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Il Paese del Bengodi

Ed anche per quest’anno l’estate sta quasi volgendo al termine (ahahahahaha seeee vi piacerebbe. September is coming!) e possiamo definitivamente dire che è stata caratterizzata, oltre che dal solito caldo, dai continui e costanti messaggi sui vari gruppi di gente che vuole venire a vivere a Dubai e che immancabilmente si sono visti inondati di messaggi che consigliavano/sconsigliavano di venire.

Addirittura, durante le mie ferie mi sono ritrovata in una situazione surreale: un’amica mi ha chiesto di chiamare il figlio di una conoscete per convincerlo a non partire per Dubai per le vacanze di Capodanno perché l’agenzia gli aveva chiesto 10,000 € a persona e sarebbe stata la madre del suddetto figlio a dover pagare.

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Sono dell’idea che due scappellotti da bambini (si perché mammine care contro la violenza, ogni tanto due sculacciate non fanno male. Le abbiamo prese tutti e nessuno ha chiamato il telefono azzurro) sarebbero stati un’ottima soluzione. Ma purtroppo è tardi visto che al mio “Guarda che quella è alta stagione e forse ti conviene andare in un altro momento se proprio ci tieni” mi ha risposto che “A Dubai ci vado a Capodanno sennò non ha senso”.

mmmmm certo.

Questa risposta è assolutamente in linea però con le continue richieste di aiuto per venire a lavorare qui di persone anche appena maggiorenni che si dichiarano amanti da sempre di questo posto. Se inizialmente questi post rappresentavano forse una specie di rarità, ad oggi si contano almeno un paio di richieste al giorno con conseguente trafila di risposte che sono palesemente sempre le stesse: se non sai fare nulla, non parli inglese, non hai una professione specifica, non venire qua che poi ci tocca pure aiutarti a tornare a casa (perché non scordiamoci che qualche anno fa, un certo ristoratore, in assoluta buona fede, ha proposto una colletta per un connazionale in difficoltà che poi ha preteso i soldi che erano stati raccolti, anche se non ne aveva avuto più bisogno).

Quello che emerge dalle varie risposte è che ormai siamo tutti ricchi e che per meno di 30,000 AED (smettetela di fare le conversioni in euro se volete venire) non ci alziamo neanche dal letto, dimenticando spesso di come abbiamo tutti iniziato con 5,000 AED al mese e un buco di monolocale a Sharjah. Ma questo non vuole assolutamente dire che sia giusto accettare stipendi da fame solo per venire qui e dire di lavorare a Dubai (visto che ormai è questa la tendenza), quando ci sarebbero assolutamente altri posti che potrebbero aiutarci a crescere professionalmente in modo molto più costruttivo (se dite “Che ci stai a fare là allora se non ti piace?” sappi che un pugno meccanico uscirà dallo schermo per picchiarti).

Ma allora qual è il giusto stipendio? In realtà dipende molto dalle qualifiche universitarie e lavorative, determinate quindi dagli anni di esperienza nel settore in cui si cerca lavoro (perché sebbene sappiate fare tutto purtroppo dovete avere una qualifica specifica in qualcosa), tenendo presente che il mercato sta subendo una leggera contrazione con una riduzione dei salari negli ultimi 5 anni, dovuta anche alla forte concorrenza dei lavoratori dei paesi dell’est del mondo e di tutti quelli che sono venuti qui “accontentandosi” di salari da fame solo per fare l’esperienza di vita a Dubai.

Ma quindi qual è lo stipendio che permetterebbe di vivere in modo dignitoso? Beh, secondo alcuni con 22,000 AED al mese e prendendo una casa e tutto ci stai strettino e non metti nulla da parte anche se sei solo e senza figli da mantenere.

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Valutando la mia esperienza qui, dopo 5 anni, posso dire che per una persona sola (quindi senza figli da mantenere e non convivendo con nessuno), con uno stile di vita “normale”, con uno stipendio di 15,000 AED al mese vivrà tranquillamente, riuscendo a pagare uno studio da solo (perché ricordate sempre lo sharing o la convivenza tra persone non sposate è illegale) anche in zone considerate “in” (se si decide di vivere in periferia tante volte il risparmio sulla casa dovrà essere investito nel pagamento dell’affitto di una macchina), bollette ed uscite varie.

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Screen preso da uno dei commenti sotto uno dei vari post.

Purtroppo, quelli che hanno cercato di spiegare che non sempre è necessario guadagnare cifre astronomiche, sono stati criticati perchè “si vantavano di vivere con poco“. Mah, allo stesso tempo mi viene da chiedermi se quelli che sparano queste super cifre in realtà non abbiano bisogno di dover dimostrare che sono arrivati.

Ricordate anche che per venire qui sarà necessario avere un budget di partenza che vi permetterà di stare in albergo finché non avrete la possibilità di affitare una casa (non tutti i datori di lavoro copriranno tale spesa, sappiatelo) e poi per coprirne l’affitto, che potrebbe tranquillamente essere in un solo assegno per tutto l’anno.

Allo stesso tempo, sempre più spesso, quando si cerca di suggerire che forse questo non è il posto giusto dove fare il carpentiere, le persone non residenti qui hanno visto in questo un senso di frustrazione da parte nostra e quasi di timore che possano in qualche modo portarci via il lavoro. Credo più, e lo voglio sperare, che tanti consigli siano dovuti alle esperienze avute in questo paese dove non tutti ce l’hanno fatta a rimanere e dove spesso abbiamo letto richieste di aiuto per coprire gli overstay dei nostri connazionali arrivati qui senza un minimo di cognizione di logica.

Aggiungerei anche che qualche volta, sono gli stessi connazionali italiani ad approfittarsi di quelli in cerca di lavoro, proponendo stipendi ridicoli e poi facendo i leoni da tastiera portatori di luce e democrazia. Ricordatevi sempre che Dubai è come un paesello e che la gente parla e sparla perché non c’ha nulla da fare.

Dubai è un bel posto dove vivere e nessuno lo nega (tranne durante l’estate e no, voi non sopportate bene il caldo perché in estate ci sono dei giorni in cui l’unica cosa intelligente da fare è stare a casa), ma lo è solo quando hai un lavoro che ti permette di avere una vita dignitosa perché è vero che i soldi non fanno la felicità, ma sono un problema di meno a cui pensare.

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Non ci sono più i mezzi di trasporto di una volta…

Finalmente la bella stagione pare sia arrivata con un po’ di fatica (io continuo a sentire freddo, ma siamo al 23 Marzo, a Dubai, e se qualcuno mi sente come minimo chiama la neuro!) ed anche io ho ricominciato con la mia vida loca fuori con le amiche (ho passato “l’inverno” sotto al piumone…..) e la scorsa settimana ci siamo godute una serata fuori in perfetto stile adolescenza: fuori fino alle 5 di mattina, canzoni italiane cantate a squarciagola perché quando parte il momento amarcord non ci puoi fare nulla (povero tassista…perdonaci)

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e qualche bevuta di troppo (della serie “domani minimo ci vogliono 3 serie da 50 squat per smaltire tutti questi Margaritas).

Ma cosa è cambiato rispetto a quando avevo 20 anni ed oggi?

Oltre al fatto che sto ancora recuperando le ore di sonno perse e siamo già di nuovo a Giovedì, ed una volta il giorno dopo mi sarei alzata alle 8 per studiare Scienza delle Finanze, la cosa che è fondamentalmente cambiata è il mezzo di trasporto! A ventanni, dopo una serata del genere mi sarei accasciata alla fermata del bus notturno sperando di non addormentarmi nell’attesa, mentre oggi con una semplicità degna di Sex&The City c’è sempre un taxi o una macchina privata pronta a portarti a casa

Ma Dubai non è fatta solo di macchine di lusso, sebbene abbiate sentito al telegiornale che ad ognuno dei residenti è data in dotazione una Ferrari nel colore preferito al momento della firma del contratto di lavoro, ma offre tutta una varietà di mezzi di trasporto che si diramano sul tutto il territorio.

La metro, con le sue due line, la rossa e la verde che coprono prevalentemente tutta la fascia costiera, è forse il mezzo di trasporto più usato in tutta Dubai: puntuale, pulita (ricordatevi che è vietato mangiare e bere nei vagoni ed in particolare le gomme da masticare) e soprattutto dotata di due vagoni dedicati alle donne, dove i malcapitati uomini, che non si accorgono di tutto quel rosa, rischiano di vedersi recapitare una multa di 100 AED.
Ennesimo esempio di come questo paese sia discriminante nei nostri confronti? Personalmente non la vedo in quest’ottica ma anzi mi lascia la possibilità di scegliere se stare tra altre donne oppure di trovarmi nella calca delle ore di punta tra centinaia di uomini sudati (alcuni penso siano morti e non se ne siano accorti purtroppo) che talvolta, con lo sguardo, ti fanno sentire come una torta in un centro dimagrimento (molto più spesso capita invece il gentlemen in giacca e cravatta che ti cede il posto e tu fai partire la marcia nuziale).

Piccolo difetto di questo affascinante e potente mezzo telecomandato? La fila. La maggior parte della popolazione in questo paese non ha compreso il concetto di fila (ma il problema si presente praticamente ovunque, fila in strada compresa) e quindi ci sarà sempre l’ultimo/a arrivato/a che supererà bellamente tutta la gente. Altro dramma? Uscire dal vagone visto che dovrete iniziare una vera e propria lotta contro le persone che cercano di salire prima di aver fatto scendere i passeggeri. Di cosa avete paura? Che la metro se ne vada senza di voi? I misteri della vita. E poi non vi lamentate se vi beccate gomitate sulle costole…

Alla fermata metro Damac Properties (ex Dubai Marina…tanto lo sapete che qui cambiano spesso i nomi delle fermate metro, e non solo, come è successo alla fermata Karama ora diventata ADBC o l’ex capolinea Jabel Ali rinominato UAE Exchange. Per il prossimo San Valentino non date il nome della vostra compagna alle stelle o alle isole, ma regalate fermate della metro. Decisamente più originale) si dirama il tram che ha subito talmente tanti incidenti durante la fase di collaudo che ora le multe in caso di urto sono esorbitanti.
Copre principalmente la zona di Marina e JBR, con un breve tratto sulla ex Al Sufouh, ora King Salman Bin Abdulaziz Al Saud St. (ve lo detto che a noi piace cambiare…), ed è sicuramente un ottimo mezzo durante la stagione calda.
Si narra inoltre che quelli di Downtown, gelosi di questo nuovo mezzo di trasporto (il giorno dell’inaugurazione c’erano talmente tanti fuochi d’artificio in Marina che sembrava Capodanno), abbiano costruito anche loro un tram in stile Los Angeles (progetto che doveva essere completamente completato nel 2010).

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Ottima idea, se non fosse che al momento copre una distanza massima di forse un chilometro. In pratica, come mi diceva sempre la mia professoressa: Idea ottima, applicazione approssimativa.

A pari punti in fatto di quasi totale inutilità c’è la monorotaia sulla Palma, che si collega al tram lungo l’Al Sufouh ed ha il suo capolinea all’Atlantis: sebbene a livello turistico sia uno dei mezzi che preferisco per i miei ospiti (invece di passare nel sottopasso stradale che si dirama sotto l’acqua, la monorotaia prosegue il suo percorso in superficie facendo apprezzare molto di più la forma dell’isola), la sua utilità per i residenti è pari a zero dal momento che non ha fermate intermedie al momento attive, sebbene già effettivamente costruite. Chissà se una volta finito il Nakheel Mall, anche la monorotaia diventerà un mezzo di pubblica utilità. Al momento se la gioca con il tram di Downtown.

Altri due affascinanti mezzi che io personalmente adoro, sono il waterbus nella zona di Marina e l’abra, un fichissimo mezzo, magari un po’ puzzolente, che al costo di 1 AED vi porterà da una parte all’altra del fiume nella zona di Deira

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E poi veniamo a lui, il mezzo di trasporto più sottovalutato in tutta Dubai, quello che collega qualsiasi angolo della città facendo un percorso che neanche se manchi tutte le uscite della Sheikh è così lungo: l’autobus! In pratica è utilizzato solo dalle maid e dai lavoratori, se escludiamo la mamma di una mia amica che conosce orari e percorsi meglio di quelli del RTA (vi prego assumetela!). Anche sull’autobus troviamo la sezione dedicata solo alle donne e valgono fondamentalmente le stesse regole della metro, quindi non si mangia e beve e non si mastica la gomma. Anche se a volte la sua utilità è ridotta ai minimi storici a causa delle grandi distanze che copre e quindi incappando spesso nel traffico tipico degli orari di punta, l’autobus è perfetto mezzo di trasporto per poter veramente vedere la città; un po’ come se fosse un Hop-on Hop-off ma decisamente più economico e con anche percorsi fuori dai soliti giri.

Dite che mi sto dimenticando di qualcosa? Del taxi? E che vogliamo dire del taxi oltre a quello che è sempre stato detto? Sarebbe un po’ come sparare sulla Croce Rossa se rimarcassimo per l’ennesima volta che:
1. L’autista al 90% non conoscerà la strada/sarà nuovo/non parlerà inglese e qualora vi offriate di indicare la strada, non capirà le vostre indicazioni
2. Il taxi avrà una fragranza di sudore secolare mista a dedoroante per auto al gusto di agrume che ti costringerà ad abbassare il finestrino anche con 50° fuori
3. Se state percorrendo una strada con dei dossi sperimenterete l’effetto yo-yo perché è troppo difficile mantenere una velocità costante invece di repentine accelerate seguite da brusche frenate
4. Alcuni sono convinti di correre in Formula 1 e quindi li vedrete sfrecciare e zigzagare (esiste questa parola?) tra le macchine per poi ricordarsi di dover prendere l’uscita all’ultimo momento. Perché pagare per andare al circuito di Formula 1 quando lo puoi fare quasi gratis su un taxi?
5. E non la volete una bella paternale dal tassista che voi non siete sposate e che dovreste fare figli, non lavorare, stare a casa a badare all’uomo e che è giusto che un uomo abbia più di una moglie? Ho provato una volta a cercare di farli ragionare proponendo la versione contraria e niente…

Potrei ovviamente continuare questa lista per ore ed ore ma perché mentirvi così. In fondo a Dubai giriamo tutti con la macchina di lusso o con le NCC, siamo tutti talmente ricchi che l’unico vero mezzo di trasporto oltre alla nostra Maserati sportiva carta da zucchero (per gli uomini è quel colore simile al celeste ma diverso) è Uber Helicopter: perché essere pezzenti quando puoi essere al top!

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C’era una volta il sole

“Adoro la sensazione della sabbia sotto i piedi che, come uno strano ossimoro, li riscalda e li rinfresca insieme. La spiaggia è come sempre affollata ma riesco a creare la mia bolla tutta per me concentrandomi sul suono del mare, che per me è sempre stato come un balsamo per i miei sensi. L’aria ormai già calda ma non troppo, dopotutto siamo ancora a fine Febbraio, è perfetta per asciugarmi dopo il bagno. Il cielo senza nuvole è talmente limpido che riesco a percepire le piccole imbarcazioni che scivolano sull’orizzonte. Diciamoci la verità, ci lamentiamo tanto di Dubai, ma il fatto che il maltempo e l’inverno siano solo dei sporadici eventi ci fanno dimenticare più facilmente di tutte quelle piccole cose che non funzionano”

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Ecco, questo è quello che sogno la notte, perché da almeno due settimane il tempo a Dubai è esattamente quello che avremmo trovato in Italia, durante la fase autunnale: pioggia, vento, tempeste di sabbia e poi bel tempo, quel tanto che basta per farti sperare che, almeno nel weekend, tu riesca ad andare al mare a prendere un po’ di sole e che invece il meteo ti fa il famoso gesto dell’ombrello (e che solo in Italia il tempo è bello tutta la settimana e poi ti brucia i piani del weekend facendo un acquazzone senza precedenti?).

Tutto questo ci confonde profondamente: bello per carità avere un po’ di pioggia e del fresco, soprattutto in previsione dei prossimi 5 mesi di caldo agonizzante, ma così mi sa che è un po’ troppo. Qualche tempo fa, dopo ormai quasi dieci mesi di totale assenza di pioggia, lo Sceicco aveva chiesto di pregare affinché venisse la pioggia, visto che i tentativi di “fecondazione” artificiale erano falliti (esatto, letto bene. Se a Dubai “vogliamo” – plurale maiestatis visto che la mia opinione al riguardo conta 0 – della pioggia in un’area desertica, che a casa mia vuol dire dove non piove, basterà penetrare le nuvole con degli aeroplani ed inseminarle con ioduro di argento e sali igroscopici ed il gioco è fatto. Ah, il potere dei soldi!), che avrebbero portato un po’ di sollievo alle colture e allo stesso tempo pulito l’aria dallo smog e dalla sabbia che respiriamo costantemente (quando andrò via da qua sono quasi sicura che mi faranno ripagare tutta quella che ho in corpo).

Beh, direi che mi sa che ci siamo impegnati un po’ troppo perché ora ci conviene pregare perché smetta visto che la situazione per i prossimi giorni non sembra migliorare, anzi.

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Ovviamente, neanche a dirlo, i post sulla situazione meteo su Sei di Dubai se sono arrivati a valanga, cosa che ovviamente ci sta, ma vi chiedo un favore personale: dopo tutto sto tempo forse è arrivato il momento di cambiare argomento? Quelli più simpatici secondo me sono quelli relativi alla nostra incapacità di affrontare il freddo in termini di abbigliamento. Diciamoci la verità, quanti di voi all’inizio di questo inaspettato freddo hanno pensato che era inutile comprarne di più pesanti visto che tanto domani smette? Ecco, io sto ancora cercando di capire quando arriva “domani” visto che forse la stufetta in offerta al Géant avrei dovuto comprarla insieme al cappotto più pesante.

Si avete letto bene, la stufetta! Sappiate che nel momento in cui deciderete di trasferirvi a Dubai, spinti anche dal bel tempo costante che si narra da queste parti (ormai è una specie di animale mitologico, come il metabolismo veloce), il vostro corpo automaticamente diventerà incapace di sopportare il freddo e alla gelida temperatura di 15° voi sentirete freddo come se foste in montagna chiuse in una macchina senza riscaldamento. Non importa se la vostra precedente dimora era in qualche landa desolata del Canada, a Dubai al minimo cambiamento climatico diventerete incapaci di gestirlo.

Ecco perché vi sarà semplicissimo vedere gente con cappotti di fortuna indossare sotto il prendisole da spiaggia con le ballerine.

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Per una volta che potevamo sembrare delle splendide modelle senza sembrare dei barili ingolfati di vestiti, come ci (si, ci, perché non ci credo che ero l’unica a mettere i pantaloni del pigiama sotto la tua da ginnastica quando avevamo il capo fuori per educazione fisica ed era gennaio!) ritrovavamo nei nostri inverni europei, ed invece siamo costrette a vestirci con quello che troviamo perché non siamo attrezzati.

L’altro dramma è che non siamo pronti ad accettare che pure a Dubai non ci siano più le mezze stagioni e che tutti questi interventi “chimici” al meteo non facciano proprio proprio bene al pianeta (goblotttttooooo). Infatti, non di rado vedo ancora gente che si ostina a mangiare fuori dai ristoranti quando c’è un led al neo lampeggiante nel cielo: ti sei forse dimenticato che un cielo lampeggiante vuol dire tipo pioggia in arrivo? Ok, che qua se senti freddo puoi sempre chiedere una coperta in pile al ristoratore scatenando l’ilarità dei tuoi ospiti che vestono polo ed infradito, ma quando piove, piove. Non c’è molto da fare, soprattutto se piove a vento.

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Siamo talmente poco abituati a certe situazioni che ieri, durante una conversazione con un’amica mi scrive “No ma sai, c’è il famoso freddo del deserto“. Io conoscevo il caldo del deserto…ma se lo dice lei…non voglio certo distruggere la piccola scusa che si è trovata per andare avanti e sperare che tutto questo finisca.

Che poi in realtà io un lato positivo ce lo vedo: avete presente quando vi viene voglia di zuppa di patate ma fuori ci stanno 40° e vi sentite un po’ a disagio per certi desideri? Bene, ora, con la scusa che fa freddo, finalmente potrete dare sfogo alla vostra voglia di cibo invernale senza sentirvi in colpa per il brodo di cappone che avete sul fuoco. Ma tanto si sa, per noi italiani ogni scusa è buona per mangiare.

Customer Service…come farsi complicare la vita

Qualche giorno fa, durante la colazione, stavo leggendo un articolo su Expat Woman su “14 Things you feel after leave Dubai” che mi ha fatta sorridere perché purtroppo già ora, quando mi allontano da Dubai, mi rivedo senza vergogna nelle situazioni descritte ed in particolar modo io avrei anche aggiunto gli addetti ad imbustare la spesa. Volete forse negare di aver mentalmente imprecato nell’aprire le buste della spesa?
Secondo me gli fanno un corso su come aprirle in tempo, evitando che tu sia ancora là con la prima, mentre la cassierà ha già passato tuta la spesa. Che imbarazzo!!!

Ma sebbene Dubai abbia il pregio di cercare di renderti la vita il più semplice (vogliamo negare che noi amiamo il valet parking e quelle poche volte che capiti a Trastevere con la macchina vorresti morire per l’assenza di questo fantasmagorico servizio) e sicura possibile (in qualsiasi paese in cui io mi trovi al di fuori della zona del GCC guardo tutti con circospezione

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allo stesso tempo è capace di farti saltare in aria tutti i nervi allo stesso tempo. In che modo? Ma ovviamente, con il customer service.

Ogni volta che realizzo che devo contattare il servizio clienti mi viene un colpo al cuore perché so che le tue probabilità di uscirne con le informazioni giuste, senza aver perso almeno un paio di anni della tua vita sono veramente molto molto basse.

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Proprio questa mattina ho dovuto contattare il customer service della Emirates: subito dopo aver effettuato il check-in online il mio capo mi ha chiamata dicendomi che dovevo spostare il volo di una settimana. Attimo di odio a parte, ho cercato il mio bel numeretto e mi sono messa in attesa pensando di risolvere la cosa in breve tempo, visto che avevo avuto la stessa necessità qualche settimana prima dall’Italia. Eh niente…Dubai è un mondo difficile.
Inizialmente l’impiegata 1 ha solertmente dichiarato che fosse impossibile farlo (mi sono immaginata la sua faccia schifata nel dire “No, Ma’am. It’s not allowed” perché non so se ci avete fatto caso, ma quando chiedete qualcosa che non si può fare o non hanno, nel dirlo fanno sempre una faccia un po’ schifata, come se gli avessi raccontato della volta che hai vomitato), al mio farle notare che in realtà era una cosa che avevo già fatto mi ha messa in attesa (procedura standard quando non sanno qualcosa e decidono di chiedere aiuto da casa o all’impiegata 2 che ne sa meno della prima).

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Dopo un’attesa di almeno 3 minuti, Impiegata 1 torna da me con un “Yes, Ma’am. You’re right” e si arma per modificare la prenotazione con almeno 3/4 pause per chiedere conferma sulla procedura.
Sappiate che quando chiede il consulto le probabilità di errore o blocco del sistema sono immense.

Fortunatamente il problema è stato risolto abbastanza serenamente, anche se sono stata messa in attesa nuovamente quando ho chiesto se nella stessa chiamata potevo anche spostare il volo. Eh niente, lo so che me le vado a cercare io.

Ma gli attimi peggiori si vivono indubbiamente quando devi contattare quelli di Du o di Etisalat: sono abbastanza sicura che a pari merito con quelli della banca (su cui torneremo più tardi) siano il peggior customer service mai esistito. Ogni volta che per qualche motivo sento il bisogno di contattarli o, peggio che mai, recarmi nei loro negozi so per certo che non avrò risolto il problema. Mi fanno venire in mente quello che il mio professore di Educazione Tecnica ci diceva alle medie “Siete talmente broccoli che se vi chiamo Dove vai? voi mi rispondete Mangio cipolle” (Prof. se per caso sta leggendo, le chiedo formalmente scusa!!) perché tu vai là con le migliori intenzioni nel cercare di risolvere il problema e loro te lo complicano per magia.

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Se poi gestisci un corporate account apriti cielo: ogni volta fanno l’esame calligrafico della tua firma per essere sicuro che tu sia autorizzato a pagare (cioè…vi rendete conto!! Io voglio darvi dei soldi!!!) e sicuro mancherà l’autorizzazione su qualche nuovo modulo che hanno introdotto da due ore.
Comunque preparatevi psicologicamente a passare almeno un’ora nello shop, ora che si triplica nel weekend. Secondo me vendono carammelle sotto banco, sennò non si spiega tutta la gente che c’è sempre.

E veniamo alla banca che in questo paese è stata pensata da Satana in persona: se tu hai bisogno di qualcosa sappi che in qualsiasi caso, anche se sembrerà essere una passeggiata, a te mancherà sicuramente un documento e sarai costretto a tornare. E non esiste una banca migliore delle altre, ma potete pensare che forse esiste quella che fa un po’ meno pena delle altre.
Recentemente ho assistito alle peripezie di una mia amica nel richiedere una carta di credito: partendo dal presupposto che in questo paese il plafond della carta di credito è in media 3 volte lo stipendio che si percepisce (poi ci si chiede perché in tanti si ritrovano a scappare perché non in grado di coprire il debito), è possibile richiederla presentando un salary certificate e compilando pile di documenti senza neanche veramente leggerli (male, molto molto male!!). L’addetto della banca vi dirà “No problem” e voi uscirete molto sereni dalla filiale convinti che le storie che avete sentito sono solo un’esagerazione.
Poveri illusi. Da questo momento in poi partirano le chiamate dei sales della vostra banca che cercheranno di farvi firmare il contratto di apertura di una carta con loro ed a nulla varranno le vostre proteste in cui farete presente che avete già fatto richiesta (peggio mi sento se non avete fatto la richiesta della carta al momento dell’apertura del conto, perché come minimo una chiamata a settimana non ve la leva nessuno) e che probabilmente aprire più richieste contemporaneamente non sarebbe di sicura utilità.
La mia amica ha finalmente ricevuto la sua carta ma ha vagamente paura ad usarla perché le hanno raccontato che se poi la usi troppo ti chiamano dalle altre banche per acquistare il tuo debito e tu rientri nel loop delle chiamate.

Per non parlare di quando chiami per prendere un appuntamento, che sia dal medico o al consolato: tempi di attesa eterni. O almeno così dicono. Ogni volta si ripete lo stesso siparieto: chiedi informazioni su come richiedere un servizio ed alla domanda sulle tempistiche rimangono normalmente sul vago per poi dirti che ci vogliono almeno 10 giorni. Quando hai l’appuntamento? Il giorno dopo.

Che poi considero customer service non solo il servizio clienti tout court, ma anche l’attitudine verso il cliente, cosa che qui fondamentalmente manca. Gli viene dato uno schema da seguire e loro lo fanno senza rendersi conto che, per semplificarsi la vita, gli basterebbe uscire anche di poco dal seminato. Ma capisco anche il “Che ci guadagno a fare qualcosa di diverso?“.

E noi invece come che customer sia diventati vivendo in questo bellissimo parco giochi dove tutti cercano di renderci la vita semplice? Dove ogni tanto assisto a scene di donne che inveiscono contro le povere cameriere perché hanno il ristorante fully booked o perché magari è stato commesso un piccolo errore?

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Tutta la verità, nient’altro che la verità

Ormai se non vieni a Dubai, anche solo in vacanza, non sei nessuno. E questa cosa spesso e volentieri mi spiazza, ma forse dipende dal fattore che per me questa è “casa” o comunque la città dove sto lavorando. E verso cui, ciclicamente, mi sento insofferente.

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Odio ed amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
Non lo so, ma sento che accade e mi tormento”.

Così diceva il buon Catullo, che pace all’anima sua è finito sui cioccolatini della Perugina. Che finaccia che hai fatto amico mio.
Ma se mi chiedono “Com’è Dubai? Ti Piace?” dopo tutto questo tempo credo che siamo gli unici versi che possono definire il mio rapporto con questa città.

Questo weekend mi sono trovata con degli amici a Beirut e con noi c’erano ovviamente persone che non conoscevo. Mi sono sentita una specie di fenomeno da circo ogni volta che qualcuno mi diceva Ah ma tu sei la famosa amica che vive a Dubai! E come ti trovi? Ti piace? Ti vesti di nero? Ma porti il velo?

Superata l’iniziale fase delle domande tipiche che mi sento rivolgere abbastanza spesso da quando sono qui, mi sono resa conto che putroppo viene sempre più spesso data un’idea estremamente falsata di quella che è la reale vita in questo paese, a partire dai nostri salari.

Ormai è impossibile negarlo. Ovunque, nei gruppi di “italiani a Dubai”, impazza la “Dubaimania” e tutti professano questo amore incondizionato, spassionato e spesso decennale per questa città. In pratica amavano Dubai quando Dubai era formata dalla Sheikh Zayed e dal palazzo della Toyota

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Escludendo i classici errori legati al rapporto della donna con la cultura locale, come la questione del velo e le varie libertà in generale, la principale fonte di errore è l’idea che in questo paese il lavoro caschi dal cielo e che anche se non hai nessuna specifica qualifica, comunque ti pagheranno a peso d’oro (potrebbe essere la spiegazione dell’innaturale e costante aumento di peso in questo paese).

Sempre più spesso leggo nei vari gruppi su Facebook richieste di aiuto nel trovare lavori non specializzati e non qualificati da parte di persone con una scarsissima, se non nulla conoscenza della lingua inglese, abbagliati dalla convinzione che saranno pagati molto ma molto di più che in qualsiasi altro paese del resto del mondo.

La cosa ancora peggiore che mi è capitata di leggere è la rabbia e maleducazione che si scatena nei confronti di chi cerca di mostrare e spiegare quale sia la realtà lavorativa. Addirittura in un caso, il diretto interessato ha smesso di essere aggressivo e di ripete “Se non ti trovi bene perché stai ancora là“, che ormai è l’unica reale risposta che ci viene data, solo quando uno dei partecipanti ha deciso di scrivergli quello che voleva sentirsi dire, ovvero che gli stipendi sono altissimi, che noi dopotutto non lavoriamo così tanto e tutte le società, solo perché siamo italiani, ci pagano meglio degli altri.

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L’Istituto Luce ci ha fornito quest’immagine di repertorio del 16 Agosto 2016. E vorrei onestamente analizzare dove sono le primarie pecche di questa conversazione, se non calcoliamo che l’intera conversazione è aberrante.

  1. Mi sono appena laureato: già si parte male. La stragrande maggioranza dei lavoratori ha Dubai ha comunque un bagaglio culturale e lavorativo di qualche anno. Sono veramente pochi quelli che iniziano la propria esperienza lavorativa in questo paese riuscendo ad avere allo stesso tempo un salario che possa essere considerato dignitoso (ed anche su questo argomento ce ne sarebbero di discussioni al riguardo).
    In tantissimi infatti vengono a Dubai per molto meno di 5,000 AED che è vero che corrispondono a 1,250 Euro ma per gli standard ed i costi di questa città diciamo che non stiamo messi molto bene.
  2. Sarei disponibile a venire a fare qualche consulenza: consulenza di cosa perdonami? Consulenza su come compilare i moduli della richiesta tesi? Consulenza su come fare il risvoltino ai pantaloni? Questa affermazione mi mette seriamente in difficoltà. Evidentemente la mia mente non è così elastica.
  3. No qualche sfigatino che non possa garantire almeno 5/6000 euro più benefits:
    lily-e-chloe
    Ti vorrei sempre ricordare che sei un neo laureato e se tanto mi da tanto vuol dire che, per il ragionamento, un individuo con almeno 10 anni di esperienza deve avere uno stipendio 10/15 volte superiore.
  4. Avventura di un annetto: tenendo presente il costo che le società sostengono per fare i visti, sono abbastanza certa che nessuna società assumerebbe un individuo, oltretutto neo laureato e quindi con un knowhow lavorativo di un bambino, per un annetto giusto per allungare il cv e perfezionare la lingua (quindi tu oltretutto l’inglese non lo sai neanche bene!! perché, sebbene l’arabo sia la lingua ufficiale nel paese, senza inglese, lavorativamente parlando, non si va da nessuna parte).
  5. I benefits: le cose sono cambiate moltissimo negli ultimi anni. Se nel passato le società erano disposte a coprire tutti i costi, compresa casa, assicurazione per le famiglie, scuole e macchina, pur di convincere i propri dipendenti a spostarsi a Dubai, oggi è quasi come se fossero i lavoratori a pagare le società per assumerli, vista l’attuale elevata disponibilità di persone che accetterebbero un lavoro qui anche per molto meno di quello che è la media salariale (il grande male di ogni economia).
    Ormai solo i grandi gruppi, tra cui i grandi gruppi “nazionali”, offrono pacchetti salariali al di sopra della media, ma la stragrande maggioranza delle società offre salari omnicomprensivi.

Ovviamente questi 5 punti non sono legge e molte volte si può anche possedere il famoso fattore C e si riesce a trovare una società disposta a pagare casa, macchina, scuole, figli, moglie, etc etc senza battere ciglio ma questi sono casi, molto spesso legati all’esperienza ed alle qualifiche che si posseggono in quel determinato settore e lavoro.

Quello che invece considero obbligatorio (ma perché lo dice la legge) è l’assicurazione sanitaria per il dipendente (quindi se ve la mettono tra i benefit già stanno cercando di vendervi del fumo). In un paese in cui la sanità pubblica non esiste, visto che anche negli ospedali governativi si paga (meno ma si paga), l’assicurazione sanitaria è una delle cose più importanti (fondamentale anche se siete solo qui in vacanza o alla ricerca del lavoro) perché in caso di necessità potreste veder sfumati i vostri risparmi ed oltre nel giro di pochi minuti. Sulla qualità e copertura dell’assicurazione, purtroppo, non c’è regolamentazione e quindi la vostra società potrà fornirvene liberamente una che copra a malapena il raffreddore.

Per quanto riguarda il salario medio, non mi considero esperta di ogni settore e quindi, quando amici mi chiedono quale sia per la loro professione, consiglio sempre di controllare siti internet di società di recruitment che operano su questo paese, che annualmente stillano una classifica indicano quale sia il range di salario per le varie categorie.
Mai fidarsi dei siti italiani visto che ultimamente ho l’impressione che descrivano un paese totalmente diverso. Giusto qualche giorno fa ho letto che chi lavora come lavapiatti qui prende anche 3000 euro. Suppongo di aver fatto delle scelte lavorative sbagliate nel mio passato.

Purtroppo i lavori manuali più semplici, come gli operai, facchini, lavapiatti etc, sono svolti prevalentemente da indiani, pakistani e filippini che vengono pagati con salari decisamente bassi (e quando parlo di salari bassi mi riferisco ad un massimo di 500 euro) condividendo camere con altre persone
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(un po’ estremo ma c’è anche questo)

Quindi, per favore, quando alla TV vi dicono che il lavoratore medio prende 6000 euro al mese e che ha la casa e macchina pagata dalla società, che neanche richiede la sua presenza in ufficio perché comunque a Dubai c’è sempre il sole ed è giusto stare molto tempo fuori (dicono rinforzi le ossa), ed anzi ci danno degli incentivi economici, vi prego non credeteci perché quando poi pubblicate il vostro annuncio su Facebook risultate un po’ fessacchiotti.

Che lavoro faccio per sbancare il lunario a Dubai che critico, amo et odi, e che ho imparato a conoscere negli anni? La PA (Personal Assistant), ovvero quando hai una madre che odi perché cerca di occuparsi della tua vita ma paghi un’altra persona per farlo.

 

Expat di serie A ed Expat di al mare…

Il Ministro Poletti, neo nominato Ministro del Lavoro, ha recentemente dichiarato che non sono sempre i migliori ad andare via dall’Italia e che alcuni di quelli che hanno lasciato il Bel Paese dopotutto hanno solo fatto bene all’Italia perché è meglio non averli tra i piedi.

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Sicuramente sono state delle forti affermazioni da parte di un Ministro che rappresenta un settore fortemente problematico dell’Italia. Settore che nel 90% dei casi ci ha spinto ha lasciare la barca che affondava perché le nostre capacità, e non parlo di genialità ma di banali capacità acquisite in anni di studio (gli italiani studiano per un totale di 18 anni…avete presente???), non hanno la possibilità di essere espresse perché non c’è lavoro (un altro Ministro c’aveva definito choosy qualche anno fa…in pratica la colpa è sempre nostra).

Ma ci siamo mai chiesti come veniamo visti noi italiani a Dubai?

Nell’immaginario collettivo, qualcuno che lascia il proprio paese per andare a lavorare all’estero normalmente lo fa per andare in Inghilterra, in Francia, in Germania e qualcuno anche nelle fredde terre di Danimarca e Svezia. Anche America ed Australia sono considerate destinazioni degne di nota e seriamente prese in considerazione in caso di ricerca di lavoro.

In fondo, ci vuole coraggio per andare a vivere da solo, con tutte le difficoltà del caso: la lingua, il dividere una casa, lo spostare famiglia e far capire ai propri figli che in parte lo si fa per loro (grazie parents per aver fatto questa scelta tanti – non così tanti ovviamente – anni fa), la burocrazia e tutto quello che ne consegue, comprese il pagare le tasse (ho scoperto che in alcuni paesi del nord Europea, senza la loro “carta d’identità”, che ti danno solo a determinate condizioni lavorative, non sei NESSUNO!!).

Insomma, anche se molti criticano la scelta di lasciare casa, dopotutto, e sappiate che lo negheranno fino alla morte, ci ammirano per il coraggio e per la determinazione delle nostre idee.

Ma la verità è che tutta questa ammirazione e tutto questo coraggio svanisce nell’esatto momento in cui diciamo di esserci trasferiti a vivere a Dubai per lavoro. Superato lo scoglio di quelli che finalmente hanno capito che non vivi in Arabia Saudita e che quindi non stai vivendo in un paese in cui sono violentata psicologicamente ogni giorno della mia vita, ci troviamo a doverci confrontare con quelli che non hanno ancora capito che le belle storielle che descrivono questo paese con l’Eldorado, come di gente sempre felice e sempre abbronzata, di gente che per il solo fatto di stare qua guadagna chissà quali cifre, sono purtroppo appunto storielle.

Ovviamente nessuno nega che se siamo ancora qui dopo tutti questi anni qualcosa di positivo ci sia

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ma purtroppo Dubai non è più il paese del terzo mondo strapagato di 10 anni fa. E quindi è mio dovere aprirvi gli occhi su quello che è realmente Dubai soprattutto per chi ci vive (almeno mi evito di ripetere le stesse cose ogni volta che malauguratamente metto Dubai e lavoro nella stessa frase).

Esattamente come tutti gli altri, noi andiamo a lavorare 5 giorni su 7 e molti di noi 6 giorni su 7 ed esattamente come tutti gli altri, facciamo le nostre 8 ore al giorno, che in molti casi diventano decisamente di più (la leggenda narra che tu sappia l’orario di entrata in ufficio e non quello di uscita).

Esattamente come tutti gli altri, noi ci dobbiamo confrontare con le differenze linguistiche determinate proprio dal suo essere così multiculturale perché vi assicuro che all’inizio capire l’indiano che vi parla in inglese e nel frattempo ti distrae muovendo la testa non è così semplice, come non lo è capire un vero madrelingua in Inghilterra.

Esattamente come tutti gli altri, siamo lontani dalle nostre famiglie e dai nostri cari e ci sarà pure Emirates che piace tanto a tutti, ma sempre lontane sono. E il biglietto non lo trovate di certo con mamma Ryanair che tanto bene ci aveva abituato ai suoi voli a 10.00 euro tasse comprese.

Quindi noi non andiamo al mare tutti i giorni come ci immaginate, solo perché a Dubai c’è il mare e fa sempre caldo perché comunque ogni tanto in ufficio dovremmo andarci, almeno per farci pagare lo stipendio. Secondo voi uno che vive a Southampton o a Bournemouth va al mare tutti i giorni solo perché c’ha il mare? E di conseguenza non guardateci scandalizzati quando in pieno agosto siamo bianche perché probabilmente non vediamo il sole da mesi a causa del caldo.

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Inoltre, a differenza di quello che è credenza comune non ci pagano in lingotti d’oro anche se non siamo capaci di aprire una macchinetta del caffè solo perché siamo italiani e siamo capaci di arrangiarci a fare tutto. La parte della gavetta principalmente la si fa in tanti altri paesi del mondo e si riesce anche a sbancare il lunario. Qui se sei uno stagista le probabilità che tu possa percepire più di 5000 AED sono veramente poche.
E no, vi prego non venitemi a dire che sono comunque 1,500 euro e che nessuno stagista in Italia prenderebbe questa cifra perché onestamente in Italia con 500 euro al mese trovo una camera nella zona universitaria tasse comprese…qui con la stessa cifra forse ci prendi un letto in condivisione con altre 4 persone.

Ci sarebbero così tanti miti da sfatare, tra cui economia e regime politico, che probabilmente potremmo tranquillamente arrivare a Natale dell’anno prossimo a disquisirne. Quello che purtroppo ogni volta emerge dalle mie conversazioni sulla mia presenza qui a Dubai è che ci siano expat considerati di serie A ed expat considerati di serie B e che purtroppo siamo totalmente assuefatti dalle storie che ci raccontano i telegiornali ed i documentari senza riuscire più a vedere oltre la bella facciata.

Volete venire a Dubai perché questo è il vostro sogno da tutta la vita, venite qua ma non in vacanza che in vacanza è sempre tutto bello e perfetto, perfino le relazioni. Venite qui e vivetevi la città come la viviamo noi, con i nostri problemi, e provate ad andare oltre il grande parco giochi. Solo così potrete capire che noi siamo Expat esattamente come gli altri.

 

Gente che va…amici che restano…

Cara A.,

ormai le lettere non si scrivono più e questa ti sembrerà più strana che mai.

Ieri finalmente ti ho rivelato il motivo di tanto nervosismo nell’ultimo periodo: non si trattava di problemi famigliari, o di pensieri riguardo il mio lavoro (o forse un po’ si), si trattatava semplicemente di accettare che la fine di questa esperienza è arrivata anche per me. E forse parlarne con te lo ha reso così vero che non ormai non si può più tornare indietro.

L’offerta di lavoro che mi hanno fatto per trasferirmi in America è un’offerta, come ti ho detto, irrinunciabile. Eppure io ho dovuto pensarci a lungo prima di decidere che era il momento di andare avanti.

Quando sono arrivata 4 anni fa ero spaventata, sola e piena di speranze.

Il primo periodo è stato forse uno dei più difficili della mia vita, ma non perché fosse la prima volta sola lontana da casa, ma perché era la prima volta sola lontana da casa e senza totalmente un’amica o un amico che egoisticamente mi dicesse “Vedrai che ce la fai. Ci siamo passati tutti”. Vero che c’erano i miei amici in Italia ma come sai loro speravano che tornassi.

Ci sono stati così tanti motivi per gettare la spugna che mi chiedo spesso perché io non l’abbia fatto.  Dopo tutto una casa ed una famiglia che mi aspettavano c’era, e in qualche modo un lavoro l’avrei trovato anche a casa o in qualsiasi altra parte del mondo.

Ma poi qualcosa è cambiato. Forse al lavoro è stato più semplice, forse ho cominciato a stare bene con me stessa ma soprattutto ho cominciato a conoscere persone.

Come sai all’inizio avevo l’impressione che nessuno di loro andasse bene, ma poi ho capito che qualcosa era cambiato. Volevo di più dalle amicizie.

E stranamente sei arrivata tu e subito dopo gli altri.

Con te finalmente ho cominciato a vedere il rosa delle sfumature dei velocissimi tramonti di Dubai.
Con te ho scoperto che il vodka-cola nel bicchiere di plastica colorato a casa sul divano era più fashion di quello del White.
Con te sono crollata addormentata sul tuo divano dopo aver pianto per ore per una delusione d’amore.
Con te ho perso la macchina nel parcheggio del Dubai Mall e sempre con te ho fatto il giro sulla mini car per ritrovarla.
Con te ho fatto la scema in limousine.
Con te ho superato le difficoltà e con te ho imparato a non volermi accontentare.

Potrei continuare all’infinito perché 4 anni sono pieni di esperienze, esperienze che sono state messe sul piatto della bilancia prima di accettare la proposta irrinunciabile. Non so neanche perché non ti ho detto che mi avevano contattata…o forse si.

Mi avresti detto subito che se rinunciavo mi avresti preso a sberle. Suppongo che in fondo tu mi voglia bene, anche se ora so che lo starai negando.

Ieri, once again, sei stata “la mia persona“. Ti ho detto mille volte che anche se ci saranno mille mila chilometri di distanza, io ci sarò sempre. E so che può sembrare la solita promessa che si fa in queste circostanze, quando la tristezza e la malinconia di qualcosa che non sarà più sono calde, ma voglio veramente che nulla cambi per quanto possibile. So di averlo detto anche altre volte, ma questa volta ho l’impressione di non aver condiviso con te solo 4 anni della mia vita, ma di averti sempre conosciuta.

Te l’ho detto milioni di volte, non so se è Dubai, ma qui tutto è così veloce, soprattutto i sentimenti.

Mi sono ripromessa non so quante volte di fare quello o quell’altra cosa, o di visitare quello posto invece di un altro perché pensavo di avere ancora tempo. Mi sono ripetuta non so quante volte “Va beh, ormai fa caldo, al Ferrari World ci andrò l’anno prossimo” oppure “Neanche quest’anno siamo stati a Fujeirah, magari ci andiamo tra qualche mese”. Eppure il tempo dei rimandi è finito ed in questo mese vorrei fare così tante cose ma purtroppo il tempo a mia disposizione è finito.

Ora ci sarà la fase in cui devo disassemblare la mia vita per come la conosco qui, pezzo per pezzo. So che oggi avrei dovuto contattare le società di International Movers e chiedere qualche preventivo, ma non ce l’ho fatta. L’ultima volta c’era mio padre ad impacchettare per me le cose, ma questa volta devo trovare la forza.

So che sembra che io non sia contenta, ma chiamarli darà il via al primo pezzo del domino ed è come se sarà tutto vero. Mi chiedo come sia stato per tutte quelle di noi che l’hanno dovuto fare con i figli e con una famiglia. Mi chiedo quanto sia stato grosso il loro dubbio “Starò facendo la cosa giusta?”. Io me lo chiedo ogni momento e non ho neanche iniziato.

Voglio ringraziarti ancora e questo non è un addio, ma un arrivederci in qualche altra parte del mondo, perché il bello di noi expat è che alla fine non abbiamo una sola casa ed una sola famiglia, ma il mondo e voi siete le nostre famiglie.”

La vita di un expat è anche questo. Cambiamenti rapidi e Dubai non fa sconti a nessuno. Purtroppo Giugno è un mese dal sapore dolce amaro: non si porta via solo la primavera ma anche tanti amici che hanno condiviso con te questa esperienza.

Non ho scritto e non ho ricevuto questa lettera, ma in essa sono racchiuse tutte le parole e i dubbi delle persone care che in questi giorni stanno lasciando Dubai.

Dovremmo forse smettere di viverci questa esperienza con serenità? Assolutamente No, perché dopotutto la vita di un expat è anche questo.

Buon Viaggio!

 

 

Fauna Maschile a Dubai…consigli da quelle che ce l’hanno fatta..

L’amore, per una donna single, è sempre una gioia ed un dolore: se da una parte hai imparato a convivere con il fatto che non è un dramma non avere un uomo vicino (ma come dico sempre Basto io per aprirmi il barattolo della salsa!!) e pure le tue amiche già con famiglia se ne sono (forse) fatte una ragione, dall’altra ci sono sempre i tuoi parenti che si cominciano a preoccupare che tu possa morire zitella circondata da gatti (fanno concorrenza al pessimismo cosmico di Leopardi se vedono un così roseo percorso per me…).

Cari parenti, la risposta per voi è la seguente:

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Purtroppo l’annosa domanda può colpirti ovunque, anche a Dubai, soprattutto durante le feste, e quindi ogni tanto ti ritrovi a spiegare che non hai nessuna menomazione strana e che no, non sei una mangiatrice di uomini (magari un po’ stronza poco incline ad iniziare relazioni con alcuni tipi sì) e che alla fine non è che ti trovi così male nel tuo fantastico mondo chiamato Singleland. Sfortunatamente tutto questo non basta e finisci a ricevere consigli da quelle che il vero ammmore l’hanno trovato e che hanno bisogno di spruzzarlo nell’aria neanche fossero delle fatine strafatte di LSD!

E così alcune amiche ti promettono che ti aiuteranno a trovare un uomo e che anzi, ne conoscono uno perfetto per te!! Domanda: se era così fantasmagorico, perché non l’hai tirato fuori prima dal cilindro? Evidentemente c’è la fregatura, ma lasciamo correre.

Quindi alla fine ti cominciano a consigliare locali dove il rimorchio è assicurato e che quindi, se non esci da lì con un aitante maschio follemente innamorato di te, quella mal predisposta eri tu. Eh va bene. Soprattutto perché a loro avviso Dubai è “piena” di ragazzi interessanti (sul fatto che siano tutti interessanti ho qualche dubbio, ma sono sempre disposta a dire di essermi sbagliata, in particolare se la cosa va a mio vantaggio) e che tu sei diventata troppo selettiva visto che la media, sempre secondo loro, è medio/alta (andare ad un appuntamento con i calzini spaiati e decidere che non fa per te non è essere troppo selettiva, ma è selezione naturale).

Ma partiamo per gradi: che tipo di fauna maschile c’è qui a Dubai?

Innazitutto bisogna fare una precisazione fondamentale: sono quasi certa che in questo paese ci sia una particolare calamita per alcune professioni. In questo paese risiede la percentuale più alta che io abbia mai visto di ingegneri, non importa con quale specializzazione, ma sappiate che se avete una particolare predisposizione loro sono qua! È ovvio che c’è quello junior e quello che guadagna talmente tanti soldi che a confronto Christian Grey è un pezzente, ma sono tutti qua. Quindi signore, cercate bene!

A parimerito troviamo quelli che con i piedi a terra proprio non ci sanno stare: i piloti che con le loro avvincenti storie ci fanno battere il cuore. Loro di norma, se non sposati e con famiglia al seguito, sono di seconda mano, ovvero con un’esperienza matrimoniale alle spalle ed alcuni sono pluriripetenti (a questo punto io qualche domanda me la farei: possibile che questi trovino solo ed esclusivamente donne sbagliate e che la colpa non sia loro? Bene riflettete sulla cosa e poi passate alla modalità Croce Rossa Italiana e salvateli da loro stessi). Ma alla fine di tutto, prime mogli e difetti vari, ci sarà un’unica fondamentale cosa che laverà via ogni colpa ed ogni mancanza: APC Card Platinum che tutte le porte apre!!

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Se però lui non è Emirates fa nulla, avrete quella standard che apre un po’ meno porte ma comunque le apre. E noi comuni mortali vi guarderemo invidiandovi ed accontentadoci dell’app dell’Entertainer, che comunque fa il suo dovere.

Altrettanto famosi (e numerosi) sono i cuochi, o meglio chef, quelli che si dilettano a compire un attentato alla tua tanto (mica tanto) sudata linea invidiabile (ma più che altro invidiabile perché se fossi grassa per quanto mangio dovrei rotolare). Normalmente frequentano i locali in tarda serata (alias post lavoro se ce la fanno…cosa positiva per valutare le prestazioni “sulla lunga durata”, if you know what I mean) e ti cominciano a decantare le loro doti in cucina, proponendoti una serata a casa loro, dove, per gentile grazia, cucineranno per te delizie che mai, e ripeto mai, le tue papille gustative hanno provato.

Mi raccomando, prima di accettare un’uscita, verificate che lo siano veramente, perché spesso anche il lavapiatti si fa chiamare chef e poi non sa fare neanche un uovo ad occhio di bue.

Oggettivamente, secondo me, sono sulla carta i migliori partiti: insomma, sanno cucinare!! Capiscono la differenza tra panna da cucina e panna dolce!! Se dovesse funzionare potresti anche mandarli a fare la spesa da soli, senza che tornino a casa con un cestino di ciliegie da 150 AED al kg (al massimo solo durante le occasioni speciali), avrebbero ottime conoscenze nei migliori ristornati, amici per lo spaccio internazionale di pietanze non presenti sul mercato (o se presenti, vuoi mettere lo spacciatore il fornitore del ristorante?). Quindi, se il vostro idolo al momento è un manzo alla Chef Rubio (da cui mi farei incaprettare ben volentieri per Pasqua) questi sono gli uomini che fanno per voi!

A questo punto, se siete ancora indecise visto che non siete interessate né ad ingegneri né ad aviatori né ai cuochi, gli altri si dividono in due ampi gruppi: quelli di passaggio, di cui fanno parte quelli in vacanza (se sei una fortunata, ti becchi anche la cotta per quello che a Dubai era solo di passaggio e che non rivedrai mai più. Eh so fortune!), e quelli che a Dubai ci vivono in pianta stabile almeno quanto te (sempre che si possa considerare Dubai un posto dove pensarsi in pianta stabile).

Se parliamo dei primi, le probabilità che questo possa diventare il futuro padre dei vostri figli sono molto basse: come ogni vacanza che si rispetti loro devono portare a casa il gettone e spesso noi siamo quel gettone. Triste realtà! Che poi non è che sia poi così male: alla fine non è che se sei single non puoi far un po’ di unconventional sport e devi sentirti obbligata a rimanere fedele alla tua “causa” (?).

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L’unica cosa che forse è sconsigliata è quella di buttarsi di testa in questa cosa. Mantenere le distanze a volte, come quando si guida, è per la tua sicurezza!

Per quanto riguarda la seconda categoria, le amiche già accasate, consigliano di puntare a quelli che a Dubai ci stanno da almeno un tre/quattro anni e che ormai sono stanchi di quelle da una notte e via (insomma era un modo carino per dire che hanno finito il primo giro della fauna femminile e che, dopo ampia selezione, hanno deciso che tu meriti un secondo giro. Oppure hanno deciso che vogliono te perché non ti hanno mai avuta e sei la novità). Luoghi di ritrovo ovviamente brunch, locali fighetti (Cavalli, Yacht Club, Q43) o se siete meno pretenziose e volete andare a colpo sicuro Barasti o Rock Bottom e porti a casa qualcosa (se sarà un diamante o uno zircone questo non è dato saperlo).

Dopo tutte le imbeccate delle amiche, qualche dubbio ti viene. Forse sei veramente tu il problema? Sarà che a te manca il bangladesh che ti vende i mazzi di rose, che come cade una goccia d’acqua diventano ombrelli? Sarà che io, senza il tetto del Duomo non riesco a lasciarmi andare? O forse perché qua, il giro in camporella rischia di costarti più della semplice multa (e si, ok, un po’ di rischio rende tutto più eccitante, ma vorrei evitare di telefonare a mia madre dal carcere, per dirle che mi hanno beccata a fare chissà cosa a Jumeirah Island)?

No, il problema non sei sempre tu. Il problema spesso è della società che non ti vede per quello che sei, ma per quello che dovresti essere a trent’anni: una moglie, una madre. Il problema è delle amiche che pensano che se sei single non sei felice e soprattutto non hai una vita. Il problema è anche tuo, che qualche volta ti dimentichi che sola non vuol dire veramente sola: una donna sola è una donna forte, capace di vivere nella sua solitudine; una donna sola si è costruita una vita vera senza bisogno di qualcuno che faccia la strada per te; una donna sola è una donna che ha scelto le persone nella sua vita non perché ne aveva bisogno, ma perché le voleva; una donna sola brama l’APC Card ma è felice dell’Entertainer; una donna sola non ha bisogno di un uomo che cucini per lei; ma soprattutto, ma donna sola non è e non sarà mai una donna sola, perché ha sé stessa.