche gli altri piatti che ho visto passare sembravano veramente ottimi, come l’hamour al cartoccio che da lontano sembrava buonissimo (il povero cliente che l’aveva ordinato secondo me si è sentito vagamente osservato).

Per quanto riguarda le mie cozze non voglio dire nulla se non che per gola mi sarei fatta anche un terzo basket, ma poi altro che un’ora di palestra. E soprattutto mi sarei bevuta la salsina se fossi stata nell’intimità delle pareti di casa mia…sofferenza immensa.

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Unica pecca che ho riscontrato è che un bicchiere di vino sarebbe stato “la morte sua“, ma non si può avere tutto.

E qual è il punto che segna la partita per rendere questo posto il cozza place? Fanno delivery!
Quindi se ti viene quella voglia di pesce, ma non hai voglia di uscire loro assecondano questo tuo desiderio e vengono da te.

Ecco…il parlare di tutte queste cozze mi ha fatto venire voglia…